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Granfondo Tarros Montura Città di La Spezia

di - 01/04/2019

Quando una granfondo è bella, è ben gestita, confezionata a dovere, supportata in modo ottimale, tutto quello che sarà l’evento nella sua completezza non potrà che essere bello allo stesso modo. Questo è in un certo senso il riassunto della 24^ edizione della granfondo delle Cinque Terre, perché questo è la manifestazione ciclistica di La Spezia, l’unica granfondo di questo magnifico territorio, un evento che da sempre stimola e fa collimare il piacere della bici, con le bellezze di un comprensorio che è capace di offrire di tutto: mare, montagna, qualche tratto di pianura (pochi a dir la verità), collina ridosso delle spiagge, salite lunghe, corte, medie, generalmente con pendenze che richiedono un certo impegno ma, che offrono degli scenari da favola.

Uno scorcio e c’è ne sono molti come questo, di una delle salite della granfondo, con il mare alle spalle.

Molte salite di quelle che si affrontano, si snodano lungo la catena appenninica a ridosso della cittadina. Da un lato la montagna che alterna roccia a tratti verdi boschivi, dall’altro una sorta di strapiombo che ti ricorda che sei affacciato sul Mar Ligure. Il nostro racconto però, vuole essere “la pancia” del granfondista, che va a gareggiare, a “fare una granfondo” e che non si limita a farlo nella sola giornata della Domenica. A La Spezia ci vai anche con la famiglia, ci porti la moglie e i figli, in modo che fai tutti contenti. Ci vai con gli amici per un fine settimana di libertà, sport, fatica e magari di gogliardia. La granfondo di La Spezia la fai perché pedalare è la tua passione! Chiaro e limpido, perché ad un granfondista gli puoi chiedere 1000 sacrifici e rinunce ma non lo puoi obbligare a non pedalare. Per molti le salite di questa granfondo sono le prime, le primissime dure fatte in gara, quindi, fare la gara qui, a Marzo è anche un bel banco di prova. Due percorsi dai chilometraggi non impossibili ma che, se proporzionati al dislivello positivo che offrono, diventano tanta roba!

Il mitico centro Allende, sede storica per la consegna dei numeri, per un fine settimana è sottratto ai giocatori di carte.

Il viaggio può essere lungo o breve ma a La Spezia ci arrivi con facilità da ogni parte d’Italia (e anche dall’estero). Generalmente il viaggio del granfondista inizia il sabato che precede la gara: se è possibile si va in hotel, prima di tutto per essere più riposati alla mattina della gara e poi, se si ha voglia, per fare due passi con tranquillità dopo la settimana lavorativa. Per un ciclista l’ordine delle cose è questo! Si passa a prendere il pettorale con relativo pacco gara, si salutano amici, colleghi di fatica e avversari. Osservare le facce di quelli che vanno verso il tabellone dei numeri, dove si controlla il pettorale assegnato è una scena degna del miglior film comico: chi rimane impassibile, chi si sorprende per il pettorale basso, chi rimane deluso per il numero troppo alto con il proprio viso che asi arriccia talmente tanto fino a diventare cartapesta, chi torna indietro tre o quattro volte per controllare meglio. Il mondo amatoriale è anche questo e non è mica tanto un dietro le quinte!

Il tabellone dei numeri, un’immagine sempre attuale che caratterizza la giornata che precede la granfondo.

Si contratta la possibilità di partire più avanti nella griglia, si spera in un numero più basso. Si prende un caffé. Quelli che hanno il fisico si bevono una birra; quest’ultimo è un rituale che ha preso piede ultimamente, evidentemente non fa male. In queste ore l’atmosfera è rilassata e tesa al tempo stesso, si percepisce l’agonismo ma l’adrenalina è ancora a livelli bassi. Sapete un’altra cosa! Quante donne iscritte, quanti ragazzi giovani; buon segno. Il mondo delle granfondo ha bisogno di tutto questo, un pò di freschezza, un pò di rinnovamento. Ci piace.

Il Poet Hotel di La Spezia, una via di mezzo tra un hotel fashion e uno classico.

Controlli la macchina perché è parcheggiata dove non dovrebbe essere, oppure non si è fatto il tagliandino per poterla lasciare nelle strisce blu. In queste giornate la Polizia Municipale, qui, chiude un occhio, tanto sono tutti ciclisti! La Spezia, tra la Liguria, la Toscana, con molte influenze che arrivano dalla vicina Emilia Romagna ( la Provincia di Parma è ad un soffio), gente ospitale, luoghi in cui si mangia bene e si beve meglio. Qui hanno fatto del turismo e dello sport, senza dimenticare l’enogastronomia per l’appunto, un risorsa veramente importante. Comunque è ora di andare a depositare i bagagli in albergo, di scaricare la/le bici, di mettere i piedi per aria, oppure il momento di farsi una camminata. Scopri che qui ci sono più gelaterie che persone che camminano. Osservi le vetrine delle panetterie con ogni ben di Dio. Cammini nelle viuzze del centro storico con un profumo di fritto che ………… Lasciamo perdere “oh domani la gara non è lunga ma è dura e si parte subito in salita”. Un bel piatto di riso bollito, al limite una pasta al pomodoro (a volte con il parmigiano, a volte neppure quello) sono il massimo che un ciclista si può permettere la sera prima della gara. Abbondante? Forse.

Le lancette dell’orologio corrono veloci, talmente tanto che nella notte si dormirà un’ora in meno. Si perché un ciclista, tenetelo bene a mente, non sposta un’ora avanti ma, dorme un’ora meno!!! Prima di coricarsi ognuno ha i suoi riti ed abitudini, a casa oppure quando si è fuori. Si prepara il tutto per il giorno dopo, numero sulla maglia, chip e numero sulla bici. Barrette, gel, sali, borracce e boccettini (ormai di moda), bombolette antiforatura, una rastrelliera degna del magazzino di armi di Matrix. Tutti a nanna, prima però è necessario automotivarsi sui social ( il ciclista moderno è uno dei più grossi frequentatori di FB e Instagram).

Il viale negli attimi che precedono il via ufficiale.

Suona la sveglia, sono le 5,30, le 6, per i più ottimisti le 6,30. Bisogna mangiare almeno tre ore prime della partenza e rifare il borsone per lasciare l’hotel. Le griglie aprono alle 9, la partenza è alle 10. Bisogna essere davanti al cancello della griglia alle 8,30. In queste situazioni, a colazione ne vedi di tutti i colori: chi beve solamente, chi fa una colazione normale, chi abbuffa, chi sperimenta e chi spera. Chi è già arzillo e chi si trascina. Ognuno ha la sua storia ed è tutto magnifico. Fuori è una giornata fresca ma con dei colori ed un alba da cartolina. Non suona la sveglia! Tranquilli, ci saranno sempre le pompette di chi gonfia le gomme, il cui rumore funge da picchetto sul pavimento.

Le bici che passano davanti all’Arsenale, una delle immagini tipiche di questa granfondo

E’ ora di andare. Le diverse strade che ti portano verso il mare si animano, tanti ciclisti ma anche molti ragazzi giovani che della bicicletta non gli può fregar di meno e che semplicemente tornano dalla notte di bagordi. Ciclisti e macchine con le bici però, c?è ne sono veramente tanti. Passi davanti al centro Allende, lanci uno sguardo e ti accorgi di quanta gente stà facendo il “giornaliero”, l’iscrizione dell’ultimo minuto. In totale sfioriamo le 2000 presenze ma c’è il rischio che non si riescano ad accontentare tutti quelli dell’ultimo istante. 2000 sono tanti, la Granfondo di La Spezia torna ai livelli di qualche anno a dietro. Ci piace.

Moreno Moser prima della partenza.

Ci sono i ragazzi della Nippo-Vini Fantini ad aprire il plotone, con Moreno Moser che viene intervistato: il corridore trentino è un pò la star della situazione. Le griglie sono belle folte, forse troppo: quella degli ospiti a parte, la più piccola ha 400 numeri al suo interno, le altre vanno oltre i 1000; si lotta per conquistare qualche metro. Rispetto agli anni passati si farà una sorta di piccola sfilata e corteo nelle vie adiacenti al centro, per poi sbucare di fronte all’Arsenale. Due veloci rettilinei a 60kmh e si attacca la salita litoranea. La 24^ edizione della Granfondo Città di La Spezia marchiata Tarros Montura ha ufficialmente preso il via.

Il gruppo si sgrana velocemente

Si lotta per risalire le posizioni, si smanetta con il cambio e si fa una fatica inenarrabile. La partenza a freddo, in salita è una di quelle cose che mette in croce le gambe di molti. Il gruppone è già sfilacciato ed è un ansimare costante. La prima salita di giornata non ha pendenze proibitive ma è una di quelle che in un certo senso decide la gara. La prima si ma da qui i avanti ci sarà poco spazio per rifiatare e pensare.

Una delle immagini della salita di Volastra, la seconda e comune ai due percorsi.

Si passa la galleria, giusto il tempo di fare un lungo respiro e si affronta una discesa ampia e velocissima. Un buco, una sorta di compressione e si inizia a scalare l’erta di Volastra: i primi tornanti sono in doppia cifra abbondante, rampe da garage! Salta qualche catena. Qui si fa fatica a prendere il ritmo, perché si è ancora freddi, a maggior ragione dopo aver fatto la discesa. Si è ancora in tanti, perché la divisione dei due percorsi avverrà più avanti. Quello che ogni volta ci colpisce qui, è la gente sulle strade, tanta e affacciata sui davanzali delle finestre dei tanti paesini, borghi e borgate che si attraversano. Non solo: si passano in pochi chilometri, da paesaggi tipici della costa, a scenari che ti ricordano l’alta montagna, passando attraverso gli Uliveti. Dalla roccia calcarea, quasi bianca, ad un tratto sfiori un costone grigio di ardesia.

Non c’é incrocio, rotonda o punto sensibile che non sia presidiato, a volte anche da più di una persona oppure personale della Pubblica Sicurezza. Ci sono le moto staffetta e quelle della Polizia. Le strade sono chiuse e dove non è stato possibile farlo completamente, le auto sono ferme a bordo strada. Si avverte una senso di rispetto nei confronti della manifestazione, dell’evento tutto. Ci viene anche da pensare che qui la gente vede la granfondo come un’opportunità per il territorio. Quelli che vengono da fuori e che si trovano bloccati, non sbraitano, non inveiscono contro i ciclisti e contro gli addetti alle rotonde, semplicemente si adeguano alla situazione, situazione che prevede applausi, incitamenti e il classico alé alé. Tutto scontato? Per nulla.

I due percorsi sono molto tecnici e merita attenzione, tanto in salita quanto e a maggior ragione in discesa. Le strade sono ben messe, a parte qualche tratto breve e restringimento ben segnalati. Nel pacco gara era presente una busta, all’interno c’era una sorta di piccolo “Garibaldi” del percorso. Qui c’erano scritte tutte le indicazioni riferite ai tratti più pericolosi. Ci piace.

Ai ristori gli addetti ti aiutano, in due per riempire la borraccia e permetterti di riprendere velocemente la marcia. Però il ciclista amatoriale ha ancora oggi un grado di maleducazione piuttosto accentuato. Le cartacce, gli involucri dei gel, le confezioni delle barrette e tanto altro, NON LI DEVI BUTTARE PER TERRA, li tieni in tasca e li getti all’arrivo. Non ne puoi proprio fare a meno, perché vivi in una discarica? Butta via quello che non ti serve dove c’é gente; ti prendi qualche meritato insulto ma per lo meno qualcuno raccoglierà in tempi brevi. Ecco, volevamo scriverlo e l’abbiamo scritto.

Un pò di sabbia e brecciolino nelle curve e nei tornanti, bisogna fare attenzione. Si sale e si scende in continuazione, il colore dei pettorali si mescola perché qualcuno è risalito da dietro e molti, partiti davanti, hanno pagato dazio e perdono qualche colpo. Siamo all’interno della parte più lontana dal mare, la porzione maggiormente impegnativa del percorso lungo è passata e si inizia a vedere la coda del corto. Le due gare si fondono nuovamente, nessun pericolo, anzi; i corridori possono beneficiare di una scorta tecnica doppia.

Mangia e bevi a volontà portano verso l’ultimo dente di giornata e si torna a vedere il mare. Manca poco, l’ultimo pezzo è un tratto che in situazioni normali sarebbe più che pedalabile ma dopo la fatica della granfondo i muscoli sono talmente duri che sembra di fare lo Zoncolan. Si passa in mezzo ad un bel quartiere che sovrasta La Spezia, probabilmente è una zona resindeziale ed inizia l’ultima discesa. Tornate su tornate, cambi di direzione continui e un ultimo drittone dove si toccano i 70kmh (forse anche di più). Si svolta secco a destra ed ecco l’arrivo. Da qui in avanti, a prescindere da come la si pensa, una birretta, un fritto, un mega gelato sono comunque meritati!

L’ultimo tratto dell’ultima discesa, si è già in città.

Una granfondo e una manifestazione sportiva in genere non potranno mai mettere tutti d’accordo, per le meno è difficile: 2000 persone hanno 2000 teste diverse e modi di pensare altrettanto differenti, così come gli accompagnatori che vanno sommati a quei 2000. Una granfondo in genere, non solo La Spezia, può sempre migliorare e fare meglio deve essere uno degli obiettivi primari. Quando una manifestazione è creata dalle persone e composta dalle persone (una granfondo si fa grazie ai comitati organizzatori e agli atleti che vi partecipano) non potrà mai essere perfetta: l’uomo di per se non è perfetto; giusto no? Però ci preme sottolineare una cosa: quando arrivi a fare 24 edizioni significa qualcosa. Significa che fai parte della storia di questo sport, in un settore, quello amatoriale, che spesso non gode del completo supporto delle istituzioni e che crea nonostante le mille difficoltà. Ma, dove le istituzioni accompagnano e supportano il “progetto granfondo”, i risultati si vedono e si toccano con mano. Organizzare oggi un evento di questo portata, non è per nulla cosa semplice, perché ogni cosa deve collimare al meglio, tutti i dettagli devono essere curati; qui a La Spezia è così, perché c’é un C.O. che si “sbatte” per un anno intero. Infatti tutti i partecipanti hanno ricevuto un sms con la data dell’edizione 2020, che si terrà il 29 Marzo. Il contesto ambientale aiuta certo, la bella giornata di ieri è stata fondamentale per la buona riuscita, vero anche questo ma il ricordo che resta di un fine settimana come questo è una storia dove è difficile trovare qualcosa che stride! E questo ci piace.

Per il resto, buone pedalate a tutti.

grupposportivotarros.com

a cura della redazione tecnica, foto di Sara Carena

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.