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Dossena, una nuova risorsa

di - 07/11/2017

L’edizione delle sorprese: la New York Marathon ha offerto molti spunti di discussione al termine di una gara che ha avuto uno svolgimento diverso da quello preventivato come anche l’esito, merito di una formula, quella della maratona senza lepri, che si conferma vincente, perché la sfida uomo contro uomo ha e avrà sempre più fascino rispetto alla mera rincorsa a un record. Gara che ha avuto diversi protagonisti e una di questi è stata un’azzurra, Sara Dossena che al suo esordio in maratona si è presa il lusso di mettersi in testa alla gara a dettarne i ritmi nella prima parte, ricordando la Straneo delle Olimpiadi di Londra 2012. L’azzurra, che della piemontese è compagna di colori, ha poi dovuto lasciar andare le più forti a lottare per la vittoria ma il fatto che la sua seconda parte di gara sia stata molto più veloce della prima dimostra come la sua preparazione sia stata ottimale e premiata da un tempo, 2h29’39” che costituisce la seconda prestazione italiana dell’anno e la iscrive nel club non tanto affollato delle italiane sub 2h30’. La sua prestazione oltretutto ha scatenato un vivace dibattito sul perché abbia esordito così tardi e se il triathlon non sia stato un ostacolo alla sua evoluzione, dibattito nato in sede di telecronaca Rai che non tiene conto degli infortuni gravi che la Dossena ha subìto nei suoi primi anni di atletica e del beneficio che proprio il triathlon le ha dato in termini di ripresa fisica, senza contare l’alto livello raggiunto nella triplice disciplina. Il suo esordio in maratona è arrivato a 32 anni, ma solo quando il fisico si è dimostrato pronto: ora bisogna mettersi a tavolino per progettare le prossime tappe di una carriera che può e deve portarla a Tokyo 2020.

Sara Dossena a guidare il gruppo di testa (foto Raisport)

La gara innescata dalla Dossena ha avuto un epilogo a sorpresa con la prima vittoria in una maratona del World Marathon Majors per Shalane Flanagan, l’americana che ha riportato il vessillo di casa a sventolare nella prova femminile dopo ben 40 anni. La statunitense ha seguito l’iniziativa dell’etiope Mamitu Daska insieme alla grande favorita, la kenyana Mary Keitany alla ricerca del poker di vittorie che sembrava a quel punto scontato, invece la Flanagan ha forzato l’andatura a 3 miglia dalla conclusione mandando le rivali in crisi. 2h26’53” il suo tempo finale con 1’01” su una delusissima Keitany e 1’15” sulla Daska.

Molto bella anche la prova maschile dove è emerso il pluricampione iridato di cross e mezza maratona Geoffrey Kamworor, alla sua miglior prestazione sui 42,195 dove a due miglia dalla fine ha prodotto il suo allungo stroncando la resistenza degli etiopi Lemi Berhanu e Lelisa Desisa e del connazionale kenyano Wilson Kipsang, favorito della vigilia e autore di un furioso quanto infruttuoso recupero nelle battute finali. Kamworor ha chiuso in 2h10’53” con 3” su Kipsang e 39” su Desisa, da notare che nei primi 10 abbondano gli europei, il migliore dei quali è stato lo svizzero Tadesse Abraham, quinto in 2h12’01”. Fra gli italiani il migliore è stato il campione mondiale di corsa in montagna lunghe distanze Francesco Puppi, che al suo esordio sui 42,195 km ha chiuso ottimo 19° in 2h25’35”.

A proposito di sorprese, è passata molto sotto silenzio la presenza di Yassine Rachik all’Hangzhou Marathon, prova cinese dello Iaaf Road Label. Il campione italiano di 10 km e mezza maratona ha scelto di gareggiare in Cina per la sua seconda esperienza sui 42,195 km nonostante numerosi problemi fisici tra cui due microfratture da stress su entrambe le tibie, ma per non sprecare tutta la preparazione e acquisire nuove esperienze ha comunque deciso di mettersi in gioco, in una maratona contraddistinta da un clima terribile col 95% di umidità. L’azzurro dell’Atl.Casone Noceto è rimasto con i primi oltre 25 km, per poi cedere e chiudere ottavo in 2h14’55” nella gara vinta dall’etiope Azmeraw Bekele che in 2h10’33” ha stabilito il nuovo record della manifestazione, davanti al kenyano Samuel Theuri staccato di soli 3” e l’altro etiope Abdi Fufa terzo a 5”.Di livello più elevato la gara femminile dove ben 7 atlete sono scese sotto il vecchio record della corsa: vittoria per l’etiope Molohabt Tsega in 2h28’08”, tempo che costituisce il suo PB e che riscatta il ritiro dello scorso mese a Toronto per problemi di stomaco. Alle sue spalle le connazionali Tinbit Gidey a 7” e Tsehay Desalegn a 27”.

Altra prova dello Iaaf Road Label la Marathon des Alpes Maritimes da Nizza a Cannes, dov’era particolarmente atteso lo stakanovista giapponese Yuki Kawauchi, alla sua nona maratona dell’anno. Il corridore asiatico ha perso il treno dei migliori dopo 24 km, chiudendo sesto in 2h15’02” nella gara vinta dall’etiope Dejene Kelkilew in 2h12’09” con un vantaggio di 10” sul kenyano Cosmas Birech partito come pacer, terzo il kenyano Alfred Kering a 21”. Fra le donne tripletta etiope con Tejitu Situm prima in 2h33’21” davanti a Meseret Gola a 3’17” e Tigist Shetu a 10’37”.

Il vincitore di Cannes Dejene Kelkilew (foto organizzatori)