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La Felice Gimondi Bianchi secondo noi

di - 11/05/2017

 

La Felice Gimondi Bianchi è una granfondo internazionale, una gara tosta da sempre, impegnativa per i suoi tracciati e per via dell’elevato tasso tecnico dei suoi partecipanti, tutti atleti di prima fascia. Partenza e arrivo sono posizionati in città, dettaglio non secondario che fa crescere ulteriormente il valore della manifestazione: non sempre gli agglomerati urbani sono infatti a favore delle manifestazioni sportive, ma Bergamo è diversa, capace ogni volta di suggellare il suo storico rapporto con la bicicletta. Oltre a questo, Bergamo non è una metropoli come Milano e Roma, solo per fare due esempi ma è comunque una cittadina che non dorme mai, produttiva e attiva.

 

La Granfondo Felice Gimondi Bianchi giunge alla 21ª edizione, un gran bell’evento, ben organizzato, strutturato, in una location facile da raggiungere da più direzioni: tutti i servizi offerti, pre e post GF, sono concentrati presso il Lazzaretto, al fianco dello stadio, struttura di tutto rispetto, capace di accogliere adeguatamente un così elevato numero di partecipanti. L’adrenalina inizia a salire già dal sabato, giornata dedicata alla distribuzione dei pettorali e d’apertura del villaggio expo, quando i partecipanti hanno modo di visionare il viale che li ospiterà all’indomani. In questo 2017 la frenesia pre gara è stata in parte smorzata dalla pioggia abbondante che ha caratterizzato il pomeriggio della giornata di vigilia, per poi lasciare spazio alle sole nuvole della domenica.

 

È sempre bello osservare le facce e le espressioni dei debuttanti a questa manifestazione, quasi basiti quando si trovano di fronte alla mega-struttura della partenza e dell’arrivo: una costruzione degna del Giro d’Italia!

 

Peccato solo che il pacco gara non venga consegnato la domenica mattina. Lo start è fissato alle ore 7:00, ma per tutti i ciclisti (e buona parte degli accompagnatori) la giornata inizia almeno tre ore prima. Le griglie della Gimondi sono ampie, spaziose, e fanno contrasto con un percorso tortuoso da subito, aspetto che obbliga i più competitivi a guadagnare le prime posizioni già dai primi chilometri per evitare rischi e problematiche d’imbottigliamento. La voce di Paolo Mutton è sempre coinvolgente, ma quest’anno ci è mancata la colonna sonora degli AC/DC.

E poi!: sempre in merito alle griglie, arrivi all’ingresso alle 6,01 e ti accorgi che hai come minimo 200 persone davanti a te (prima griglia), ti domandi?! ma questi hanno dormito sopra gli alberi del viale? Avranno almeno mangiato, oppure hanno la schiscetta, oppure ancora le guance piene come i criceti?

 

Questa granfondo richiama, in particolare nelle ultime stagioni, atleti provenienti da alcuni Paesi vicini, quelli maggiormente interessati dallo sviluppo del ciclismo amatoriale, oltre agli ospiti internazionali del brand di Treviglio, perciò e non è raro, prima del via, ascoltare differenti idiomi. Come di consueto si parte ad andatura elevatissima, non piove, ma l’asfalto in qualche punto è umido e viscido. Il Colle dei Pasta, a poco più di 7 chilometri dallo start, sgrana e allunga il grippo, mentre la temperatura non elevata non aiuta certo a rompere il fiato. La pianura è poca, le salite sono belle e pedalabili, non eccessivamente arcigne e, per chi ha voglia di alzare gli occhi dall’asfalto, offrono panorami magnifici: lo sguardo spazia verso le Alpi imbiancate da una neve che ci si aspetta al mese di gennaio, sicuramente non a maggio, ma tutto ciò non fa altro che esaltare ulteriormente la bellezza e la suggestione delle valli bergamasche. MAGNIFICHE.

E quanta gente c’é nei sullo scollinamento delle salite e nel passaggio all’interno dei centri abitati, non puoi non farci caso, anche se sei attaccato su come un salame a stagionare nella ricerca del tempo su Strava.

Le discese sono tecniche, asciutte nei tratti aperti e bagnate in quelli in cui il bosco copre completamente la strada: da sottolineare che nei frangenti critici erano presenti, oltre ad addetti dell’organizzazione provvisti di bandiere high visible, pure addetti del Pronto Soccorso. Tante moto staffette si sono alternate con i numerosi mezzi della Polizia, a scorta anche dei gruppi più arretrati e sparpagliati. Tanti i volontari, i membri della Protezione Civile, della Polizia Municipale e dei Carabinieri a presidiare rotonde e punti caldi dell’intero percorso, a completamento di un pacchetto sicurezza da cui molti dovrebbero prendere esempio.

Vogliamo parlare delle postazioni di assistenza tecnica? Il tracciato più lungo ne prevedeva ben 9, in aggiunta alle auto del supporter Shimano.

Tre i tracciati di: il corto di 89,4 km e 1.400 m di dislivello, il medio di quasi 129 km per 2.100 m e il lungo di 162 km per un totale di 3.050 m, che confluivano tutti verso la città di Bergamo. Il rientro nel capoluogo di provincia lombardo prevedeva il passaggio in alcuni snodi cruciali per il traffico cittadino, ma incroci e rotonde gestiti al meglio dal personale preposto hanno permesso ai corridori di non rallentare la loro marcia e di non rischiare nulla in termini di sicurezza.

Non vogliamo parlare della cronaca, della squalifica del vincitore effettivo, Andrea Gallo ma volgiamo fare i complimenti all’organizzazione per il segnale forte, deciso e a nostro parere positivo: il regolamento, che piaccia o no, va rispettato e una scelta di questo genere deve essere da esempio per tanti organizzatori.

La medaglia: la medaglia finale è un simbolo, una sorta di certifica, un timbro sulla carriera del granfondista.

Bello infine pensare che questa granfondo amatoriale ha aperto per Bergamo un mese dedicato alle due ruote: lunedì 8 è stata infatti la Giornata della bicicletta, mentre il 21 maggio è iniziata la grande festa in rosa, con l’arrivo della 15ª tappa del Giro d’Italia, a cui ha fatto seguito la partenza della 23ª a Rovetta, martedì 23.

photo credits: Sara Carena

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.