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Doping, è ora di decisioni estreme

di - 23/07/2016

La vicenda della presunta (è doveroso dare il beneficio del dubbio in questa fase del procedimento) seconda positività al doping di Alex Schwazer, al di là delle singole implicazioni sulle quali tutti sui social network si dividono fra colpevolisti e innocentisti, impone alcune considerazioni, perché è solo l’ultimo capitolo (e neanche il più eclatante) di una lunga storia che sta influendo pesantemente sui prossimi Giochi Olimpici. La Russia mancherà dalla rassegna atletica, Romania e Bielorussia pescate con le mani in pasta salteranno quelle di canoa (e parliamo dei due Paesi di riferimento nella disciplina), Bulgaria, Russia e altre nazioni sono escluse nel sollevamento pesi, il Cio, che domani potrebbe decidere l’esclusione totale della Russia da Rio 2016 comunica continuamente casi di doping riguardanti le ultime edizioni dei Giochi con decine di medaglie che cambieranno padrone e così via e anche l’Italia pagherà un prezzo, piuttosto salato.

Un prezzo che pagheranno gli atleti innanzitutto, ultimi ingranaggi di un meccanismo molto complesso nel quale sono implicati allenatori, medici, dirigenti fino a importanti cariche politiche statali. Non ci si può soffermare sul singolo caso come molti stanno facendo, perché il problema è molto più vasto. Tutti si affannano a prendere posizione, ma molti trascurano l’aspetto principale del problema, la diffusione del doping e non parliamo solo delle sostanze illecite che passano attraverso una lista stabilita da un anno all’altro perché quello che è valido oggi non lo sarà domani e viceversa (il caso del meldonium che ha messo in crisi l’apparato politico-sportivo russo ne è un esempio), ma di una cultura latente, fondata sul rapporto direttamente proporzionale successo sportivo=lauto conto in banca che porta a cercare la frode sempre e comunque.

Una posizione va presa, non si può rimanere semplici spettatori. La nostra opinione è che sia tempo di decisioni estreme, che passano attraverso la radiazione al primo caso di positività almeno per un certo periodo di tempo. E’ necessario fare pulizia di una cultura diffusa, reimpostare tutto dalle fondamenta e per riuscirci bisogna essere drastici: chi bara è fuori, per sempre. Una politica severa che deve valere per alcuni anni prima di riesaminare tutta la situazione.

(FILES) This file photo taken on December 15, 2015 shows two blood samples of an athlete about to be analyzed at the French national anti-doping laboratory, in Chatenay-Malabry, outside Paris.  IOC president Thomas Bach said on MAy 18, 2016 that "dozens" of athletes could be banned from the forthcoming Olympic Games in Rio de Janeiro after new tests on samples from previous games.The International Olympic Committee (IOC) has decided to re-examine samples from the Beijing Olympics in 2008 and the London games in 2012 "using the most recent scientific methods", Bach said in an opinion piece in French daily Le Monde. "This decisive action will probably prevent dozens of athletes who have doped from competing in the Rio Olympic Games in 2016," added Bach. / AFP PHOTO / FRANCK FIFE (FILES) This file photo taken on December 15, 2015 shows two blood samples of an athlete about to be analyzed at the French national anti-doping laboratory, in Chatenay-Malabry, outside Paris.
IOC president Thomas Bach said on MAy 18, 2016 that “dozens” of athletes could be banned from the forthcoming Olympic Games in Rio de Janeiro after new tests on samples from previous games.The International Olympic Committee (IOC) has decided to re-examine samples from the Beijing Olympics in 2008 and the London games in 2012 “using the most recent scientific methods”, Bach said in an opinion piece in French daily Le Monde.
“This decisive action will probably prevent dozens of athletes who have doped from competing in the Rio Olympic Games in 2016,” added Bach. / AFP PHOTO / FRANCK FIFE

Per far questo è necessario però che l’azione sia univoca, il che allo stato attuale è impossibile: ogni federazione ha proprie regole, ogni Paese ha proprie regole. Quello che vale per un comitato sportivo non lo è per l’altro così passiamo da nazioni che colpiscono duramente (e l’Italia è sicuramente tra queste, non ha mai avuto paura di colpire anche i propri atleti di punta magari con un accanimento esagerato) ad altre che nascondono tutto sotto la sabbia pensando alle medaglie. Una decisione estrema come quella della radiazione dovrebbe valere per ogni federazione, per ogni nazione, un messaggio chiaro e netto che s’imprima bene nella mente soprattutto delle generazioni future. Poi le leggi non sono eterne, quando la situazione si evolverà in maniera positiva e i casi diminuiranno, allora si potrà pensare di tornare a squalifiche a tempo.

Parliamo, ne siamo coscienti, di qualcosa di utopistico perché va a ledere diritti umani, ma le leggi, soprattutto quelle prese in periodi di grave emergenza (e lo sport lo sta vivendo, inutile nascondercelo…) hanno dei costi molto pesanti. Non è una decisione che si può prendere dall’oggi al domani, bisogna trovare una convergenza politica molto difficile, ma il momento lo impone. Chi imbroglia è fuori, sono gli stessi atleti, quelli puliti, quelli che amano lo sport per il semplice gusto di farlo che lo chiedono. Riflettiamoci…