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Polvere bianca sul Monte Rosa

di - 11/03/2015

Ho conosciuto Elena al Salewa Climb to Ski dell’anno scorso e da allora siamo rimasti in contatto, dopo mesi di messaggi in cui ipotizzavamo una sciata assieme ho trovato il weekend libero per andare a trovarla.

Elena

Lei non fa freeride da tanti anni ma, vuoi l’aver partecipato a quell’evento vuoi per un gruppetto di amici con cui è solita passare i weekend sulle sue montagne, ormai ha una vera patologia conclamata che potremmo definire: bisogno inappagabile di neve fresca. Qualcosa che la obbliga ad inforcare sci e pelli ogni fine settimana. Un male curabile? Non credo, in questi casi l’unica è assecondare il paziente e nel caso specifico, tenerlo al freddo e in alta quota.
Meteo propizio, compagnia di amici allertata, camera d’albergo trovata. Parto.
Finalmente conosco il gruppo di amichetti-local-freerider: i nanetti… dai, quelli che sul magazine ci hanno raccontato della discesa della Malfatta! Mimi, Mamo, Betta e la Vale di Les Poules, quella che ha fatto il cappello di 4skiers.
L’ingranaggio si inceppa un po’. Mimi non può venire con noi, e la mattina sorpresa: nevica di brutto.
Da Varallo Sesia ci spostiamo ad Alagna ma non è ancora ben chiaro cosa riusciremo a fare. Nel dubbio prendo tutto: artva, pala, sonda, Airbag, ramponi, un cordino, un secchiello, pelli, una bottiglia di Passito (ma la lasceremo in macchina, abbiamo troppa roba).
Prendiamo gli impianti e saliamo al Passo dei Salati 2.971m. Il tempo è terribile e anche abbastanza caldo, ad Elena, Mamo e Betta si unisce David, uno spagnolo naturalizzato Valsesiano che non sembra aver voglia di perdere tempo. Decidono che per scaldarsi si può fare un Canale dell’Aquila, quello raggiungibile con l’impianto Funifor che porta ad Indren.

rosa-preview

Neve bella, visibilità pessima, umori altalenanti.
Risalendo con gli ovetti i ragazzi passano in rassegna le possibilità e salta fuori, da David, l’opzione di fare il canale del Likke Schloss.
C’è un grosso punto interrogativo sulle mie capacità. David comincia ad interrogarmi circa le mie precedenti esperienze, che risultano al di sotto di quella in programma, poi mi accenna ad un grado di difficoltà che ho problemi ad individuare, e per finire mi informa che la pendenza arriva nell’attacco a 50 gradi.
Momento di riflessione.
I fiocchi di neve scendono, gli ovetti salgono, e con essi l’ansia.
Elena mi informa che c’è sempre la possibilità di restare in baita. Carina lei, dovrei forse lasciare l’onore su questo impianto di risalita? Accetto la sfida, si va!
Dall’arrivo dell’impianto di Indren si scaletta per un 10 minuti, fino a raggiungere la vecchia stazione di Punta Indren 3.260 m, da lì si imbocca la traccia che costeggia tuttora le vecchie reti di protezione, poi si montano le pelli e si prosegue venti minuti / mezz’ora in direzione nord-est fino all’imbocco del canale, che si trova fra il colle della Malfatta e la Punta Vittoria.
Forse il fatto che ci sia la nebbia è una benedizione perché guardare negli occhi la tigre è al tempo stesso affascinante e spaventoso. Il canale ha le fauci spalancate, ci chiama, ci sfida.
Togliamo le pelli, David assaggia la neve definendola buona, pare che tenga, inizia a scendere. Io vado da terzo, la giusta via di mezzo fra il temere lo strike di gruppo e la paura che alla fine rimanga su.
Incrociamo le dita nelle moffole e negli scarponi, chi per un motivo chi per un altro e uno alla volta cominciamo a scendere.
La discesa è adrenalinica, con un livello di concentrazione che definirei totale, ma splendida, davvero splendida.
Ci sono un paio di strettoie, larghe forse meno di tre metri, e il percorso fa un budello, articolandosi nel notevole dislivello della parete. Nei punti in cui il canale gira ci fermiamo in sosta, spostandoci per quanto possibile dalla parte centrale. Scendono fiumiciattoli di neve fresca con un rumore che in qualche modo tiene alta la soglia di attenzione. Facciamo qualche foto. Il canale ora appoggia di più, passa a 45 gradi, poi successivamente a 40, la tensione comincia a stemperarsi, cominciamo a ridere e fare curve più veloci e concatenate.
Raggiungiamo il punto in cui il percorso si raccorda con la discesa della Malfatta, teniamo la morena alla nostra destra e proseguiamo fino al bosco e poi fino al Wold.
Lì c’è una festa “Bors to be wild” che sembra organizzata appositamente per accoglierci. La musica, un deejay e il bel rifugio Pastore dove rilassarci e rifocillarci.
E’ stata una giornata fantastica, ha superato di gran lunga le aspettative. Cos’altro dire: i nanetti hanno tenuto fede al claim di Alagna, è un vero paradiso del freeride.

PS: il giorno dopo i nanetti sono tornati a rifare lo stesso canale, siamo ancora lontani da poter curare certe malattie

Informazioni
Difficoltà: molto impegnativo, itinerario di non facile individuazione
Pendenza: 45° / 50°
Dislivello: 1.804 m (da Punta Indrea fino all’Alpe Pile)
Altitudine massima: 3.260 m
Partecipanti: Massimo Ventura (Mamo), David Torrents, Elena Grupallo, Betta Zoppis, Marco Melloni.

Info: www.freerideparadise.it

Diplomato in Arti Grafiche, Laureato in Architettura con specializzazione in Design al Politecnico di Milano, un Master in Digital Marketing. Giornalista dal 2005 è direttore di 4Actionmedia dal 2015. Grande appassionato di sport e attività Outdoor, ha all'attivo alcune discese di sci ripido (50°) sul Monte Bianco e Monte Rosa, mezze maratone, alcune vie di alpinismo sulle alpi e surf in Indonesia.