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Itinerari, Val d’Intelvi dalla ValMara

di - 14/04/2016

IMG-20160409-WA0025 Quando la bicicletta è passione e voglia di scoprire, affrontare itinerari dai panorami unici.

Questa è l’esperienza, diciamo pure una sorta di prima puntata all’interno di questa piattaforma, di un gruppo di pedalatori che hanno creato un proprio blog (alla fine del testo è presente il link attivo), bello, di facile lettura, moderno e ricco d’informazioni

Partiamo da Como in una giornata uggiosa, la sera prima aveva piovuto con scrosci anche forti, le strade quindi le troviamo bagnate e un po’ scivolose. Le previsioni però promettono schiarite e la voglia di uscire dopo una settimana di lavoro non lascia dubbi: si parte per la Val d’Intelvi.

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Per chi non la conoscesse la Val d’Intelvi è una valle laterale del lago di Como che si raggiunge da Argegno e che si ricollega con il lago di Lugano. L’area è costellata di piccoli paesi che impreziosiscono la vallata, caseggiati e alcune belle ville risalenti a quando Milano era ancora da bere e in tanti dalla Brianza salivano per passare l’estate all’aria fresca e sciare durante l’inverno.

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Una delle strade che portano alla valle si percorre arrivando dalla Svizzera passando da Mendrisio, da qui percorsi pochi chilometri costeggiando il lago di Lugano; da qui, raggiunto il borgo di Melano, si svolta a destra. È qui che parte la salita per la Val d’Intelvi, lunga circa 10Km con una pendenza media del 6%, dati che potrebbero ingannare molti circa la sua difficoltà. In realtà si passa da 200m a 900m con una serie di strappi, i classici “dentini e cambi ritmo” taglia gambe, che regalano scorci meravigliosi in una strada deserta dove la natura sembra avere la meglio.

 

La salita si fa subito impegnativa con punte al 14% fino a Rovio, meglio quindi prenderla con tutta la calma necessaria perché i veri muri li incontreremo nella parte finale. Superato Rovio la strada spiana e possiamo sciogliere le gambe in tratti molto pedalabili che attraversiamo stando attenti a non schiacciare le salamandre uscite dal bosco a cercare qualche raggio di sole.

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Ci ricolleghiamo con la strada che arriva da Arogno a metà della nostra salita. È qui che la striscia d’asfalto inizia ad arrampicarsi nella gola della Valmara, una gola ricca di vegetazione, scavata dal torrente che ancora scorre a fianco della carreggiata.

Ci si guarda intorno, impossibile farne a meno, godendo del silenzio e della durezza del paesaggio reso unico dalla violenza con cui la strada si arrampica, una sorta di canale. Lungo i tornanti che portano alla dogana tocchiamo punte del 24%, strappi che prendiamo con il rapporto più corto, io ho usato il 34/29 nei punti più impegnativi. Qualcuno mi aveva detto che la sensazione è quella di ribaltamento della bici e in effetti in alcuni tratti se non si dispone per bene il peso il rischio di impennare la ruota anteriore c’è……………..

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Ricordo come anni fa percorsi questa strada scendendo in moto con i freni che a stento riuscivano a contrastare la forza di gravità che qui pare spesso avere la meglio.

 

Al pian delle Noci arriviamo in serenità mangiando una delle prime barrette della giornata, ovviamente non ci siamo scordati di bere lungo la salita, nonostante l’aria frizzante la salita impegnativa ci ha fatto perdere liquidi.

 

Per arrivare all’attacco della Ramponio la prendiamo larga, girando a destra costeggiando il golf, da qui scendiamo per raggiungere la seconda salita della giornata che attacchiamo subito dopo il ponte sulla strada che porta da Pellio a Scaria e seguendo le indicazioni per Ramponio. Si tratta di una salita completamente diversa dalla Valmara con una pendenza media del 6% e con la strada che attraversa alcuni borghi passando quasi dai cortili delle case e nelle piazze dei due paesi: Ramponio e Verna.

 

Alla fine di Verna ci fermiamo a riempire le borracce in una vecchia lavanda abbellita da alcuni affreschi. Da qui la vista dalla strada si apre e riusciamo a scorgere per la prima volta il lago di Lugano e Porlezza, visuali e paesaggio che mettono pace nonostante la fatica. La salita è costante e facilmente pedalabile, in un contesto totalmente privo di traffico e bucolico che mi ricorda quelle splendide immagini del Tour de France dove i corridori sembrano pedalare sospesi sui fili d’erba.

Passiamo in un momento magico perché due cavalli forse galvanizzati dal nostro passaggio iniziano a rincorrersi e a giocare tra loro alzandosi sulle gambe posteriori: sembra impossibile ma ci troviamo a pochi chilometri da Como, un commento che spesso ci sentiremo dire durante il nostro giro perché la bellezza del paesaggio e la sua varietà ci ricordano quanto sia semplice per noi godere di questi paesaggi senza grossi spostamenti.

 

Scendiamo verso Lanzo Intelvi per raggiungere l’ultima salita di giornata alla Sighignola. Un luogo per noi comaschi che hanno superato gli anta, che ricorda le giornate passate sugli sci quando la neve cadeva copiosa e che raggiungevamo al termine della scuola. Si scia ancora mi dicono e infatti passiamo davanti agli impianti dove misi per la prima volta gli sci ai piedi, troviamo un tapirulan dove ci diciamo di tentare qualche acrobazia alla Brumotti…

 

Nonostante si sia in sella da ormai due ore, abbiamo percorso “solo” 50Km e le gambe iniziano a farsi sentire. La salita ha la stessa lunghezza della Ramponio Verna ossia 5km, ma con una pendenza media dell’8% e si sente. Niente strappi, qualche tornante nei boschi a un’andatura che mi porta in cima non senza un po’ di sofferenza, ma una volta giunti sulla vetta la vista che si gode sul lago di Lugano ripaga di tutti gli sforzi.

 

Provvidenziale il baretto in quota, dove ci asciughiamo il sudore attaccati alla stufa e ci rifocilliamo con un panino e una coca energizzante, e dal quale scappiamo quando il fiume di parole della materna proprietaria diventa un uragano. Abbiamo già percorso 1.900 metri di dislivello e le forze iniziano a mancare. Non da ultimo la temperatura a 1.300m non ci permette di raffreddarci all’aria aperta, anzi per scendere chiediamo il classico giornale da mettere sotto la maglia in assenza dello smanicato o ancora meglio del giubbino antivento.

 

Una discesa infinita che ci porta ad Argegno per il rientro lungo le strade del lago di Como. Al termine della giornata contiamo 90Km percorsi, per un giro impegnativo con la prima metà ricca di salite che portano in posti fuori dal tempo e dal caos odierno; una seconda parte invece più pedalabile che consente anche di sciogliere le gambe per pensare già alla prossima uscita, forse l’indomani stesso.

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