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Bottecchia T2 Doppia Corsa Disc, provata a BikeShopTest

di - 02/11/2017

Agli inizi dell’autunno 2016 avevamo testato la T2 di Bottecchia in configurazione tradizionale, ora vi proponiamo la prova in breve dello stesso modello con il sistema frenante a disco. T2 Doppia Corsa Disc è più rigida sull’anteriore rispetto alla sorella, pur mantenendo una fluidità di marcia ai vertici della categoria, per un mezzo che gratifica quando la velocità si alza per andare in zona rossa. La configurazione con freni caliper è la medesima usata dai pro dell’Androni-Sidermec, un bel mezzo da impiegare in gara, che ha mostrato un carattere versatile in più situazioni. Questa che abbiamo usato al Bike Shop Test è la versione con i dischi: nella sua totalità risulta più pesante (in termini di valore alla bilancia), ma è capace di nascondere al meglio questa sua mancanza rispetto alla T2 tradizionale, più leggera di 1 chilogrammo. Il telaio è un full carbon monoscocca UD con doppia compatibilità per il sistema frenante. Il reggisella è disegnato appositamente per questo modello, con profilo arrotondato sulla porzione frontale, tronco verso il retrotreno, con la vite di serraggio posizionata sopra il tubo orizzontale. I foderi del carro posteriore alternano forme tondeggianti, squadrate, schiacciate e sfinate, con gli stay obliqui uniti dal ponticello superiore, dettaglio che, nel caso di un modello da agonista spinto, riteniamo sia fondamentale per la resa tecnica. Il movimento centrale è un bel blocco, voluminoso e massiccio, largo 86,5 mm, con sedi press fit. L’anteriore è granitico, nelle fattezze e nella sostanza: la forcella è differente in termini di design e struttura nelle due versioni tradizionale e disco. Quest’ultima prevede il passaggio interno della guaina.

LE PRIME IMPRESSIONI

Come sempre scriviamo, i test brevi che sviluppiamo al BST, ci sono utili per approcciare il mezzo, prendere confidenza e farci un’idea del suo carattere, comportamento e prestazione che è capace di mettere sulla strada. Un test vero e proprio, non può e non dovrebbe essere così breve, dovrebbe essere effettuato sulle strade che normalmente si utilizzano per le prove, in modo da avere dei riferimenti precisi (tempi, wattaggi, velocità etc.), oltre che dotare la bici con alcuni equipaggiamenti di base per lo sviluppo della prova (ad esempio stessa sella, ruote e gomme, un power meter non guasta). Eventi come il BST, in questo caso la tappa bolognese, permettono a noi e al potenziale utente/appassionato, di “assaggiare” il mezzo meccanico ed iniziare a fare dei confronti, a capire e ragionare sul feeling che trasmette una bici, paragonandole alle altre.

Scritto questo:  Con tutta onestà, trovare un difetto è difficile per quanto concerne la prestazione su strada, ma anche in fatto di design, accattivante e aggressivo quanto basta, senza esagerare e rischiare di cadere nel pacchiano. Sicuramente questa versione disco non ha un peso contenuto, con allestimento Shimano Ultegra meccanico, eppure una volta che la bici è sotto le gambe, il valore fatto registrare alla bilancia passa totalmente in secondo piano. T2 è sempre in trazione, invoglia a spingere pure in salita e, quando si ha la necessità di cambiare passo, è un valido supporto. Guadagna velocità in tempi stretti e si butta alla corda senza nessun tentennamento. La comodità non è il suo forte, ma lanciata in pianura conferma la sua indole di cavallo di razza. T2 Doppia Corsa, in tutte le sue versioni, non è davvero una bici da passeggio!

tutte le foto sono di Sara Carena

bottecchia.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.