Tre femmine, una aspettava un cucciolo. Il gas nel sangue dei vasi sanguigni è il risultato di un’emersione troppo rapida, molto probabile a causa delle operazioni di ricerca petrolifera con la tecnica dell’air-Gun
7 cetacei arenati a Punta Penna, nella costa Abruzzese: 3 di loro non ce l’hanno fatta a prendere il largo nonostante l’aiuto di tante persone presenti in spiaggia. Quanto è fragile l’equilibrio che lega le attività umane al mondo che ci circonda? Tanto.
Nonostante non siano ancora chiare le cause che hanno portato quei capodogli a perdere la rotta, il motivo più probabile è l’attività di prospezione per la ricerca di giacimenti di gas o petrolio sui fondali marini. L’inquinamento acustico causato dalle attività di ricerca condotte con l’air-gun, una tecnica che produce spari estremamente violenti e frequenti di aria compressa, è in grado di stordire molti tipi di cetacei, dai delfini alle balene oltre che le tartarughe e molti altri residenti nello spazio di cui noi siamo gli ospiti, il mare.
Questo tipo di trivellazioni off-shore sono promosse dal governo Renzi e vanno fermate. Il decreto “Sblocca Italia”, entrato in vigore in questi giorni, non è altro che un decreto “Sblocca Trivelle”: per il profitto di poche aziende, si minaccia di danneggiare seriamente i nostri ecosistemi marini col rischio di impatti negativi non solo sulla fauna marina ma anche al turismo, alla pesca sostenibile, alla vita delle comunità costiere.
Sulle tre carcasse l’esame necroscopico ha rivelato presenza di gas nei vasi sanguigni. Bolle che potrebbero essere una probabile conseguenza – secondo la tesi avanzata da Vincenzo Olivieri del Centro studi cetacei onlus – «di una riemersione troppo rapida, la cui causa potrebbe essere un trauma improvviso come quelli provocati dalle attività di prospezione con tecnica air-gun».
Un evento simile era capitato qualche mese fa in alto Adriatico, nel Ravennate, e noi di 4surf l’avevamo documentato in prima persona, trovandoci nella zona per surfare. Clicca qui per leggere l’articolo sui delfini e tartarughe spiaggiate in Romagna.
Fonti: greenpeace – Il centro/Chieti