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Una giornata in BMC, in anteprima

di - 05/07/2016

 

BMC roadmachine, con i dischi in discesa come in moto

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Bella da impazzire. La prima cosa che pensi appena vedi la nuova arrivata BMC, nonostante la scelta apparentemente discutibile del colore (verde sparato) per un bici da 10.000 €, è che è una bici talmente bella che gli manchi qualche pezzo. E’ talmente essenziale che ti sembra uno di quelli schizzi che ogni tanto vedi sulle riviste, dove qualche designer tipo pininpeppino, mai salito su una bici in vita sua, si diverte a dettare lo stile di come saranno i mezzi a pedali nel 2070.

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Effettivamente è più o meno così: grazie al cambio elettronico ed ai freni a disco idraulici, la bici è completamente priva di qualsiasi cavo esterno, e avendo l’impianto frenante solo in zona mozzi, ti da l’idea di essere completamente nuda, risultando stupenda. E’ un giudizio talmente convinto che credo possa uscire dalla soggettività. E’ oggettivamente bella.

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A margine del test, dove la faranno provare nella versione verde-dura ace elettronico, nero-ultegra elettronico, BMC allestisce un esposizione con tutte le varianti modello/gruppo/colori, e personalmente assegno il primo posto, in fatto di colorazioni, alla top di gamma verde ed alla versione bianca con ultegra meccanico, il cui aspetto estetico è però funestato dalla presenza dei fili esterni. E’ talmente bello non vedere niente che un solo filo che esce dal manubrio rovina la visione d’insieme.

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Aspettiamo l’arrivo di Cadel Evans, che sarà la nostra guida!!!!!!!!!, e sistemiamo la nostra posizione in sella, che solo sul primo strappo mi accorgerò aver sbagliato di qualche millimetro.

E’ la prima volta che provo non solo il cambio elettronico, ma anche i freni a disco, e non sto nella pelle convinto sostenitore della rivoluzione tecnologica.

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Due parole di rito con l’ex campione del mondo, tanto simpatico quanto disponibile, e partiamo per Superga, con altri 4 ospiti; “No rush”, ci tiene a precisare Cadel. “Speriamo”, penso io.

 

I primi 50 metri sono in ripida discesa ed alla prima frenata al semaforo ho già modo di capire che dei freni a disco gli amatori non hanno motivo di fare a meno. Qualche chilometro tra pianura e falso piano in discesa, su asfalto sconnesso, mi fanno subito apprezzare rigidità e confort di un telaio che si capisce avere una marcia in più: non provo bici tutti i giorni, ma la mia BMC SLC01 è comunque una top di gamma e la differenza con questa la sento tutta.

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Affrontiamo i primi km della salita per Superga con pendenze sopra il 10% e 40 gradi sulla testa (39, per precisione di cronaca) e comincio a giocare con il cambio elettronico, apprezzandone subito precisione e velocità. Mentre sui dischi, il parere è definitivo (maipiùsenza!!!), l’elettronico è un ottimo miglioramento, di cui poter fare a meno se si vuole risparmiare qualche euro. Scelta NON applicabile in caso di Roadmachine, dove l’aggiunta di fili sarebbe un delitto imperdonabile.

 

Tengo la ruota del gruppetto che ha un ritmo superiore al mio nonostante Cadel chiacchieri con tutti, e maledico quei 2/3 millimetri di troppo di altezza sella che non mi fanno spingere al 100%. Nonostante il dettaglio, la bici si capisce essere assolutamente reattiva, rigida, e scattante. Alzarsi sui pedali vuol dire rilanciare decisamente la velocità, e la sensazione di non perdere nessun WATT per strada è percepibile.

 

Comincio a pensare che questa opportunità di test che BMC ci ha dato mi costerà cara: non avevo ancora intenzione di cambiare bici ma questa roadmachine voglio che entri nelle mie pedalate di tutti i giorni!

 

A metà salita perdo la ruota del gruppo e al primo bivio li vedo tornare indietro per non farmi sbagliare strada: gentilissimi!

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La strada poi diventa più pedalabile ed arriviamo alla basilica dove facciamo pausa Coca- Cola. Non vedo l’ora di iniziare la discesa, per provare tutte le potenzialità dei dischi e finalmente tenere la ruota degli altri senza far fatica: rimarrò deluso, e di certo non dai dischi.

Dopo 2 curve la confidenza con la roadmachine è già totale ed ogni frenata è una sensazione pazzesca: senti nelle dite la leva dei freni restituire il feedback dell’aderenza delle gomme, portandoti a sentire la bici fino al punto di massima aderenza, ed alleggerire la frenata appena senti la ruota dietro perdere qualche giro. Il perno passante delle ruote eliminato qualsiasi incertezza tipica della leggerezza delle bici trasdizionali, e la bici si lascia portare ad alte veocità resituendo sensazioni di sicurezza da moto.

 

Diciamolo senza metti termini: è una figata, e mi diverto come non mai, riscoprendo il gusto della discesa che ho sempre avuto da bambino ma non da adulto, frenato dal timore di cadute rovinose.

 

Se tutte le case stanno puntando forte su questo tipo di bici, che lasciano qualcosa in termini di peso e aerodinamicità il motivo è presto detto: sono l’ideale per gli amatori, forti o meno forti che siano. Mi riservo di provare altre bici con la stessa concezione (Cervelo C5, ad esempio), ma il giudizio è già definitivo: bici ideale!

 

Come su tutti i test, ometto i dettagli tecnici per i quali vi rimando al sito ufficiale, ma so che il telaio pesa meno di 1 kg.

 

Chiudo lanciando un’invettiva contro le case produttrici di bici, che quasi facendo cartello hanno scelto tutte la strada di dettare le combinazioni allestimento/colore: se la vuoi nera ti becchi l’ultegra elettronico, se la vuoi verde metti sul piatto 10.000 euro, anche se bianca la porti a casa a meno di 5.000 accontentandoti di allestimenti inferiori. La scelta mi risulta incomprensibile, in un’era dove personalizzazione viene esasperata e delle mie nike scelgo il colore di ogni asola per le stringhe. Incomprensibile in quanto si tratta solo di assemblare dei pezzi di fatto slegati, senza creare tutte le complicazioni delle infinite combinazioni del settore automotive. Mi piacerebbe vedere la faccia dello “Zampetti” della situazione che vuole il cambio automatico sulla BMW, ma per averlo deve comprala rossa. Ma dai…