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Ma le nuove bici sono davvero tutte uguali?

di - 19/07/2019

Il passato in qualche modo torna sempre. Si parla tanto dei carri ribassati delle bici, vi ricordate quelli delle GT?

L’obiettivo delle prossime righe non è quello di indirizzarvi su una bici piuttosto che un’altra ma semplicemente di andare oltre al design e all’impatto estetico, che in ogni caso deve avere sempre la sua importanza perché “quello che appaga l’occhio porta anche gratificazione”. A volte uguali, non di rado sono simili ma oltre al design, le bici di oggi esprimono molti concetti  e sintesi della ricerca in fatto di aerodinamica, materiali, processi di costruzione, integrazione e molto altro.

Non a caso abbiamo scelto delle immagini delle GT come apertura di questo approfondimento. Nella foto qui sopra un modello Edge in titanio. Parliamo di un progetto che inizia a prendere forma negli anni 90, nella mtb a partire da metà anni 80 circa.

Eppure oggi il mondo della tecnica ciclistica è a un bivio: prima i freni a disco, amati e odiati al tempo stesso che in qualche modo hanno portato nuove soluzioni, ad esempio ci ritroviamo telai in carbonio disc brake più leggeri dei frame tradizionali ( a parità di taglia), nuovi componenti e finalmente le gomme tubeless. Dal lato opposto buona parte delle bici di nuova generazione, aero e tradizionali, sembrano essere tutte uguali, per lo meno molto simili tra loro, con aspetti legati al design e alle forme che le accomunano. Ma è davvero così?

È bene fare una premessa, per chiarire alcuni aspetti e per evitare commenti errati, inutili. Con particolare riferimento alla produzione dei telai in carbonio, esistono aziende più o meno note, del far east ma anche in terra europea, che producono con stampi “open mold”, ovvero una sorta di design/forma standard non brevettata (o che non è più coperta da brevetto), quindi utilizzabile da tutti (o quasi). Le piccole aziende e marchi, chi non possono permettersi onerosi studi di ingegneria, si affidano a questi per la produzione: resta ben inteso che non è per forza una cosa negativa.

Di solito un “artigiano vero”, colui che costruisce un telaio da bici adotta il metodo della fasciatura, più difficile, più complicata e costosa ma che al tempo stesso non obbliga l’impiego di uno stampo, bensì della “sola” dima (buona parte di questi sono anche i telai fatti su misura). La famosa produzione monoscocca, quella delle grandi aziende ma anche simbolo della produzione di massa, necessita e obbliga l’utilizzo di stampi: ogni stampo ha un costo che si aggira intorno ai 35/40 mila euro, di media (il costo si riferisce ad ogni singola taglia). Ci sono poi le mode, che non possono essere bypassate, che piaccia oppure no. Non possiamo tralasciare i fornitori della materia prima, il carbonio e le resine: le aziende credibili e affidabili si contano sulle dita di una mano. Acquistare una bobina di carbonio a bassissimo costo (al di sotto nella media), comporta dei rischi e le grosse aziende rischiano fino ad un certo punto, nessuno è disposto a compromettere la propria immagine e, il mercato dei materiali compositi non è come il supermercato quando fa le offerte da volantino.

Le bici più moderne, quelle in carbonio con il carro basso, in un certo senso prendono spunto dalle BMC, la prima a far diventare questa soluzione di design un vero e proprio family feeling. In questa immagine un dettaglio della nuova Roadmachine.

Cerchiamo di entrare ancor di più nello specifico, prendendo ad esempio tre marchi, con altrettanti prodotti nuovi, che da un punto di vista sono il simbolo della nuova generazione di bici race oriented con sistema frenante a disco: Specialized Tarmac, Cannondale SuperSix Evo3, Scott Addict.

Una versione della new Cannondale SuperSix Evo Disc
Specialized Tarmac Pro Disc

Le prime due sono davvero simili tra loro, se guardiamo il solo telaio, diverse se osserviamo la bici nella sua completezza. Le accomuna il design con il carro basso e compatto, il taglio dritto della tubazione orizzontale vicino al seat-post, l’orientamento tecnico del prodotto. Se osserviamo con attenzione però, ci accorgiamo che le due bici sono profondamente differenti.

Prima di tutto la geometria: per comodità prendiamo la taglia 54, comune ai due modelli. La Cannondale, giusto sottolineare che è un progetto più giovane ha anche uno sviluppo geometrico più moderno, che si basa su un comfort maggiore del ciclista in sella. Tubazione sterzo più alta di 1cm, angolo anteriore più aperto ( 71,2° vs 73°), così come l’apertura del piantone ( 73,7° vs 74°), a fronte di reach uguale ma di uno stack maggiore di 1 cm per la Cannondale (55,4 cm vs 54,4 cm). Questi i valori principali, che al di la della tecnica costruttiva, rendono la Cannondale meno aggressiva (il riferimento è sempre e solo rivolto alle geometrie), permette di usare meno spessori tra stem e tubazione sterzo, in linea di massima può essere una bici meno nervosa in fase di guida.

Scott Addict RC Disc

Se mettiamo a confronto alcuni dati con un altro modello nuovo, la Scott Addict, questo non nasconde una sorta di approccio old style (non per forza negativo), con un profilato dello sterzo più corto, rispetto agli altri due e alla media della categoria attuale. Lo stack, sempre per la taglia 54 è una via di mezzo tra Cannondale e Specialized, con 54,7 cm.

Taglie e geometrie dell’ultima versione Cannondale SuperSix Evo Disc

Le taglie e le geometrie del Tarmac di Specialized

Nello sviluppo di una piattaforma, di una bicicletta, a partire dalla bozza, fino ad arrivare al termine della parte prototipale è necessario considerare anche i feedback che arrivano dai corridori pro. Ogni marchio, ogni azienda ha un suo approccio, una sua filosofia, un modo di valutazione ed un peso ben specifici. Questi vengono combinati con le necessita del “progetto madre”, tendendo conto delle tendenze del mercato e ovviamente, come potete ben immaginare con la mass production.

Questa è una parte del retrotreno della Cannondale, visto da vicino è molto diverso da quello della Tarmac.

Quelle che sembrano biciclette uguali, in realtà nascondono una serie di dettagli che in una valutazione complessiva e finale le rendono parecchio diverse tra loro: materiale di costruzione, geometrie, concetti d’integrazione, finiture e piccoli soluzioni tecniche, tutti aspetti che l’utilizzatore finale dovrebbe prendere in considerazione, senza troppa superficialità. Avete presente i testi della privacy, scritti in piccolo e che nessuno legge? Tutti si limitano a barrare la casella. Passateci l’accostamento, più o meno siamo allo stesso livello. Sempre più spesso si sceglie una bici per i colori, per il suo costo (giustamente), perché l’abbiamo vista in tv o su FB, senza considerare se quel mezzo è realmente adatto alle nostre caratteristiche. Race, aero, endurance, gravel, disc oppure calipers, sempre più categorie di bici e sempre più confusione nelle nostre teste.

Gravel, ciclocross e road, ad ognuno la sua bici

Colnago a presentato la V3Rs, una bici che si adegua agli standard della categoria.

Colnago V3Rs

A cura della redazione tecnica, foto di Sara Carena, Ale di Lullo, redazione tecnica.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.