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Il test del casco Oakley Aro3 con sistema Boa

di - 17/04/2018

Oakley Aro3 è il casco più aerato e confortevole della gamma Oakley, dotato di sistema Boa con rotore FS1 nella sezione posteriore. Oakley Aro3 è un casco molto arrotondato nelle forme, quasi impercettibile una volta indossato, senza punti di pressione sulla testa. Abbiamo provato la versione Aro3, dotata della gabbia Mips.

La gamma dei caschi del marchio americano è un vero e proprio progetto di crescita nel settore del ciclismo, non solo da parte di Oakley ma anche di Boa, che fornisce e progetta il sistema di chiusura. In realtà, già in passato, proprio Boa ha iniziato una collaborazione con i tedeschi di Uvex, per la produzione di un casco aerodinamico con chiusura Boa ma la collaborazione con Oakley, sembra avere, sembra essere supportata da un progetto consistente e solido, forte dell’appeal proprio di Oakley, che ha sempre fatto la parte del leone con gli occhiali e i prodotti tecnici rivolti all’eyewear.

I caschi Oakley, in questa stagione agonistica 2018 sono indossati da due squadroni come il Team Katusha-Alpecin e dal Team Dimension Data, tramite i modelli Aro3 e Aro5 (modello aero). Il primo, soggetto della nostra prova è il più leggero e aerato, il secondo è maggiormente rivolto all’aerodinamica. Focaliziamoci su Aro3, costruito grazie ad una scocca in policarbonato ultraleggero ad elevata densità. Il posizionamento delle feritoie è stato oggetto di studio, portando delle variazioni nelle forme rispetto al progetto originale. Il design e il posizionamento dei fori permette di avere un ingresso continuo dell’aria a prescindere dalla posizione della testa. Oakley Aro3 ha i pads X-Static antibatterici, con sistema Mips per la dissipazione degli impatti e pacchetto Boa FS1-1 abbinato alle fibbie con buckle.

Il rotore Boa nella parte posteriore aziona un cavo TX1 in tessuto flessibile che agisce a 360°, in modo da ottimizzare le pressioni in fase di chiusura. Il suo prezzo di listino è di 180 euro, disponibile in tre differenti taglie (small, medium, large) e in sei abbinamenti cromatici.

 

 

oakley.com

Le nostre impressioni

Si parla di Oakley, non un brand a caso, un’azienda che quando sviluppa un accessorio e lo introduce sul mercato, non lo fa a caso, alzando l’asticella in termini di standard e design: sistema di chiusura Boa, solo per citare un esempio, senza dimenticare Mips. Aro3 è un casco molto comodo, aspetto che si percepisce da subito per via della totale assenza di pressioni su tutta la superficie della testa, frontale, occipitale e superiore.

Il casco sembra una nuvola, leggero, impercettibile, nonostante una gabbia Mips sempre a contatto con i capelli: il casco però, rimane sempre sollevato dal cuoio capelluto e questo sicuramente è un vantaggio, di non poco conto. L’approccio professionale, con indirizzo da agonista risiede principalmente nel nome e sicuramente nella tecnica di sviluppo del prodotto, casco che in fatto di utilizzo si dimostra trasversale e versatile. Il casco è abbondantemente areato, nelle parti frontale e laterale, più chiuso nella porzione posteriore, anche se non abbiamo notato accumuli di sudore, vapore e calore. Le fibbie sono morbide e le guide laterali permettono una regolazione semplice, anche durante la pratica, oltre a limitare lo sfarfallamento alle velocità elevate. Il valore aggiunto primario, a nostro parere, è l’adozione della chiusura con protocollo Boa, che ha nel rotore solo un componente. Il pacchetto è composto anche dal cavo in tessuto, tanto potente nella sua azione, quanto in grado di distribuire la pressione lungo tutto il perimetro della testa. Il rotore è micrometrico, con un ingaggio immediato e il cavo non da fastidio su capelli e cute.

foto di Sara Carena

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.