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Andrea De Cesaris, una vita a 300 all’ora

di - 07/10/2014

Pietro Porcella ci invia questo bel ricordo di Andrea De Cesaris che condividiamo con tutti voi.

de cesaris

andrea de cesarisFoto di archivio di Gianni Squittieri, Andrea De Cesaris è il primo a destra

 

ANDREA DE CESARIS (1959-2014) UNA VITA A 300 all’ora!

Il Decio ci ha lasciato. Una movenza sbagliata in moto sul raccordo anulare della sua Roma non è come una manovra sbagliata sull’onda di Hookipa. L’asfalto non è liquido e per lui la corsa ora continua a tutta velocità nell’alto dei cieli. Peccato, aveva ancora tanta energia in corpo. Andrea era uno dei nostri, forse il più guascone, ma anche uno dei più simpatici, di quelli che vivono con la muta addosso come una seconda pelle. Sentendosi superiore forse per quel suo passato sportivo nobile. Il Decio l’avevo conosciuto a Maui quando ancora correva in Formula 1, seconda metà degli anni ’80. Ce lo aveva introdotto, come tutti i nuovi romani dell’epoca, il Pacittone. A quei tempi Andrea stemperava l’intervallo e la pressione tra il Gran Premio in Giappone e quello in Australia con quelle due settimane a Maui, dove aveva coltivato la passione per il waveriding. Aveva imparato così in fretta ed era diventato un discreto waverider che a volte voleva tornare a Maui o a Cape Town anche appena finita la stagione automobilistica. E voleva dettar legge con tutti. Come quella volta che a Baldwin Park (1989) in piena fluorescenza del Team Italia, avevamo organizzato la sfida a pallone contro i tedeschi. Sentitissima. Cesare Cantagalli aveva addirittura fatto fare le maglie e i pantaloncini azzurri con la scritta. Lui, nuovo del gruppo, non accettava di partire in panchina. Strappò la maglia a Peppe De Cecco e volle partire a tutti i costi titolare, senza uscire dal campo neanche quando era giunto il momento del turn over. O come quando, al suo primo contest a Funtana Meiga, (Chia Classic Aprile 1994) uscì al primo turno e si mise a sbraitare contro i giudici che (a suo giudizio) non gli avevano fatto passare il turno per favorire i sardi Stefano Sanna e Fabio Ruina. Era fatto così. Polemico e allegrone, ma poi sempre pronto al confronto e allo scherzo autoironico quando ci ritrovavamo intorno a un tavolo a mangiare o a bere e scherzare la notte in disco a Casanova. Quell’episodio del Chia Classic, per dire, me lo ha ricordato puntualmente per vent’anni ! Il Decio era anche uno preciso. Nei materiali che voleva sempre nuovi, updated, personalizzati. Nello stile, dove esprimeva quella sua radicalità rabbiosa, nervosa, ma estremamente fluida. Nelle interviste, dove sapeva parlare e promuoversi con scafata esperienza con parole giuste e spiritose. Ricordo una intervista speciale che gli feci per Sport Club di Videolina nel ’97, dove alla fine diventò lui la star del PWA Sardinia International a discapito degli altri campioni italiani e stranieri presenti e molto più forti di lui. Andrea sapeva stare in gruppo e far divertire i suoi interlocutori e mantenere la sua individualità. La vita, le persone, gli amori son cambiati per lui in questo quarto di secolo. Non la passione vera e pura per il windsurf. Ancora a 50 anni a volte lo vedevi entrare per primo in acqua, quando il vento avrebbe fatto affondare gli altri più pesanti di lui o lo aspettavi quando usciva per ultimissimo al buio, il sole era tramontato da un pezzo e lui voleva caparbiamente assicurarsi l’ultima onda della giornata. E poi ci intratteneva, noi italiani residents, nel parcheggio di Hookipa o nel ristorante di turno, a raccontarci le sue imprese e la sua magnitudine. E guai a contraddirlo. Questo Novembre, nei Grand Masters all’Aloha Classic lo ricorderò. Quel suo posto in tabellone e nel capannello degli italiani vip rimarrà vuoto. E a noi piacerà ricordarlo come era con noi surfisti, sempre lanciato a 300 all’ora, con la bavetta negli angoli della bocca, coi suoi tick mentre balbettava, con le sue storiacce divertenti in romanesco, con la sua risata proromente. Addio Andrea, aspettaci lassù al prossimo contest…. e si rifarà una delle nostre tavolate in allegria… Pietro Porcella

Ciao a tutti, sono Fabio Calò (ITA-720), ho iniziato a fare windsurf all’età di 13 anni e da quel momento è diventata la mia più grande passione, poi la mia vita e il mio lavoro. Campione Italiano Wave nel 2013 e 2015. Vivo a Torbole sul Garda e respiro l’aria del windsurf 365 giorni all’anno.