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Aro5 e Aro3, la famiglia bike helmets di Oakley

di - 05/09/2017

La notizia circolava da tempo e la fiera tedesca di Eurobike è stata il luogo ufficiale per il lancio della nuova gamma caschi di Oakley.

oltre al modello dedicato alle prove contro le lancette, la gamma strada è composta da due prodotti che si posizionano in due fasce del mercato diverse: Aro5 il top di gamma e Aro3, quest’ultimo una sorta di medio/entry level, che in fatto di forme non si discosta molto dal fratello Aro5.

Aro5 è arrotondato e compatto nelle forme, un concetto che ha anche l’obiettivo di dissipare le forze negative in caso d’impatto. La porzione frontale è caratterizzata da quattro feritoie ampie e allungate verso il retro che hanno il compito di incanalare l’aria verso l’interno, allargando i flussi verso la nuca e costringendo il calore ad uscire dai fori posteriori: le due feritoie basse sono anche la porta d’ingresso delle aste degli occhiali, studiate in modo che i terminali non vadano a contatto con la testa.

Aerodinamico: Aro5 si dimostra efficacie anche nel momento in cui il pilota sposta la testa ai lati e china la nuca verso il basso, azioni che non limitano l’ingresso dell’aria. la struttura In-Mold è completata da Mips, da fibbie morbide e regolabili e da un rotore Boa posteriore, efficace, personalizzabile e duraturo.

Oakley Aro3, senza stravolgere il dna dei caschi Oakley è meno ricco di soluzioni e dettagli, per essere meno costoso e aggressivo sul mercato.

Disponibile a scelta nelle versioni con o senza Mips, adotta delle forme diverse con tre feritoie frontali allungate verso l’alto in aggiunta alle due bocche laterali per il posizionamento degli occhiali.

oakley.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.