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Andrea Lanfri in cima all’Everest: record mondiale con Ferrino

di - 21/05/2022

Lanfri con Ferrino Everest

13 maggio 2022, ore 5,40 del mattino, Andrea Lanfri insieme alla guida alpina Luca Montanari, si godono l’alba a 8848 metri sopra il livello del mare, sul fantomatico Monte Everest. Record mondiale quello appena compiuto da Andrea, in quanto è il primo atleta con pluriamputazioni a scalare questa cima.

 

La grande ascesa di Andrea è iniziata nel 2015, otto anni fa, quando, a seguito di una meningite fulminante, subì l’amputazione di entrambe le gambe e sette dita delle mani. Da quel giorno Andrea, ha iniziato un lungo e grandioso percorso che lo ha portato a riacquistare la normalità nel quotidiano prima, e a primeggiare nelle gare paralimpiche di corsa poi. Ma non solo. Ha sempre inseguito i suoi sogni da alpinista, con obiettivi sempre più ambiziosi, fino ad arrivare in cima al Mondo.

Lanfri con Ferrino Everest

Lanfri e Montanari hanno salito l’Everest lungo la via classica del versante Sud. Dopo aver raggiunto il Nepal, nello scorso mese di aprile, hanno completato l’acclimatamento e Andrea ne ha approfittato anche per indossare le sue lamine da runner e correre il miglio più alto del mondo, in soli 9 minuti e 48 secondi.

Durante i primi giorni, Montanari e Lanfri sono saliti di quota, fino a raggiungere il Colle Sud, a 7900 metri, da dove poi è partito il balzo finale verso la cima. Andrea utilizza delle protesi appositamente realizzate per la scalata in alta quota. La salita non è stata per nulla facile e le difficoltà si sono fatte sentire soprattutto in altissima quota, a causa delle temperature bassissime e della rarefazione dell’aria. Andrea e Luca hanno impiegato le bombole d’ossigeno per l’ultimo tratto verso la vetta.

 

Lanfri con Ferrino Everest

Insieme ad Andrea e Luca, c’era Ferrino a fargli compagnia. In particolare, Andrea aveva in dotazione uno zaino ultraleggero Instinct, una tenda Lhotse 4 per il Campo Base, una tenda Blizzard in Dyneema per i campi alti, disponibile nella collezione FW22 a partire da settembre.

ANDREA LANFRI – INTERVISTA

Ferrino, poco dopo il rientro al Campo Base di Andrea e Luca, li ha contattati per sentire le loro impressioni ed emozioni “a caldo”.

Andrea, prima di partire, alla precisa domanda su come ti immaginavi in vetta all’Everest hai preferito non rispondere, dicendo che volevi affrontare la tua sfida un passo alla volta. Ora lassù ci sei arrivato per davvero: come è stato guardare l’orizzonte dal punto più alto della terra?
“Un’emozione immensa, un cammino, un’immagine dentro di me che sognavo da anni e finalmente ero lì, il tutto in un mix di surreale, un po’ in dubbio tra sogno e realtà. Mai nella mia vita avrei pensato di godere di così tanta bellezza e felicità. “Ma dove cavolo sono?”, questa è stata la mia domanda dentro di me. Guarda dove sono arrivato! Se non mi fossi rialzato dopo ogni caduta su quel sentiero sopra casa che cercavo di percorrere quando muovevo i primi passi con le protesi, quante cose mi sarei perso! Tutte le fatiche, tutti gli allenamenti, le persone che ho conosciuto lungo questo cammino, mi hanno portato a vivere questa gioia. A loro dico grazie è una sensazione bellissima!”.

 

Quale è stata la parte più impegnativa della salita?
“La discesa! Passato l’Hillary Step ho cominciato a sentire un fastidio nel camminare sul piede destro. Ho pensato: “Piede rotto… Ok, no problem, al massimo ne ho uno di scorta!”. La discesa è diventata sempre più faticosa, ma, piano piano e con l’aiuto di qualche calata in corda doppia, sono riuscito ad arrivare a Campo 4, molto stanco.

Qui togliendo le scarpe ho scoperto qual era il problema: si era formato del ghiaccio tra le lame di carbonio, impedendo il movimento del piede! Una volta ripulito il piede dal ghiaccio, anche se al campo il vento era molto forte, sono riuscito a dormire qualche ora recuperando energie per la discesa del giorno dopo. La mattina successiva dal C4 siamo scesi al C2, dove una bella bottiglia di Coca Cola mi attendeva in tenda! Poi l’ultima giornata di fatiche e pericoli con l’attraversamento dell’Ice Fall e infine l’arrivo al Base!”.

Lanfri con Ferrino Everest

Le difficoltà che hai dovuto affrontare sono le stesse degli altri scalatori oppure a te questa salita ha riservato sfide e ostacoli diversi?
“Insieme alle problematiche di ogni alpinista, devo stare molto attento a quello che può accadere ai monconi. Se questi si infiammano o si creano ulcere sono impossibilitato a mettere la protesi e, a quelle quote, non sarebbe una cosa buona… L’esperienza, l’allenamento e l’ottima gestione della sudorazione hanno fatto sì che tutto andasse per il meglio, ma indossare le protesi a volte può essere doloroso ed è comunque sempre fastidioso. Bisogna saper stringere i denti e rimanere focalizzati sull’obiettivo”.

 

Quanto è stato importante per il raggiungimento del tuo obiettivo il supporto della tecnologia?
“La tecnologia delle protesi è importantissima, ma, se non ci si aggiunge una buona dose di volontà, la tecnologia da sola non ti cambia la vita! Ricordo ancora la frase che mi disse il mio tecnico ortopedico il primo giorno di protesi: “Ecco qua i tuoi nuovi piedi, ora sta a te portarli in giro!”. Da lì capii che non sarebbe stato facile! Ma presto iniziai a divertirmi a portare in giro i miei nuovi piedi di carbonio e titanio… Durante una salita come questa anche i momenti di recupero sono fondamentali. Sotto questo aspetto è stato essenziale avere il supporto e la sicurezza di attrezzature tecniche come le tende realizzate da Ferrino. Non mi riferisco solo alla protezione dal vento e dal freddo, ma anche dalla luce solare, che a quelle quote è davvero abbagliante!”.

 

La vetta dell’Everest è stato il punto di arrivo di un lungo percorso. Da quella cima sei riuscito a vedere quale potrebbe essere il prossimo passo del tuo cammino fra le montagne?
“Si, è già programmato! In realtà l’Everest è una tappa del mio percorso, la più importante ovviamente, ma una tappa. Il progetto reale, “my7summits”, proseguirà con le altre vette. La prossima in lista? Il Kilimangiaro la più alta del continente africano!”.

 

Un progetto ambizioso e tante nuove sfide da realizzare, dunque, a cui Ferrino fornisce il proprio supporto con grande entusiasmo: “Siamo particolarmente felici per il successo di Andrea e orgogliosi di avere fra i nostri ambassador un atleta come lui – spiega la CEO Anna Ferrino – La sua storia dimostra nel modo più limpido che non ci sono limiti alla passione e alla tenacia. Contribuire con i nostri prodotti alla realizzazione dei suoi sogni e di quelli di tutte le persone che amano la montagna e la natura è per noi la soddisfazione più bella e il miglior riconoscimento per il nostro lavoro“.

Camilla cresce a Torino dove si laurea in giurisprudenza, frequenta un master in Sport e Business management, ma capisce ben presto che la sua strada la porta in montagna. Dopo anni di Sci club, diventa maestra ed allenatrice di sci alpino e comincia a frequentare sempre di più le montagne che oggi sono casa. Sci alpinismo, alpinismo, trail running ed arrampicata sono le attività in cui spende ogni singola energia e, grazie alle quali, l’ha portata a scrivere ed a collaborare con le diverse aziende del settore outdoor.