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La Granfondo Sportful Dolomiti Race vista da noi

di - 20/06/2017

Con oltre 4800 metri di dislivello sul percorso lungo e 3000 metri sul medio, si conferma essere la granfondo con maggiore dislivello, tracciato che si sviluppa per intero sul territorio italiano. E cosa ancora più singolare, degli oltre 4000 partenti più della metà ha deciso di cimentarsi con il percorso maggiore, segno che qui l’originario spirito granfondistico del confronto con se stessi e della ricerca del proprio limite è più forte che mai.

Il via è collocato nel centro medioevale di Feltre, arroccato su una collina ai piedi delle Pale di San Martino e delle Dolomiti Bellunesi. Nonostante la durezza dei percorsi l’atmosfera è rilassata, non c’è la tensione che normalmente precede la partenza di una granfondo e l’atmosfera è festosa, con gente che si muove da una griglia all’altra per andare a salutare amici e conoscenti. Gli ululati del “lupo del Manghen” che riecheggiano periodicamente gli altoparlanti, più che incutere timore, sono un invito a mettersi alla prova.

Alle 7 la partenza e dopo un paio di km un cartello che indica il km zero. Da qui saranno 204 i km da percorrere per chi affronterà il percorso maggiore. In gruppo sono presenti ciclisti da tutta Italia e non solo. Sono infatti presenti atleti provenienti da ben 25 nazioni estere: spagnoli, olandesi e tedeschi la fanno da padrone, ma pure ci sono rappresentanze dall’estremo nord d’Europa, adeguatamente cosparsi di crema solare, come dal centro del Mediterraneo e addirittura dal sud-america.

Una volta tanto la partenza è tranquilla, pochi rilanci e si aspetta ovviamente la prima salita per spingere sui pedali, sempre pensando ai km e al dislivello ancora da affrontare. Oggi si pedala come sempre con le gambe, ma più del solito usando la testa e la consapevolezza dei propri mezzi.

E se qualcuno esagera o ha un problema meccanico può contare sui ristori strategicamente piazzati e su un gran numero di moto dell’assistenza meccanica o sanitaria che fanno la spola lungo la corsa. Anche il presidio agli incroci è capillare e la presenza massiccia delle forze dell’ordine fa la differenza. Tutti gli anni vogliamo sottolineare un aspetto: il signor Cremonese, patron di Sportful, nel corso della giornata, con il suo scooter, viaggia lungo il tracciato per assicurarsi in prima persona che tutto vada per il meglio. Anche il più piccolo dettaglio è curato e preso in considerazione.

Le pendenze non sono mai estreme ma il dislivello è distribuito in solo 4 salite, sia nel caso del lungo che in quello del medio, che limano le forze con la loro lunghezza in alcuni casi maggiore di 20km!!

Le discese, non particolarmente tecniche e con un buon asfalto, consentono di acquisire velocità, e dato che come le salite sono molto lunghe possono comportare alla fine distacchi significativi. La salita al passo Rolle, che in molti affrontano sotto il sole, è la via obbligata per tornare a Feltre ma regala scorci bellissimi sul Cimon della Pala e costeggia un lago dalle acque cristalline.

Gli unici tratti di relativa pianura in questa granfondo sono il falsopiano che sale verso Predazzo e quello che scende dopo il Rolle verso il Feltrinese. Qui il vento la fa da padrone e bisogna centellinare le energie che saranno indispensabili sull’erta finale del Croce d’Aune, dove quasi un secolo fa Tullio Campagnolo ebbe l’impulso che lo portò a concepire quello che tutti conosciamo come sgancio rapido.

Da lì all’arrivo di Feltre è una galoppata trionfale in cui le porte della città si aprono per celebrare l’arrivo degli eroi che hanno completato l’impresa con l’unica certezza che, come recita il cartello posto in prossimità del traguardo, per oggi la salita è finita.

Tutte le foto sono di SPORTOGRAF.com https://www.sportograf.com/it/shop

http://www.gfsportful.it/

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.