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Dotout Iridium Project, performare con eleganza

di - 20/09/2017

Non è mai facile provare l’abbigliamento dedicato alla bici, categoria caratterizzata da un’enorme soggettività e che, negli ultimi anni, si è evoluta in modo esponenziale. Tessuti con fili di carbonio, compressione graduata, combinazione di filati con elasticità differente tra loro, termosaldature, sono solo alcune soluzioni che fanno di un “semplice capo d’abbigliamento” un’esplosione di tecnica e tecnologia. Iridium Project di Dotout in un certo senso è così (vogliamo focalizzarci sul bibshort Backbone), un pantaloncino brevettato, un pantaloncino capace di cambiare in meglio l’impatto estetico che offre chi lo indossa, una salopette che sfrutta il proprio fitting con lo scopo di aiutare la pedalata e chi pedala. Inoltre bello da vedere.
Potremmo dividere Backbone in due parti, completamente separate tra loro: le gambe e la parte centrale con le bretelle. Le prime sono separate dal corpo centrale che è un pezzo unico con imbottitura e bretelle (V Type Construction), uniti però tra loro tramite una termonastratura (senza cuciture).
Perché questa soluzione: il blocco unico centrale, così sviluppato, offre un feeling e un sostegno al fondello, rendendo questo più stabile e aderente al corpo dell’atleta. Oltre a questo, le bretelle, nella parte superiore, sono rinforzate con una sorta di doppio strato, con l’obiettivo di essere resistenti e durevoli, capaci di assecondare il contenimento inferiore del pantaloncino. Il fondello: è a elevata traspirazione, con densità del foam differenziata, maggiormente consistente nel segmento centrale, più morbido nella parte frontale/superiore.
Le due alette laterali non sono cucite, pensate così per assecondare il movimento. Giocano un’importante ruolo di protezione della cute nella parte inguinale. Questa tipologia di fondello è categorizzata come Ultra Distance. Passando alla costruzione delle gambe, o meglio, focalizzandoci sulla parte che veste le cosce, il tessuto è diviso in tre zone: un fondo gamba con grip, un mesh più aperto per garantire maggiore traspirazione e ventilazione della pelle, una struttura compatta e portante. 
LE NOSTRE IMPRESSIONI
Un pantaloncino vale l’altro? No non è così, anche se, come scritto in precedenza e in altre occasioni, l’abbigliamento ha una componente di soggettività poco riscontrabile in altre categorie. Backbone di Iridium Project è una salopette molto tecnica e particolare. Un “accessorio” che permette di variare la prestazione e il feeling della pedalata. Una volta indossato è “quasi duro,” compatto, tanto aderente, una situazione non normale considerando le tante tipologie di tessuti morbidi con cui sono costruiti i pantaloncini. Questa specie di durezza scompare in poco tempo: il tessuto sembra scaldarsi, ammorbidirsi e plasmarsi sulle forme di chi lo indossa. In movimento, pedalando, non fa’ aumentare la sudorazione che si produce durante lo  sforzo.
Le bretelle tirano e lavorano ma non si muovono e non fanno muovere il pantalone e la sua imbottitura: tutto rimane incollato e aderente al corpo. La fascia addominale è alta, contiene ma raggiunge il massimo delle sue potenzialità (a nostro parere) senza intimo. Quando si pedala, seduti oppure in piedi sui pedali, la gamba sembra offrire un aiuto nella fase di ritorno.
IN CONCLUSIONE
Backbone è un pantalone da ciclista, un bibshort che ha una comodità ed efficacia elevate. Forse non offre un feeling immediato, deve essere capito con qualche ora di utilizzo ma, nel momento in cui raggiunge il massimo della sua operatività, può essere un punto di riferimento, sempre, non solo per le uscite lunghe con tanto dislivello positivo.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.