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Il report della Granfondo dell’Appennino a Casella

di - 18/09/2018

Noi granfondisti siamo un po’ strani, la Liguria ci piace viverla in maniera diversa rispetto al normale turista che trascorre le classiche vacanze estive, in spiaggia e comodamente seduto in qualche ristorante costiero: a noi piace andarci fuori stagione, nei primi mesi primaverili oppure in quelli d’inizio autunno, quando è assente il frastuono del turismo e si può godere maggiormente dei magnifici luoghi che essa offre. Anche per quest’ultimo aspetto siamo un po’ alternativi, perché adoriamo scoprire qualche borgo o località fuori dal comune, incastonata in una valle oppure in cima a qualche collina, dove si respira la “Liguria dell’entroterra”. Questa volta è il turno di Casella, paese con poco più di tremila abitanti posto appena sopra Genova nell’Alta valle Scrivia, che ospita la Granfondo dell’Appennino, prova valida per il campionato italiano gf FCI; il percorso, di circa 115km per 2100 metri di dislivello, ricalca in parte quello del “Giro dell’Appennino” dei professionisti, con la classica ascesa al Passo della Bocchetta da Campomorone. Dal racconto di Riccardo Zacchi.

2018 – Granfodo dell’Appennino Casella foto Playfull

Mi reco sul posto il sabato e, nonostante una prevista bassa affluenza di concorrenti, noto subito un ottimo livello organizzativo, con ampie strutture e particolare attenzione ai dettagli (il rettilineo di arrivo è addobbato come nelle migliori manifestazioni); ottimo anche il pacco gara, con prodotti locali e alcuni articoli di nutrizione sportiva. Con estremo piacere colgo un piccolo particolare che renderà ancor più piacevole l’indomani: il classico talloncino del pasto dopo gara riporta la dicitura “pesto party”, per cui penso proprio che non vedrò l’ora di finire la corsa per fiondarmi (termine tecnico del granfondista, sempre valido e che rende bene l’idea, in particolare a ridosso del finale di stagione) a pranzo! La partenza della gara è prevista per le 9:30, i concorrenti iscritti sono poco più di 300 e dunque le griglie iniziano a comporsi non prima delle ore 9; un po’ di tranquillità e qualche chiacchiera con amici rendono piacevole l’attesa, prima che il direttore di corsa ci ricordi le regole e i punti critici del percorso, momento in cui è molto utile fare attenzione.

2018 – Granfodo dell’Appennino Casella foto Playfull

Al via segue un tratto di circa 10 chilometri ad andatura controllata, durante il quale affrontiamo la discesa dalla Crocetta di Orero verso l’abitato di Pedemonte, dove la bandierina a scacchi viene abbassata e il gruppo si lancia ad alta velocità verso l’attacco della prima asperità di giornata. Ed è proprio il Passo della Bocchetta, ovvero la salita più impegnativa del percorso, a sgranare in tempo zero il gruppo: i suoi 8 chilometri all’8% circa di pendenza media si rivelano essere molto impegnativi e delineano i connotati che assumerà la corsa da li in poi; scollino il passo staccato di poco da un buon gruppetto, così mi impegno immediatamente nelle prime fasi della discesa e riesco a riaccodarmi ad esso. Al termine di quest’ultima si riaggancia qualche altro concorrente e si forma un buon gruppo di circa 20 unità, con le quali proseguirò per tutta la fase centrale del tracciato, prevalentemente pianeggiante ma costellato da alcuni infidi strappetti sparsi qua e là, quando meno te lo aspetti. Sebbene questi ultimi siano particolarmente indigesti alle mie caratteristiche, rendono molto meno noiosa questa fase di gara e i chilometri passano in fretta prima di giungere al cospetto delle due ultime difficoltà di giornata, le salite di Costa Salata e Crocefieschi, che si susseguono senza un metro di respiro. Alla base della prima asperità, il mio gruppetto imprime un forte aumento di andatura, spezzandosi in più tronconi e rimanendo a poca distanza uno dall’altro, ma senza che avvenga mai il ricongiungimento. Costa Salata sale a strappi, per cui diventa difficile trovare un ritmo costante; cosa che però avviene durante la scalata verso Crocefieschi (quasi 5km ad un 5-6% medio), ma i distacchi si sono ormai dilatati e rimango col mio gruppettino. La seguente discesa verso Casella non riserva sorprese, si giunge ordinatamente agli ultimi due chilometri pianeggianti verso l’arrivo, dove si “gioca” un po’ per guadagnare in anticipo una posizione migliore, ma questa viene infine decisa da una volata ristretta. Subito dopo l’arrivo mi rendo conto di quanto male mi facciano le gambe: una giornata calda unita ad un percorso davvero tosto e senza respiro (e affrontato senza alcun risparmio) mi hanno davvero messo a dura prova, ricordandomi che non servono solo le salite di 20 chilometri a fare la differenza. Così, dopo qualche pedalata per sciogliere i muscoli, decido che è ora di rendersi presentabili per onorare al meglio il “pesto party”, che da ormai un giorno attendo con ansia! Ovviamente non ha deluso le mie aspettative, così come sono rimasto molto soddisfatto dall’organizzazione generale della gara e dalla gestione della sicurezza sul percorso; ciliegina sulla torta, ad impreziosire la manifestazione, è la cerimonia di premiazione durante la quale vengono assegnate le maglie tricolori ai vincitori delle relative categorie.

genoabike.com

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.