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Mavic Comete Ultimate, le prime impressioni

di - 20/06/2017

Un bel giorno ci ritroviamo fianco al fianco con Omar Di Felice, brand ambassador Mavic in Italia, che ci porta a casa queste calzature da urlo: non è una storiella questa ma é esattamente quello che ci è successo nel momento in cui Mavic ci ha scelto per provare questa scarpa da bici unica nel suo genere.

Mavic Comete Ultimate non é solo una calzatura da 1000 euro ma é il simbolo di un nuovo segmento di prodotti, race e racing, ultra perfomance che mettono la resa tecnica prima di ogni altro aspetto, facendo collimare al meglio, tra loro, design e materiali di prim’ordine: anche per questo motivo abbiamo girato un breve video della calzatura.

La rivoluzione parte dalla struttura in carbonio, una sorta di chassis che non solo coinvolge la suola ma buona parte della porzione laterale (destra e sinistra), la punta e tutta la parte del tallone (talloniera), con interessamento del sistema di chiusura, del posizionamento delle tacchette (con tre fori standard). La struttura, così sviluppata, ha permesso di ottenere uno spessore con valore ridottissimo, solo 4,5 mm, capace di influenzare una bioposizione dell’atleta una volta in sella.

Mavic Comete Ultimate ha richiesto tre anni di ricerche e sviluppo: quello che vedete nelle foto, nel video e nelle immagini già disponibili dal sito Mavic https://shop.mavic.com/it-it/scarpe-comete-ultimate-c7293.html#1028=3320

Come é strutturata Mavic Comete Ultimate: uno struttura in carbonio esterna con dure rotori, una calzatura (come una pantofola) interna in tessuto, due solette (plantari) di differente spessore, aspetto quest’ultimo che permette di coprire al meglio le esigenze personali dell’utilizzatore finale ma anche di coprire due taglie. La scarpa é dotata di una placchetta in metallo a tre fori per il supporto della tacchetta.

La porzione interna, dove i lacci vanno a tirare per adeguare la scarpa al piede è composta da un materiale sintetico e gommoso (come da foto, la prima in alto). Esclusiva é pure la confezione, come un cofanetto che include i copriscarpe aderenti e waterproof, un panno per pulire il carbonio e le due sacche differenziate per le calzature destra e sinistra.

LE NOSTRE IMPRESSIONI

In parte abbiamo già fatto passare un messaggio importante: la scarpa é estrema in tutto, nel design, nel concetto, nello sviluppo, nei materiali con cui é costruita, nel prezzo, eppure non é eccessiva nella sua rigidità una volta indossata, anzi é piuttosto comoda (per chi é abituato ad indossare calzature dure e rigide) e fresca, ben aerata. Mavic Comete Ultimate é una scarpa che nasce per essere prestazionale, non fà perdere un watt di potenza e agevola la rotondità della pedalata, in particolare per chi ama pedalare e forzare caricando sulla punta.

Non solo: la sua forma particolare, la pianta larga che si restringe e asciuga verso porzione mediana e  tallone, non costringe eccessivamente la caviglia e la parte alta del piede, con effetto benefico sulla ventilazione e su un “certo gioco” del piede, che permette di muovere le dita dopo tante ore di sella, quasi a “sgranchirsi le estremità”.

La pantofola interna è facile da gestire, strana al primo impatto, non si é abituati a vedere una struttura del genere dedicata al mondo della bicicletta (arriva dal mondo dello sci), “scarpetta” che diventa un tutt’uno con la parte in carbonio una volta che il tutto é indossato. Mavic Comete Ultimate deve essere indossata a pacchetto completo e non pezzo per pezzo: il piede va inserito quando la scarpa in tessuto è dentro lo chassis in carbonio. In più di ‘un’occasione proprio la “scarpetta/pantofola” ci ha permesso di camminare senza la parte in carbonio, magari in attesa della partenza di una granfondo, oppure semplicemente per la pausa caffé durante un giro lungo.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.