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L’importanza di ascoltarsi

di - 20/12/2016

Molti amano uscire in gruppo per allenarsi, lo vedono come qualcosa di necessario per riuscire ad affrontare sedute di training produttive, magari perché da soli non riescono a trovare gli stimoli giusti, mentre altri, all’opposto, contemplano un ciclismo più solitario, fatto di pensieri, riflessioni, sensazioni fisiche e suoni che solo la natura sa offrire, per poter dare il massimo.

Quante volte si è sentito dire dall’amico professionista: “Domani esco da solo, devo fare degli allenamenti specifici”, ma magari anche il contrario: “Ho chiamato tutti, domani allenamento durissimo. Per fortuna siamo un bel gruppo”. Parlando con tanti atleti, mi sono accorto che questa differenza di pensiero c’è tra gli agonisti, tra i professionisti, tra i granfondisti evoluti, ma anche tra coloro che vivono la bicicletta con più tranquillità, tra coloro che amano fare del puro cicloturismo. Spesso alcuni mi domandano quale sia la scelta migliore oggettivamente, se – soprattutto quando si vuole fare un giro impegnativo, magari lungo o con esercizi specifici – sia veramente più utile, “mentalmente” parlando, pedalare in gruppo oppure affrontare la giornata da soli. Definirei questa una “domanda da 1 milione di dollari”: non esiste una risposta certa e giusta per ogni tipologia di atleta, non c’è qualcosa di migliore o peggiore in termini generali, ma c’è una cosa migliore o peggiore per ognuno di noi, e la risposta la possiamo avere solo se ci ascoltiamo. Sono stati scritti interi trattati di psicologia, di sociologia, tanti filosofi nella storia se ne sono occupati, di fatto le dinamiche che si celano dietro all’interazione di un soggetto in un gruppo, così come il proprio comportamento quando ci si trovava soli ad affrontare una difficoltà, sono qualcosa di veramente complesso, complicato da descrivere. Un ciclista trova la forza nel gruppo, nei compagni, nei compagni, un altro invece reperisce tutta l’energia necessaria guardando nel proprio profondo io. Queste dinamiche non esistono ovviamente solo nel ciclismo, nello sport, ma sono condivise in qualsiasi sfera umana. Ogni persona è “un piccolo diamante”, ciascuno, anche se appare simile a un altro, in verità è unico: sono unici i pensieri, le emozioni, sono unici quindi, in un certo modo, i canali e i modi in cui si raccoglie la propria energia quando si cerca di scavalcare quel piccolo o grande “muro” che ci si trova di fronte, un allenamento duro come un problema vero nella vita di ogni giorno. Personalmente credo che la società moderna ci abbia portato e ci stia portando sempre più a non domandarci chi siamo veramente, cosa vogliamo per noi stessi, cosa vogliamo ottenere; in poche parole, vuole renderci sempre meno introspettivi, vuole abbassare sempre di più il volume del nostro io, ma alzare quello di un altoparlante che scandisce delle note uguali per tutti quanti. Il mental training – e nel suo piccolo questa rubrica – vuole invece cercare di stimolare l’idea, dentro ognuno di voi, che non c’è cosa più importante di se stessi, e forse – se volete – non c’è cosa e persona che si possa conoscere meglio di ogni altra se non se stessi, ma solo a patto che ci si dia la possibilità di ascoltarsi. Uscire in gruppo, sostenendosi a vicenda con gli altri? Pedalare da soli, cercando di superare un’immensa salita, solo guardandosi dentro? Alla fine tutto questo è unicamente, ancora una volta, una metafora della nostra vita quotidiana. Ancora una volta il ciclismo è un bellissimo esempio di vita, una vita troppo importante per passarla a non capire veramente chi siamo. Se non lo sapete ancora, fermatevi un attimo, chiudete gli occhi. Fate alcuni respiri profondi, ascoltatel’aria che entra ed esce dai vostri polmoni, percepite quanto sia fresca. Ora mettete una mano sul petto. Accorgetevi di quanto sia forte e definito il battito del vostro corpo. Sono sicuro che molti saranno sorpresi dalle sensazioni che percepiranno, ma soprattutto rendetevi conto che semplicemente vi siete fermati e vi siete ascoltati, e ne siete tutti capaci. Questo è l’unico modo per capire, nelle scelte che tutti i giorni la vita ci pone, cosa sia veramente giusto per ognuno di noi.

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