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Tour du Mont Blanc, il gusto dell’impresa

di - 19/07/2017

Tour du Mont Blanc 2017, ecco il nostro racconto.

“Pensa ad una salita alla volta” è ciò che mi è stato detto prima di imbarcarmi in quest’impresa (questa volta mi permetto proprio di chiamarla “impresa”) ed è la frase che continuava a frullarmi in testa durante le svariate ore in sella, ma che pian piano perdeva l’intensità del suo tono minaccioso; direi anche che è stato l’unico ed indispensabile metodo di approccio adatto a poter superare, anche solo a livello mentale, i 330km e 8000m di dislivello che il percorso di questa manifestazione propone.

Un turbinio di emozioni che spaziava dall’ansia di cedere ad una crisi che non mi avrebbe più potuto permettere di continuare, all’emozione di aver scollinato un’altra asperità; il convivere con i mille dubbi su quale fosse il ritmo giusto da tenere e la paura che non stessi esagerando, ma allo stesso tempo poter godere della piacevole sensazione nel riuscire a tenere un passo superiore alle proprie aspettative; e poi il ricordarsi – e sforzarsi! – di mangiare continuamente, non appena il terreno lo permetteva; non per ultimo il poter assaporare continuamente il maestoso paesaggio che il Monte Bianco ti regala in una splendida giornata estiva.

Sono solo alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato quella che probabilmente è stata l’emozione più grande che abbia mai vissuto sulla bici, coronata con la soddisfazione unica che si prova quando si alza l’asticella dei propri limiti e si riesce a superarla. Indimenticabile.

Testo e foto di Riccardo Zacchi

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.