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GRANFONDO GASSIN GOLFE DE SAINT-TROPEZ

di - 12/04/2018

GF GASSIN GOLFE DE SAINT-TROPEZ, dal nostro Riccardo Zacchi.

 “Non vi è nulla di male nel ripetere una cosa buona” diceva Platone, per cui sono ben lieto di pedalare per la terza volta sullo splendido percorso della Granfondo Gassin Golfe de Saint-Tropez, alla quale sono parecchio affezionato. Questa granfondo della Costa Azzurra, non manca di riservarci qualche piccolo cambiamento e novità ad ogni edizione.

Quest’anno la news – e fiore all’occhiello – più rilevante, è stata l’appartenenza della manifestazione stessa al circuito “UCI Granfondo World Series”, aspetto di primaria importanza che ha permesso alla granfondo di acquisire valore, diventando prova di qualificazione per il mondiale granfondo che si terrà nella nostra Varese a Settembre, in occasione della Granfondo Tre Valli Varesine del 7 Ottobre prossimo.  Ciò è stato di richiamo per molti più concorrenti provenienti da tutta Europa (e non solo!), tanti dei quali che si sono impegnati a fondo per conquistare il proprio slot.

La seconda novità riguarda invece il percorso, che, modificato nella sua seconda parte, affronta la salita clou da un versante inedito per poi ricongiungersi sul classico e spettacolare finale verso Gassin; il tracciato, a seguito di questa modifica, risulta dunque di 163km per circa 2450m di dislivello, sempre in linea con le scorse edizioni. Proprio nello splendido borgo teatro della fine dei giochi agonistici ho potuto notare l’ultimo cambiamento “obbligato”: a causa di lavori in corso nella consueta zona di consegna numeri-pasta party-premiazioni, tutte queste operazioni logistiche sono state dirottate nelle viuzze del paesino, con qualche piccolo impedimento soprattutto nel dopo gara (gli angusti spazi e i numerosi concorrenti con le loro bici al seguito hanno reso un po’ difficoltoso l’accesso ai servizi).

Nonostante una primavera che stenta a decollare, il weekend vissuto in terra francese è stato asciutto e con una temperatura piacevole, sebbene il cielo non fosse mai del tutto sereno ed un forte vento (tiepido) abbia caratterizzato la giornata di gara. Quest’ultima prevede la partenza del percorso lungo alle ore 8 dal molo di Saint-Tropez, con lo schieramento diviso per categorie di età come da regolamento UCI; dopodiché sarà la volta dei partecipanti alla media distanza ed infine coloro che percorreranno i 62km del percorso non agonistico “rando”.

I primi chilometri lungomare col vento a favore passano in un attimo, la velocità è molto alta ma in gruppo si procede coscientemente e senza rischi; successivamente ci si tuffa nei saliscendi verso Ramatuelle e Cavalaire-sur-Mer, un autentico tratto di “roller coaster” che allunga il gruppo e ci proietta all’imbocco della prima salita con il cuore già in gola. Qui avviene la vera scrematura del gruppo: la salita verso il Col de Canadel non è dura (circa 4km al 5,5%), ma la tortuosità e le difficoltà planimetriche del percorso portano al crearsi del proprio gruppetto col quale impostare il giusto ritmo a cui procedere. Dopo essersi lasciati alle spalle la prima asperità, comincia un lungo tratto in costa e proprio in questo punto si può godere di una vista panoramica mozzafiato sul mare e sull’arcipelago delle Isole di Hyères, con l’Île du Levant a far da protagonista nel Golfo del Leone; senza soluzione di continuità affrontiamo anche la seconda cima di giornata, il Col de Babaou, dove la maggior difficoltà l’ho riscontrata nelle forti raffiche di vento ad ogni cambio di direzione, più che nelle sue pendenze.

Una volta scollinati a quota 416m, la discesa che ne segue è un divertentissimo toboga su strada stretta ma con asfalto perfetto, dove la guida della bici risulta davvero piacevole e adrenalinica; qui si conclude la prima parte “classica” del percorso e, giunti nei pressi di Collobrieres, si svolta a sinistra per imboccare la nuova versione. Ora ci attende un tratto semi-pianeggiante lungo circa una trentina di chilometri, durante il quale ne approfitto per alimentarmi e rilassare un po’ le gambe, le quali sono state sotto sforzo continuo per oltre due ore; il paesaggio circostante è radicalmente cambiato, ci troviamo nell’entroterra e a farla da padrone sono le coltivazioni viticole e i campi di lavanda (non ancora completamente in fiore purtroppo), tipici delle terre provenzali. La quiete viene però interrotta da un cartello giallo che recita “Sommet à 10km”: ecco, siamo all’imbocco della salita più impegnativa del percorso e sto ancora masticando una barretta! Fortunatamente un piccolo tratto di pianura dopo la prima rampa mi aiuta nel deglutire, dopodiché posso concentrarmi sull’impostare un passo adatto a superare i 600m di dislivello che mi separano dalla vetta di Notre Dame des Anges; la pendenza è costante, attorno al 6-7%, ma i chilometri finora percorsi si fanno sentire, per cui la percezione della fatica mi sembra maggiore.

Una volta che ci si è lasciati alle spalle anche questa fatica e la parte inedita di percorso, il ritorno su strade familiari mi dona maggiore convinzione e fervore: gli ultimi 40km li conosco, sono conscio che bisogna ancora superare la côte de La Garde-Freinet ma so anche che essa è poco più di un falsopiano; oltretutto il mio gruppo è abbastanza numeroso, per cui, dandoci una mano a vicenda, si giunge ai piedi dello strappo finale di Gassin senza tribolare particolarmente. Su questi 2 chilometri di erta finale scatta, giustamente, una sana bagarre che sgrana il gruppetto e rende merito a chi è rimasta più benzina nelle gambe; la linea d’arrivo stavolta è una bella liberazione, una tale distanza e dislivello ad inizio stagione sono molto impegnativi e proprio sul finale stavo raschiando le ultime forze rimaste nel barile. Ma un bel paella party a pochi metri dal termine delle fatiche è li pronto ad aspettarmi, non aspetto un secondo di più per fiondarmici!

grandtrophee.fr

immagini Granfondo Gassin

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.