Pubblicità

Il giusto equilibrio in tavola

di - 25/04/2017

Ecco un’altra interessante puntata della rubrica in merito all’alimentazione sportiva, curata dal nostro Marco Caccialupi. Buona lettura.

Gli atleti professionisti e i cosiddetti “amatori avanzati” sono, con molta probabilità, seguiti da specialisti, mentre tutti gli altri hanno spesso la tendenza a sottovalutare l’importanza di una nutrizione adeguata.

Nel ciclismo possiamo distinguere diverse classi di atleti: ovviamente i professionisti, che dedicano la loro giornata alla messa a punto della condizione perché hanno fatto della loro passione la propria attività principale, e gli amatori avanzati che, pur avendo una vita lavorativa, sono in grado di ritagliare molto tempo per pianificare gli allenamenti. Un’altra categoria che a me piace definire amatori “professionali” è costituita da coloro che, pur avendo tempi ridotti, riescono a dare continuità al proprio training, eseguito in maniera programmata, alla ricerca di prestazioni. E infine non dimentichiamo chi si mantiene in forma pedalando due o tre volte alla settimana. Oltre alla passione, quello che accomuna tutti loro è la ricerca dei benefici e delle prestazioni che possono derivare dalla bicicletta. Nutrirsi bene nei giorni di allenamento è importante, farlo sempre lo è di più! È infatti difficile pretendere maggiore efficienza se rivolgiamo attenzione a cosa mangiamo solo quando ci dedichiamo al training o siamo impegnati in una gara. Facciamo un esempio: l’atleta che lavora e pedala tre volte alla settimana, per un’ora in pausa pranzo, dovrebbe sapere che è necessario mangiare (di preferenza carboidrati) prima di allenarsi; magari lo fa, ma nei giorni di riposo preferisce un piatto di bresaola, che di solito non arriva a 100 g, per stare leggero. Questo è un errore, perché l’organismo continuerà a ricercare sostanze nutritive anche quando non è sottoposto a sforzo per recuperare e riportare in equilibrio la propria fisiologia.

Quindi il giusto rapporto di carboidrati e proteine deve essere mantenuto quotidianamente, a prescindere dall’allenamento.

Senza addentrarci in dibattiti morali sulla società odierna, la realtà è che il mercato propone sempre di più cibi conservati, stagionati, precotti, raffinati, ecc…, ai quali anche gli atleti fanno ricorso. Spesso per praticità, mancanza di tempo, poca abitudine a cucinare, questi alimenti sostituiscono quelli che una volta erano i cibi “genuini”, ricchi di sostanze nutritive proprio perché non alterati o lavorati. Molte sostanze chimiche come conservanti, esaltanti del sapore, coloranti, sono contenute in determinati alimenti, e ingerendole condizionano negativamente la fisiologia dell’organismo.

L’uomo per milioni di anni si è nutrito con quello che trovava in natura, ma solo da poche decine la chimica è entrata negli alimenti, e oggi alcune malattie e disturbi possono essere ricondotti a questa incapacità di adattamento. Un esempio semplice è quello del sodio – ma potrebbe valere per molte altre sostanze – che è causa di infiammazione quando è in eccesso. Consideriamo che alla fine della pedalata, specialmente se intensa si vengono a creare uno stato infiammatorio e una produzione di radicali liberi: la capacità di recupero è data proprio da quanto tempo impiegano i sistemi dell’organismo a tornare in equilibrio e a smaltire le sostanze tossiche prodotte inevitabilmente dal metabolismo.

Un’alimentazione quotidiana con alte quantità di sodio (vedere le etichette dei prodotti per rendersene conto) impedisce di recuperare al meglio, e quindi di potersi allenare il giorno successivo al massimo delle possibilità. Il ricorso a cibi con scarso apporto nutrizionale dovrebbe essere un’eccezione e non una consuetudine! Fare la spesa scegliendo consapevolmente e con attenzione, e dedicare tempo a cucinare in maniera semplice prodotti freschi, è parte dell’allenamento per tutti quelli che dalla bici ricercano sia il benessere che le prestazioni. Le intolleranze alimentari e l’alterazione della performance Può capitare che all’assunzione di un alimento si presenti un disturbo (mal di pancia), e questo accade tutte le volte che viene mangiato: sarà evidente che quel cibo non è adatto. Ma per le intolleranze alimentari il problema è più articolato e complesso, poiché la manifestazione del disturbo dipende dalla dose, e spesso non è associabile all’alimento: pur assumendone una quantità limitata, ma quotidianamente e per lunghi periodi, non avremo sintomi o disturbi tali da far capire la relazione alimento disturbo, ma un’intossicazione cronica che obbligherà l’organismo ad “adattarsi” alla nuova condizione. È evidente che questa situazione è negativa per ogni essere vivente che pone sempre, per natura, la sopravvivenza a “qualunque costo” al primo posto. Così, mentre chiediamo al nostro fisico uno sforzo non comune per poter affrontare distanze sempre maggiori, con più intensità, non potrà risponderci come vogliamo e pretendiamo perché sarà impegnato nel tentativo quotidiano di disfarsi di queste tossine.

Saper scegliere, sempre con questi esempi intendo sottolineare la necessità di considerare le scelte alimentari di tutti i giorni per “sentire” che sono “giuste per noi” e che con esse riusciamo a vivere pienamente, con energia e forza la quotidianità, pedalare e recuperare sempre al meglio. In conclusione, non importa a quale categoria di ciclista si appartiene: non bisogna mai sottovalutare i piccoli segnali di malfunzionamento che l’organismo invia. Se il motore non gira, ha bisogno di una messa a punto e di carburante adatto!

http://www.orientamentonutrizionale.com/index.php?lang=it