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Ma quanto ci costa la multidisciplinarietà

di - 26/09/2019

Sono in corso i mondiali di ciclismo e puntuale è tornato alla ribalta l’argomento multidisciplinarietà. Tutto bello, interessante, motivante, molti cercano di veicolare un messaggio positivo rivolto al ciclismo e agli operatori del settori, aziende e marchi in genere, in pochi parlano del costo e dell’impatto che può avere la multidisciplina in una famiglia. A tratti diventa opprimente sentir parlare alla tv, alla radio, su alcuni quotidiani, personaggi autorevoli della categoria, che centrano il loro discorso, sempre con riferimento al praticare diverse discipline legate alla bici, sui campioni dei futuro, piuttosto che pensare al divertimento e alla motivazione che può nascere dentro un bambino.

Di cosa stiamo parlando

Parliamo di multidisciplina, tanto di moda in questo periodo e in queste ultime stagioni, un concetto entrato con forza nel ciclismo moderno dopo che abbiamo visto, ammirato e osannato i vari VDP, Van Aert, Sagan, principali fautori delle batoste date alle le “vecchie nazioni del ciclismo”, Italia, Francia e Spagna (solo per fare tre esempi). Qualcosa stà cambiando A noi piace vedere la multidisciplina come un divertimento, per bambini e genitori, che permette ai più piccoli di approcciare prima di tutto l’aspetto del “gioco”, del divertimento e della varietà, della scelta. Ci dispiace ascoltare alcuni commenti alla tv, che focalizzano l’aspetto della multidisciplina come la possibilità di aumentare le capacità prestazionali, la versatilità di un atleta in età adulta, dimenticando completamente cosa significa e cosa si nasconde dietro alla pratica di diverse discipline che fanno parte dello stesso sport. Non possiamo dimenticare che si tratta anche di “soldoni”, non pochi, che una famiglia deve tirare fuori per far praticare il bambino.

Quando affrontiamo l’argomento della multidisciplinarietà, molto spesso ci scordiamo un aspetto importante (perché se quello più importante è la salute fisica e mentale di un ragazzo, non ci si può dimenticare della spesa e dei costi che i genitori devono sostenere), ovvero i costi. Stimolante pensare che proprio figlio possa diventare un atleta top grazie alle sue doti di biker, stradista, crossista sviluppate in tenera età ma, prima di tutto è necessario quantificare se è possibile farlo pedalare su una mtb, su una bici da strada e magari anche su una cx. Non di rado, un padre e una madre sono costretti a fare delle scelte, perché impossibilitati ad accontentare in tutto e per tutto il bambino, il ragazzo, il giovane pedalatore. Non si tratta di ridimensionare il concetto di “multidisciplina”, anzi ma di dare il giusto peso ai paroloni che arrivano dalle tv, dalle radio, dagli spot e anche dalle istituzioni, che, conti alla mano, fino ad oggi hanno fatto ben poco per supportare la multidisciplinarietà rivolta ai giovani. I sodalizi che allevano le categorie dei giovanissimi, juniores e talvolta anche gli U23, sono in difficoltà e come succede da sempre vanno avanti per iniziative dei singoli, grazie a sponsorizzazioni di appassionati, tra mille difficoltà e tanta burocrazia. Difficile trovare oggi, un team che fornisce il materiale a titolo gratuito (negli anni a dietro era una prassi, un’abitudine), sempre più spesso la squadra è obbligata a chiedere una cifra d’ingresso per sostenere le spese. Nelle situazioni più fortunate, il team riesce a fornire la bici da strada (che rimane il focus principale in Italia, la mtb e il ciclocross arrivano dopo), l’abbigliamento, una parte dell’equipaggiamento. Con maggiore frequenza i genitori si accollano le spese di viaggio nei week end di gara!

Proviamo a quantificare mantenendo un profilo molto basso: difficile trovare una bici da corsa da bambino, affidabile e gratificante (che non sia un cancello poco affidabile), al di sotto dei 500 euro, una spesa più o meno uguale per un mezzo da ciclocross. Ci vogliono almeno 400 euro per una mtb compatibile con la competizione (adatta a fare qualche garetta o per lo meno da poter usare durante le school). Difficile quantificare eventuali pezzi di ricambio, più semplice invece per i costi di manutenzione annuali/stagionali, che si aggirano intorno ai 200 euro (al netto di cadute e problemi, cifra che si riferisce ad una bicicletta sempre in ordine e sicura). Mediamente ci vogliono 40 euro per un casco (sarebbe una cosa da acquistare ancor prima della bici), a cui va aggiunta la stessa cifra per un paio di occhiali. Supponiamo un paio di kit forniti dalla squadra; una divisa, salopette e maglietta in aggiunta da usare nel periodo estivo è da preventivare, circa 40 euro.

Se parliamo di multidisciplina sono necessarie due paia di calzature, uno per la bici da strada, uno per l’off road: 50+50 euro, rimanendo su modelli davvero basici, il tutto al netto di offerte. Sono necessari come minimo 80 euro per il certificato medico, nella speranza che la società si accolli l’onere del tesserino per la pratica sportiva. Allineandoci al ad uno sport multidisciplinare, composto da 3 categorie (questo è il messaggio che passa dai vertici della federazione e da molti commentatori della tv), una famiglia dovrebbe spendere non meno di 1900 euro. Sono tanti soldi per un nucleo famigliare normale, davvero tanti e non bastano. Non abbiamo considerato alcuni equipaggiamenti e quelle che possono essere le spese per qualche trasferta. Multidisciplinarietà, una bella parola, una speranza e motivo di cultura sportiva, nella speranza che gli organi di competenza si facciano carico del suo sviluppo adeguato. Essere un atleta multidisciplinare di buon livello, avere come esempio quel fenomeno di VDP, ci accontentiamo di Evenepoel! Bei discorsi, ottimi concetti, grandi prospettive e speriamo che tutto non ricada (come sempre) solo sulle spalle delle famiglie.

a cura della redazione tecnica, foto Sara Carena e Bike Events

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.