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Alternative Shapes

di - 26/03/2017

Viaggio alla scoperta degli shape alternativi, fatti testare ad alcuni tra i migliori surfers presenti in Sardegna: Giovanni Cossu, Bebo Pulisci e Nicola Pau.
Puoi sfogliare questo articolo sul cartaceo di 4surf magazine #61.
Testo: Andrea Bianchi e Michele Cicoria
Foto: Andrea Bianchi 

Come ogni suono ha il suo strumento ogni onda ha la sua carena”. Questa frase, letta tanti anni fa in un magazine italiano, mi fece pensare parecchio. Era una frase che David Pecchi disse in un intervista mentre parlava del suo quiver. Al tempo non realizzavo bene il suo significato, però sentivo che nascondeva un profonda verità, una verità che è poi quella che emerge quando si vuol progredire tecnicamente nel surf: non è possibile avere o apprezzare un solo tipo di tavola.

Con più tipi di tavole si provano più stili di surfata, si migliora tecnicamente, ci si diverte di più e si sfrutta ogni condizione. I grandi professionisti ci insegnano questo da tempo, ma noi spesso, un po’ per moda, un po’ per inesperienza, pensiamo che il surf sia un modo univoco di pensare, di fare e di agire. Le cose non stanno così! E se ci guardiamo intorno nel mondo del surf ci accorgiamo della varietà di cui è composto questo mondo.

Avevamo un sacco di fonti e di possibilità per farvi conoscere artisti dello shape, artisti veri e propri, che dalle loro mani creano opere d’arte per i surfisti e danno un contributo significativo allo sviluppo del surf mondiale. Abbiamo scelto però le due mete dove lo sviluppo tecnico e stilistico del surf è stato quello che ha dettato (e detta) gli standard mondiali: Australia e California.

I surfisti che abbiamo scelto invece sono tutti italianissimi. Sono tutti e tre sardi e sono Nicola Pau, cacciatore di onde grosse, Bebo Pulisci, collezionista di tavole e appassionato di shape e uno degli atleti di punta italiani Giovanni Cossu, con cui abbiamo provato a contrastare con il suo stile radical consegnandogli un bel twin fin by Dick Van Straalen.

Dopo una lunga selezione, abbiamo deciso di proporvi due super classici, un shape moderno e uno shape senza tempo.

Le tavole in questione sono: le creazioni dell’australiano Gray Mcneil (www.garymcneillconcepts.com.au); le creazioni della leggenda dello shape australiano Dick Van Straalen (www.dickvanstraalen.com); Il dottor Jeff Lausch di Surfprescritpion from California (www.surfprescriptions.com) e le tavole dei fratelli Campbell, leggende dello shape californiano, con il rivoluzionario “effetto venturi” applicato al surf (www.bonzer5.com).

La prima session tocca a Giovanni che è un po’ titubante all’idea di dover applicare il suo stile radical a questo shape. La tavola è un Dick Van Straalen verde, modello rocket però con pinne molto classiche. Al contrario dei  normali rocket fish dello shaper australiano, questo è uno modello unico. I volumi sono contenuti e i bordi affilati, le pinne sono classiche e disegnate per conferire velocità. La carena non presenta il classico canale in mezzo alle pinne che Dick applica ai suoi fish, ma è un normalissimo flat to V. Una tavola che può essere utilizzata da un livello medio in su.

Arriviamo al Mini Capo e le onde sono perfette per questa prova: un metro abbondante, molto frequente, con sinistra aperta e veloce. Giova prova un paio di onde per prendere confidenza e poi inizia lo show, adattando il suo stile radical a questo “semi-classico”, disegnando linee pulite e dando qualche tocco secco per rendere più frizzante la surfata. Le sue sensazioni a fine prova sono più che positive, rimanendo molto sorpreso dalla facilità con cui avvengono il paddling e il take off. Eravamo sicuri che non sarebbe rimasto deluso.

E’ il turno della rossa. Single fin classico californiano. Lunghezza 6’3, swallow tail, carena flat to V.

Nico vuole subito capire di che pasta è fatta questa tavola e, vista la sua passione per i “masticoni”, la porta subito a provare le onde di Capo Mannu quando spingono sul serio. Con set sui 2 metri e mezzo la duke dive diventa un po’ complessa, ma con un po’ di pratica si riescono a superare anche i frangenti più difficili. Il take off è immediato, serve solo sbilanciare il peso un po’ in avanti. La velocità che prende la tavola in parete è impressionante, costringe Nico a stare basso e a giocare di bordi, curvando morbido e disegnando linee lente e precise. Nei take off in back side le cose si complicano. bisogna aspettare che la tavola sfoghi un po’ di velocità prima di iniziare a curvare, dopo però le sensazioni sono fantastiche. Surfare le onde con una tavola del genere e un po’ come danzare sull’acqua, c’è più feeling con l’onda.

La terza prova tocca a Bebo, che possiede un ampio quiver di tavole con circa 15 modelli, collezionati in quasi 20 anni di surf. Tra questi spuntano alcuni capolavori dello shape mondiale. Due di queste opere d’arte sono il modello Alien by Rasta, shapato da Gary Mcneill e il bonzer modello Contemporary shapato dai fratelli Campbell.

Con Bebo tentiamo la fortuna e ci dirigiamo in un secret che sta nel nord Sardegna. Le condizioni sono dubbie ma ce la rischiamo. La fortuna è dalla nostra parte e becchiamo lo spot in una condizione mai vista prima. Onde di 2 metri srotolano nel point di roccia lavica, spazzolate da un leggero vento da terra. Condizioni incredibili, uno spettacolo emozionante degno dei migliori point indonesiani. La nostra risposta non si fa attendere e nel giro di 10 minuti Bebo è già in acqua con la sua Alien. L’Alien è una tavola concepita per manovre secche e radicali e tubi. Dave Rastovich l’ha sviluppata insieme al suo shaper Australiano Gary Mcneill con un setaggio di pinne quad, perché secondo Rasta, la pinna centrale rallenta la corsa sull’onda, infatti lui è solito usare tavole o quad o twin. Chiaramente per noi comuni mortali si può utilizzare anche con un setaggio classico thruster. Questa tavola si comporta bene in tutte le condizioni e su queste onde perfette non ha alcun problema. Le condizioni migliorano costantemente, avvicinandosi sempre più alla perfezione totale. E’ ora del cambio tavola, mettiamo subito in acqua il bonzer per sfruttare tutta la velocità dell’effetto Venturi che su queste onde lisce, lunghe e tubanti, è l’ideale.

L’effetto Venturi è il fenomeno fisico scoperto e studiato dal fisico Giovanni Battista Venturi, secondo il quale la pressione di una corrente fluida aumenta con il diminuire della velocità. Dal 1970 i fratelli Campbell, surfisti e shaper di Oxnard, cittadina a nord di Los Angeles, sviluppano e producono queste tavole. Dopo 40 anni di studi, il modello “bonzer” è applicato a vari tipi di tavole, anche ai longboard. Il bonzer in sostanza, consiste nell’applicare due profondi canali alla carena, partendo da ¾ della tavola ed arrivando fino alla poppa. Sotto la pinna centrale si crea una V che facilita l’incanalamento dell’acqua. Ai lati di questi canali si applicano delle pinne di forma particolare per far defluire l’acqua sotto la poppa. Si possono applicare fino a 4 pinne laterali (2 per lato) a seconda delle preferenze del surfista e dello shape della tavola. Nel concreto, questo fa si che la tavola acquisti una velocità pazzesca anche nelle sezioni mosce e diventi più manovrabile.

Nelle onde che abbiamo trovato per questa prova, lisce e lunghe, l’effetto venturi si manifesta in tutta la sua bellezza, consentendo a Bebo corse lunghe e fluide, con regalo finale di un bel un bel tubo. Abbiamo eseguito scatti irripetibili e vissuto una serata indimenticabile, goduta fino al calar del sole.

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf