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Prima assoluta invernale del Nanga Parbat

di - 29/02/2016

nanga vetta

Dopo 83 giorni dall’inizio della spedizione, Simone Moro porta a termine un’impresa straordinaria e scrive l’ennisma pagina nella storia dell’alpinismo mondiale.

Alla fine del 2015, l’alpinista bergamasco insieme a Tamara Lunger, fortissima atleta bolzanina, entrambi membri del team The North Face, hanno lasciato l’Europa per tentare la prima ascesa in invernale della famosa “montagna killer”, il Nanga Parbat (8.126 mt).

Venerdì, dopo più di 80 giorni sulla nona montagna più alta del mondo, Simone insieme allo spagnolo Alex Txikon e al pakistano Ali Sadpara, ha raggiunto la vetta attraverso la Kinshofer Route. Tamara Lunger purtroppo si è fermata a poca distanza dalla vetta, a causa di una scivolata cercando di saltare un piccolo crepaccio.

A circa 80 metri dalla vetta Tamara ha avuto la lucidità e la saggezza di valutare di non avere abbastanza energie per proseguire ed evitando così di compromettere il risultato della spedizione. Ora i componenti del team sono tutti al sicuro al campo base per i festeggiamenti e per il meritatissimo riposo.

L’impresa in invernale compiuta da Simone rappresenta un nuovo, incredibile capitolo nella storia dell’alpinismo ed è la quarta vetta in invernale di un 8.000 conquistata da Simone dopo lo Shisha Pangma (8027m), il Makalu (8463m) e il Gasherbrum II (8035m).

Durante l’inverno, le temperature sul Nanga Parbat possono facilmente arrivare a -40 gradi C. Durante il giorno il vento soffia fino a più di 50km orari. Il primo a conquistare la vetta del Nanga Parbat fu, il 3 luglio 1953 attraverso il Rakhiot Flank, l’alpinista austriaco Hermann Buhl, ma da allora le spedizioni alla conquista di questa montagna sono costate la vita a molti alpinisti esperti. Sebbene varie spedizioni abbiano conquistato la cima, ciò non è mai avvenuto in inverno…almeno fino ad oggi.

L’ultimo tentativo di ascesa al Nanga Parbat compiuto da Simone risale al 2014, insieme al tedesco David Goettler e all’italiano Emilio Previtali (per maggiori dettagli: www.thenorthfacejournal.com/mountaineering/nanga-parbat). Il team intraprese la Schell Route sul versante Rupal ma fu costretto a rinunciare e tornare indietro una volta giunto a 7200m a causa di condizioni climatiche e fisiche estremamente precarie.

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