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Il test della KTM Revelator Alto Master 2020

di - 26/02/2020

KTM Bikes è un’azienda che ci piace molto, per quello che è in grado di proporre in termini di design e tecnica del prodotto. Qui parliamo dell’ultima versione road light per eccellenza, la Revelator Alto con telaio ed allestimento Master.

Conosciamo bene questo modello di KTM Bikes, ultima evoluzione del modello superleggero della casa austriaca. Abbiamo avuto l’opportunità di poterla testare lungo il suo percorso evolutivo e molte cose sono cambiate da allora ma non il suo dna race oriented.

La versione Master con il carbonio Premium

Come evidenziamo nella parte finale del video allegato a questo scritto, la versione Master, oggetto del test, è un gradino al di sotto nella scala valori e viene subito dopo la Sonic. Rispetto alla sorella, Alto Master adotta un carbonio a modulo classico, senza nano technology (Premium) per il frame e Performance per la forcella. Il design e le forme sono identiche.

Filante ed aggressiva

Come ogni Revelator di ogni epoca, anche la Alto 2020 non adotta molte vie di mezzo, per lo meno in termini di impatto estetico. Dal fronte verso il retro, la forcella full carbon è a steli dritti, possente e aerodinamica, con due abbondanti fazzoletti di composito nella parte bassa. Questi hanno il doppio compito di irrobustire la struttura vicino ai perni passanti, di ottimizzare la penetrazione dello spazio, in una zona dove storicamente si creano dei flussi negativi. Tutte le tubazioni alternano forme arrotondate, nervature e sezioni piatte. L’obiettivo è quello di abbinare rigidità del profilato e aerodinamica, senza influire negativamente sul valore alla bilancia.

 

Tre dettagli unici nel suo genere

KTM Revelator Alto Master offre numerosi spunti ma tre balzano all’occhio e meritano di essere approfonditi.

1, la tubazione obliqua asimmetrica, lo si vede nella “faccia” rivolta verso il terreno. Una nervatura centrale divide i due lati, l’uno diverso dall’altro, soluzione adottata per contrastare le differenti forze che si generano in fase di spinta e trazione. Questo particolare si nota nell’immagine che mette in mostra anche la scatola del movimento centrale.

2, il carro con attaccattura bassa al piantone e che adotta una sorta di whisbone orizzontale. Questo dettaglio permette di tenere la struttura rigida e compatta, sufficientemente elastica e stabile. Inoltre si evita di scaricare le forze completamente sul piantone.

3, Il seat-post, in questo caso in alluminio (Sonic l’ha in carbonio) che ha una sorta di “gomito” nella parte alta del serraggio. Il reggisella non ha arretramento, completamente in linea alla tubazione verticale. Questo può trovare qualche limitazione in fatto di arretramento della sella ma in fatto di performance “tanta roba”. Chi è abituato a spingere caricando sulla parte centrale del telaio può trarne solo benefici.

L’allestimento

KTM Bikes Revelator Alto Master 2020 è un giusto compromesso tra l’efficacia, l’efficienza e assolutamente race ready. Su tutti spiccano reparto cockpit (stem Checane e piega Streem) Ritchey WCS. L’attacco manubrio ha due viti di serraggio poste sotto la placchetta frontale, non di facile accesso ma bello da vedere (e rigido).

Le ruote Mavic Aksium Elite Disc in alluminio, sono un bel prodotto e versatile, moderne, con il loro canale interno da 19 mm. gli pneumatici sono i nuovo Schwalbe Pro One Suplesse, in versione tubeless ma in questo caso montati con camera d’aria. Tutto l’impianto freni a trasmissione è firmato Shimano Ultegra Di2, una garanzia. Curioso il fatto di usare dei dischi da 140 mm di diametro. La bici che vedete nelle immagini ha un prezzo di listino di 4399 euro ed è disponibile in cinque taglie (49, 52, 55 misura della bici test, 57 e 59).

 

La centralina del Di2 posta sulla parte finale del manubrio.

Le nostre impressioni

 La Revelator Alto Master è una bici da professionista moderno. Cosa vogliamo dire con questa affermazione, che la bici è tanto prestazionale, quanto facile da gestire in fatto di comfort e reattività.

In salita

terreno che è il suo pane, si rilancia che è un piacere, facile, composta e briosa, in particolar modo sull’avantreno. La KTM Revelator Alto Master sembra assecondare l’azione di quei corridori/scalatori che si protendono in avanti quando scattano su pendenze per altri proibitive, senza scalciare con il retrotreno.

In discesa

è veloce, rapida nei cambi di ritmo ma sempre composta e tiene bene la traiettoria, anche nello stretto. Per fare un paragone, la nuova Revelator è più dolce rispetto alla versione precedente.

In pianura e sul passo

non è veloce come una bici aero ma la sua prestazione è al di sopra della media in questa categoria. Due i valori aggiunti: l’impostazione centrale del corridore, molto caricata sulla zona mediana del frame e la capacità di smorzare bene le vibrazioni (da sottolineare l’ottima qualità delle coperture). Lo gomme influiscono sull’eccellente stabilità sull’avantreno, cosa per nulla scontata in questa fascia di prodotti.

In conclusione

KTM è capace di proporre sempre qualcosa di interessante e differente dal solito, per design e performances. La Revelator Alto Master è una bici che ti inganna, lo fa se la giudichi al primo sguardo, per via del suo design sfinato e marcato al tempo stesso. Quando ci pedali sopra però, ti accorgi del suo carattere smussato, non aggressivo, doti “last generation” che permettono di assecondare le esigenze e le richieste più disparate.

Abbiamo e stiamo utilizzando la nostra Revelator Alto anche con le ruote in carbonio e pneumatici tubeless, per noi un’abitudine con le bici disco.

Tirata nel peso e nell’allestimento diventa un bel puledro da scalata, per chi ha voglia di spingere e rilanciare continuamente. Senza troppe estremizzazioni (come nel caso della bici test) la Revelator Alto è adatta a tutti ( o quasi) e pedalarla per oltre 6 ore, con più di 2300 mdsl diventa facile e gratificante.

a cura della redazione tecnica, foto redazione tecnica

ktm-bikes.at

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.