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Sensazioni da onda: l’isola senza perchè

di - 14/12/2017

A cura di Luca Diodato

Mi ha spesso raccontato che quando passavo accanto al Coghinas ero felice. Chissà perché, ma mi piaceva.

La Sardegna piano piano si avvicina; è un’alba di metà Ottobre. Sono partito con Luca la sera prima da Napoli. I traghetti fuori stagione mi sono sempre piaciuti. Un po’ come il mare d’inverno d’altronde. Chissà perché, ma mi piacciono.

Mentre entriamo nel porto mando un messaggio a mamma: “Sono arrivato, a più tardi”. Mia mamma viaggia sempre un po’ con me. Insieme a me ha visto tanti posti. Ho iniziato a viaggiare con lei. Ora, in qualche modo, lei viaggia un po’ con me. Ogni tanto sa che sparisco; ma poi ritorno con qualche mia foto, un buongiorno.

Sbarcati, cerchiamo subito un bar. Abbiamo fame e voglia di colazione. Nel frattempo però siamo già sulla statale che porta verso nord. Lo troviamo mezz’ora dopo. Destino vuole che si chiami “Maya”; è  perso, al centro di un campo di ulivi. Entriamo e scambiamo due chiacchiere con la donna che ci prepara i caffè. Torno a sentire quell’accento che tanto mi piace. Non so perché, ma mi piace.

Viaggiamo verso Oristano. A un certo punto guardo Luca; lo vedo perso dietro i suoi occhiali. Lui in Sardegna non c’è mai stato. La Sardegna gli fa un po’ quell’effetto. Quell’effetto che “l’isola” fa a tanti. Resta là a guardarla. Chissà perché. Ma la guardi.

Mentre viaggio leggero, il sole diventa tiepido. E dalle nostre sacche inizia ad arrivare odore di paraffina. Guardo Luca. Mi ricordo…

Capo Mannu, Sardegna – Ph: Paolo Carta

Luca l’ho conosciuto in acqua. Su un picco. E’ successo in uno degli spot di casa nostra. Mi ricordo esattamente che era un Mercoledì di Giugno; era una delle mie primissime surfate. Sicuro una tra le prime cinque surfate della mia vita. Mi ero messo sul picco più bello; in realtà manco lo sapevo che fosse il più bello. Ma in tanti erano là, e mi ci ero messo anch’io. Qualcuno dei tanti, senza troppi complimenti, mi invitò a spostarmi. Non sapevo cosa significasse tutto ciò; Luca mi vide un po’ spaesato e mi disse…vieni con me. Mi “accompagnò” 30 metri più in là. Quel giorno non presi un’onda. E non ne prese neanche lui di onde; semplicemente perché quel picco era sgonfio. Era un picco senza picco. Ma Luca decise di accompagnarmi e restare con me a chiacchierare. A conoscerci.

Rieccoci qua, su una strada quasi deserta di una Sardegna quasi deserta; un po’ come il “nostro” picco. Quando mi aveva detto che sarebbe andato in Sardegna gli avevo risposto subito…ti accompagno? E un attimo dopo…ti accompagno!

Questo 2017 mi porta di nuovo in Sardegna. Qualcosa in questa terra continua a chiamarmi. Qualcosa, ad ovest, continua ad invitarmi. Con le sue onde. La sua gente. Quel “nulla” che mi attira. Quel mare che si muove quasi sempre. Quelle onde che a volte neanche provo a prendere. Che non so prendere. Quei tramonti. Quel punto esatto del Mediterraneo che sembra esistere senza coordinate. Ma esiste. C’è. E mi attira. Non so perché, ma mi attira.

Eccoci. Adesso. Di fronte alle onde che frangono su uno scoglio a forma di tavola. Ci hanno raccontato che lì sotto c’è un enorme scoglio. Una sorta di tavola lunga. E ora è bella apparecchiata. Riguardo Luca. Andiamo?

Mi guarda e mi fa… Mi accompagni? Ti accompagno!

Iniziamo lentamente a raggiungere la line up. Col mio long arrivo fuori. Mi guardo intorno. È la prima volta che riesco a surfare in questo posto. Penso che in questo momento non vorrei essere in nessun altro posto che qua. Mi fermo. Questa spiaggia e questo tramonto li porterò sempre con me. Col sole e il nulla alle spalle, mi giro un attimo verso sinistra. Mi ricordo. Sì, mi ricordo! Sono felice. Chi lo sa, forse è la stessa felicità di quando guardavo il Coghinas. Chi lo sa. Mia mamma mi racconta spesso che quando passavo accanto al Coghinas ero felice. Non so perché. Avevo due anni, era la mia prima volta in Sardegna. Viaggiavo con lei.

Luca ora è accanto a me. Ci guardiamo. Siamo qua! Proprio qua!!

Iniziamo…

 

Luca Diodato