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Granfondo Fiuggi Valerio Agnoli, il racconto

di - 11/06/2018

La Granfondo di Fiuggi Valerio Agnoli si conferma ancora una volta una delle manifestazioni più frequentate e ambite del centro e sud Italia. Il movimento amatoriale laziale unisce due caratteristiche tra loro apparentemente inconciliabili: l’agonista “furioso”, colui che pesa ogni briciola di pane e studia ogni maccherone per capire se è Ogm o no;  e il cicloturista evoluto, che ogni tanto si accolla un elemento estraneo quale il chip e misura la sua capacità di sofferenza in solitari arrivi oppure si accorda con due o più compagni di team e allegramente arriva al traguardo. Sotto questo aspetto ci dobbiamo togliere il cappello, dopo i 35 anni attaccarsi un numero alla maglia andrebbe fatto con una filosofia zen tale da capire che il Team Bharein Merida non ci noterà anche se arriviamo al traguardo ai 38 di media su un tracciato impegnativo come questo di Fiuggi.

Qui nel Lazio ogni tanto succede di sentir parlare in griglia, anziché di siti per diete a distanza, di trattorie favolose dove ben bere alla fine di un giretto in compagnia (del resto il Ginaccio con il Chianti ha corso e vinto fino a 38 anni…). Altro fiore all’occhiello di Fiuggi un bel cartello giallo, che quest’anno abbiamo visto veramente di rado e quasi sempre al centro-sud:  ANTIDOPING. Ma ci sarà modo di parlare di questo strano argomento in altri momenti. Come ultima chicca della “Valerio Agnoli” citiamo una perfetta sinergia tra la città, i commercianti, i comuni attraversati e lo stupendo territorio: “…talmente bello e sicuro perché quasi del tutto privo di traffico…un previlegio poterlo unire simbolicamente con i colori del nostro esercito pacifico di pedalatori….affinché scoprano le infinite bellezze e l’accoglienza unica della Ciociaria” (Valerio Agnoli). Così non ci siamo stupiti più di tanto vedere lo scalatore della Bharain Merida passare uno per uno tutti i partenti in griglia, scambiando tranquillamente due chiacchiere, prestandosi per foto. Anche il via ci ha riservato una novità:….dopo poche centinaia di metri in centro il plotone ha imboccato un ripidissimo vialetto con relativo passaggio d’onore nella hall di un albergo davanti ai divertiti ospiti armati di bicchieri e pronti per una mattinata intensa alle Terme. Un’ottima e inedita idea per sgretolare il gruppone nella breve discesa verso la salita di Acuto. Il meteo tendente al caldo ha inferocito ancora di più le prime due serie asperità, comuni ad entrambi i percorsi e ricche di tratti a due cifre. Assolutamente priva di traffico la prima parte del tracciato con gli automobilisti ben tranquilli a godersi lo spettacolo, segno di una educazione e di una ospitalità che ci ha stupito fin dal primo momento. Il servizio d’ordine prestato da Vigili Urbani, Carabinieri e Volontari dell’Arma ci ha ricordato che su queste strade il ciclismo è amato veramente dalla gente. Certo non vi aspettate boschi di conifere e strade livellate o sorgenti fresche. A questo proposito ci sentiamo di consigliare qualche altro punto idrico almeno sul lungo, magari spostando il ristoro in zona Valmontone presente in discesa: qui non si ferma nessuno! Interessante anche il format che proponeva tre giorni di benessere, sport, divertimento e musica. La domanda, specie per chi organizza e ci mette tempo, fatica e denaro, è sempre la stessa: come fare per attirare gente, famiglie, gruppi di amici, oltre ai soliti 300 che vivono per incollarsi alle ruote altrui? Bella domanda….però noi ci torneremo di sicuro. Troppo bella per non tornare e magari approfittare di un giorno in più per un sano relax alle Fonti di Fiuggi.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.