Pubblicità

La Granfondo Perini 2018 vista e vissuta da noi

di - 16/04/2018

Due aggettivi che identificano al meglio la Granfondo Giancarlo Perini e delle valli Piacentine 2018 di Carpaneto Piacentino? Durissima e tecnica. Ancora oggi, quando si pensa alle salite, alle imprese in bicicletta, alla fatica e alla tecnica dei percorsi, l’immaginario collettivo riporta alle Alpi, alle erte e alle strade alpine, dimenticando quanto sono esigenti i percorsi che si sviluppano nel contesto appenninico. La Granfondo Giancarlo Perini e delle Valli Piacentine è anche una manifestazione che mette a disposizione tre percorsi (tanta roba), lungo, medio e corto, per tutti i palati.

La Granfondo Giancarlo Perini e delle Valli Piacentine è in un certo senso il simbolo di quanto scritto in precedenza, dura ed esigente, non solo in salita ma anche per le sue discese tortuose, dove è necessario saper guidare la bicicletta, dove è obbligatorio guardare due curve avanti. A nostro parere questa manifestazione, riprende in un certo senso anche il modo di interpretare il ciclismo del suo ideatore, di quel Giancarlo Perini corridore, spalla “indispensabile” di Chiappucci. Il “Pero”, il “Duca di Benidorm”, “gambe di burro”, tutti soprannomi dati nel corso di una carriera da “lavoratore protagonista”. Un corridore e un uomo instancabile, una persona generosa e sempre disponibile, mai una parola fuori posto e capace di mettere tranquillità ed equilibrio anche all’animo più infervorato ma, con tanta forza, spirito, voglia di fare fatica e con un amore spassionato per la bici. Giancarlo, in veste di organizzatore è anche un eccellente punto di riferimento in fatto di coordimento, con uno staff ad aiutarlo dove ognuno ha il suo compito.

La Granfondo Perini è ormai, in questo 2018 ha toccato le 14 edizioni, un appuntamento fisso del mese di Aprile da sempre, una granfondo pensata, a prescindere, per chi si vuole mettersi alla prova, una sorta di banco test per chi punta a fare bene nei prossimi due mesi di granfondo, un impegnativo trampolino di lancio per chi riprende la bici dopo questo lungo inverno. Questa del 2018 parte con un meteo incerto, con le previsioni che danno brutto per l’ennesimo fine settimana consecutivo: sembra fatto di proposito, qualche bella giornata nel corso dei giorni lavorativi e, quando vorresti dare sfogo alla tua passione (sabato e domenica), fa brutto, freddo o comunque il meteo fa “scappare la vacca nel prato” (come si dice).

Tutto, come sempre, ruota attorno al palazzetto dello sport di Carpaneto Piacentino, grazioso borgo alle spalle di Piacenza, terra di Gutturnio e Coppa di maiale, porta di accesso alle strade dell’appennino. La giornata è grigia, a tratti il sole fa capolino e scalda, da luce e riflette, infonde coraggio ai circa 1100 partecipanti della granfondo versione 2018. Scappa qualche goccia di pioggia ma con poca convinzione, ad intermittenza, non fa freddo anche se il tasso di umidità è piuttosto elevato: questa è la classica situazione dove un ciclista non sa come vestirsi: la maglia primaverile è troppo pesante, quella estiva è troppo leggera, i gambali danno fastidio, la “giacchina” è troppo goffa da mettere per la gara (nelle foto sembro più grasso di quello che sono), il copriscarpe mi fa bollire i piedi. Ogni soluzione adottata ha il suo perché, ha la sua ragione e valenza, le tasche posteriori delle maglie si gonfiano a dismisura. In griglia, prima della partenza ne vedi di ogni genere e modello: passiamo dai nudisti, a qualcuno attrezzato per la spedizione a Capo Nord.

Si parte, ore 10 spaccate, serpentone subito allungato sul rettifilo di partenza, che sarà anche la strada dell’arrivo. La strada, in realtà, sale da subito, una sorta di falsopiano leggero e falso, che ti obbliga a spingere e ti invita a stare con quelle “bestie” che, hanno i tratti di Julien Vermote, classico “corridore treno” da 50 kmh per 200 km, che si porta a spasso il gruppo per giornate intere. Questa è la classica situazione che ti fa sperare nella salita e nel più breve tempo possibile. Beh, in realtà, qui in questa fetta di territorio, quando attacchi le salite, ti scordi della pianura, perché esiste la salita e la discesa: stop. I tratti di falsopiano intervallano e collegano i vari punti del percorso, le differenti creste delle colline e valli: per chi l’ha fatta e ha potuto vedere quella tipologia di territorio, sembra di essere all’Amstel Gold Race, che comunque si è svolta ieri pomeriggio; sembra fatto apposta.

Bella però, la Granfondo Giancarlo Perini non ti dà tregua, pochi sono gli attimi per respirare e riposarsi, più o meno sei sempre al gancio e anche quando il naso non guarda all’insù, non puoi smettere di pedalare. Sù e giù, giù e sù, destra, sinistra, ocio che la strada è stretta e ci sono quattro tornanti consecutivi, se sbagli il secondo vai dritto nel pollaio. La condizione delle strade è tutto sommato normale, tratti sconnessi si alternano a pezzi appena rifatti e asfaltati. Le discese pretendono attenzione ma son ben segnalate, ognuna con due cartelli consecutivi, ben visibili proprio ad inizio discesa. C’é qualche tratto di strada sterrata, comunque ben battuto e con scalino limitato tra asfalto e ghiaia. un centinaio di metri o poco più, forse sarebbe stato meglio mettere un cartello proprio all’inizio di queste zone. Chi non ha visto i cartelli all’imbocco delle discese, chi non ha prestato la dovuta attenzione, forse era anche sull’orlo “dell’essere finito” (ci stà).

13 moto a protezione dei corridori, 7 motociclette della Polizia, 6 moto dell’organizzazione, 3 furgoni di assistenza (uno per percorso di gara, lungo, medio e corto), 3 auto di assistenza e circa 100 persone dislocate sul tracciato della granfondo, non sono numeri buttati li a caso. Queste sono cifre di una conferma, quella che la Granfondo Perini è sempre una garanzia di qualità, in termini organizzativi e di servizi offerti. E poi: ci siamo pure guardati l’Amstel sul mega schermo una volta terminata la gara, davanti ad un bel piatto di pasta, salame e coppa. Il Gutturnio? alla sera a cena una volta rientrati a casa, per aiutare a smaltire fatica e tossine.

Le classifiche aggiornate sono disponibile tramite il sito ufficiale mysdam.net oppure su endu.net ma un particolare ci ha colpito a conferma del coivolgimento di tutti in questa granfondo. Mirko Bruschi, che non necessita di troppe presentazioni, che nonostante non sia più un corridore di primo pelo, un “cagnaccio” (come si dice), vince in volata il percorso medio. Dopo la gara non ha perso tempo, mettendosi e disposizione del “Pero” a dare una mano, a sistemare le transenne in zona del traguardo, al fianco degli altri addetti. C’é sempre da imparare qualcosa!

tutte le foto sono di Sara Carena

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.