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Andrea Lanfri due volte in vetta all’Aconcagua

di - 25/01/2023

andrea lanfri aconcagua

Lo sport fa da sempre la parte del leone nella vita di Andrea Lanfri. Atletica, poi montagna, bici, arrampicata. In mezzo, un piccolo dettaglio: la meningite con sepsi meningococcica che gli ha causato l’amputazione di entrambe le gambe e di sette dita delle mani. Oggi, esattamente otto anni dopo la diagnosi, Andrea Lanfri alza le braccia al cielo in vetta all’Aconcagua. La montagna più alta del Sudamerica, nonchè una delle Seven Summits: la quarta per Lanfri, che ha in progetto di salirle tutte.

La (doppia) salita all’Aconcagua

Completata la fase di acclimatazione, Andrea si è subito preparato per poter sfruttare al meglio “la finestra perfetta per poter provare la vetta”. Così, il 14 gennaio, ha lasciato il campo base di Plaza de Mulas e si è incamminato lungo la Ruta Normal de Los Pioneros.

Lo stesso giorno ha raggiunto campo 2, mentre il successivo ha continuato fino a campo 3 per poi tentare la vetta il 16 gennaio. A questo punto si sono persi i contatti con Andrea e con il suo navigatore satellitare, fermo a quota 6745 metri per sette ore. “Sbadatamente l’ho messo nella tasca superiore dello zaino durante la salita e devo averlo perso” ha spiegato Andrea dopo essere rientrato al campo base.

andrea lanfri

“Sono andato in cima, faceva un freddo allucinante”. Temperature basse che hanno avuto come conseguenza dei congelamenti leggeri alle dita delle mani. “Non sono riuscito a fare foto” il commento amaro di Andrea mentre ancora cercava di recuperare. “Tra qualche giorno è prevista una nuova finestra, provo a tornare su”. Non ce ne sarebbe stato bisogno, nessuno ha mai messo in dubbio le parole di Andrea. “Non voglio che ci siano dubbi su questa salita”.

Così sabato 21 gennaio, otto anni dopo essere stato ricoverato in ospedale con la diagnosi di meningite con sepsi meningococcica, Andrea Lanfri ha preso il suo zaino e ha ricominciato la salita all’Aconcagua. “Non potevo festeggiare questo anniversario in modo migliore, se non ri-scalando la vetta più alta del sud America”. Il primo giorno ha raggiunto campo 2, a circa 5600 metri, dopo aver superato in giornata 1200 metri di dislivello positivo.

Domenica 22 gennaio è invece iniziata con una sveglia alle 3 del mattino, con davanti un dislivello di 1600 metri fino alla vetta. “Ho impiegato 7 ore per completare la salita e ritrovarmi al fianco della croce a 6961 metri di quota”. Una pausa per riprendersi, per tirare fuori l’action cam e scattare varie foto di vetta. Poi giù, rapido fino alla tenda di campo 2 dove ha passato la notte per poi completare la discesa al mattino. “Che fatica, grazie Argentina!”.

Con l’Aconcagua in tasca ad Andrea mancano solo tre cime per completare il suo progetto “Seven Summits”: Denali per il nord America; Monte Vinson per l’Antartide; e Puncak Jaya o Monte Kosciuszko per l’Oceania. Se Andrea dovesse riuscire a completare tutte le salite sarebbe il primo pluri-amputato a collezionare le “Seven Summits”.

Livornese di nascita ma montanara d’adozione, studia Geologia e sogna di fare la scrittrice. Adora raccontare storie e qualsiasi tipo di avventura, inoltre non sa stare ferma: è facile trovarla su qualche treno diretto verso le Alpi con uno zaino fuori misura da cui penzolano scarpette o piccozze (a seconda della stagione).