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Nelle profondità del Mar Rosso

di - 20/10/2015

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Carine Camboulives e Manu Bouvet sono alla ricerca di spot inesplorati e lontani dalla folla da ormai 15 anni, sempre accompagnati dalle loro figlie: Lou e Shadé (9 e 3 anni). Questa volta, il loro amore per l’Oceano li ha portati ad esplorare il Mar Rosso egiziano, dove hanno raggiunto il campione mondiale d’immersione in apnea, Davide Carrera, per un camp d’allenamento molto particolare.

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Carine ed io abbiamo incontrato Davide Carrera qualche anno fa, mentre era a Maui alla ricerca di nuovi abissi da conquistare. È stato infatti lui ad avere l’idea di organizzare questo camp particolare di 4 giorni, studiato appositamente per i soli surfisti. L’obiettivo era di riuscire ad imparare come gestirsi meglio durante le frullate e le cadute in generale, magari con onde grosse.

Essendo windsurfisti, è necessario essere a nostro agio nell’Oceano, o almeno, al di sopra, in quanto una volta che ci sei sotto, specialmente in alcune situazioni piuttosto pesanti, ci si rende immediatamente conto di come anche i più esperti waterman sia un po’ meno under-waterman. Un piccolo gruppo, tra cui anche il vincitore dell’ultima edizione dell’Aloha Classic, Morgan Noireaux, assieme ai pro kiteboarders Bertrand Fleury, e pro windsurfers Julien Taboulet, Caroline Barbeaux e Rudy Castorina, si sono uniti al nostro gruppo per vivere un’esperienza unica e che è finita per cambiarci la vita! Da quel momento, infatti, la nostra percezione dell’Oceano è cambiata e ci siamo sentiti tutti maggiormente a nostro agio anche in condizioni più proibitive. Assieme a Davide, eravamo convinti che l’esperienza non si potesse considerare completa finchè non ci scambiavamo completamente la nostra rispettiva conoscenza e ruoli, facendo sia windsurf che freediving nello stesso momento e sullo stesso spot. Ha menzionato il Mar Rosso come uno tra i posti migliori al mondo per fare freediving ed è anche un ottimo spot per farci windsurf. Abbiamo così scelto il piccolo villaggio di Safaga, che offre ottime statistiche di vento ed una barriera corallina mozzafiato, ed offre alcuni degli scorci migliori di tutto il Mar Rosso.

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Il Blu è il nuovo rosso
Dopo avere guidato 4 ore da Luxor, attraversando le montagne nel deserto, ecco apparire il Mar Rosso, in tutto il suo splendore. Le nostre figlie Lou e Shadé sono le uniche deluse alla visione: “Ma è blu non rosso!”. Lou è arrabbiata ed accusa gli egiziani di essere bugiardi riguardo al colore dell’acqua. Davide poi le spiega che il nome deriva originariamente dalla periodica fioritura di un’alga rossa, la “Trichodesmium erythraeum” sul pelo dell’acqua. La maggior parte dei banchi sono lunghi anche molti chilometri e possono durare da uno a svariati mesi, rendendo rosso l’intero mare. Ora però non è stagione, quindi dovremo accontentarci del blu… E che blu però! Da lontano si nota una serie infinita di sfumature di azzutto, nel bel mezzo del deserto. Dal blu cobalto dei punti più profondi all’azzurro cristallino e più chiaro dei banchi di sabbia. È una visione paradisiaca! Non sarà rosso ma questa varietà di blu non è assolutamente da meno!
Secondo il suo passaporto, Davide è italiano ma la sua vera dimora è sott’acqua. Prima di diventare un world record holder, Davide era uno spirito libero ed avido windsurfista. Proprio ora, mentre il sole sta per sorgere, sta facendo del Tai-chi in spiaggia, camminando in cerchio, in spiaggia, molto lentamente. Alcuni clienti russi dell’albergo vicino, vedendo la scena, osservano increduli, con la tipica faccia da: “Che diavolo sta facendo sto tipo?”.

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L’approccio di Davide alla sua disciplina così pesante non è solamente atletico ma anche altamente spirituale. Il suo allenamento, infatti, si basa su una determinata routine di yoga, con tecniche di respirazione Pranayama, meditazione ed una dieta sana e depurante. Logicamente, per poter dare il massimo, deve anche passare più tempo possibile sott’acqua. Durante il nostro periodo insieme, seguiremo esattamente la sua routine, dieta ed allenamenti.
Uno degli obiettivi di Davide per questo viaggio è di farci portare pinna e maschere sui nostri windsurf, per uscire circa a 3 km in mare ed andare in uno spot famosissimo nel mondo del diving, in modo da poter così combinare le sue due passioni, come aveva in mente di fare da tempo ormai. La direzione del vento di oggi è perfetta e riusciremmo quindi a raggiungere il reef esterno con qualche virata sopravento, soffiando anche sui 25 nodi abbondanti. La prima metà del viaggio è assolutamente tranquilla e morbida, dato che il chop viene spianato da un banco di sabbia sopravento. Una volta arrivati in mare aperto, la situazione cambia e siamo sovrainvelati con la 4.2. In lontananza notiamo però un enorme anello di corallo, più chiaro e turchese, largo almeno come due campi da tennis, con acqua profonda al massimo mezzo metro. Davide ci dice che questo posto è famosissimo per la presenza di una parete a strapiombo di 200 metri tutta attorno, con una barriera corallina assolutamente spettacolare. Ancoriamo il materiale, ci mettiamo le maschere e le pinne e ci immergiamo. C’è a malapena abbastanza acqua per metter sotto la testa e nuotare sopra al reef con le pinne.
Sembra però di nuotare sopra ad un arcobaleno… fatto di corallo! Ci sono una miriade di colori, forme e patterns diversi, punteggiati da centinaia di piccoli pesci. Continuiamo a nuotare fino ad arrivare al bordo del reef. Poi, provo una sensazione che mi è estranea, cioè le vertigini, in acqua. Il fondo sprofonda vertiginosamente man mano che mi avvicino al bordo del reef. Smetto di nuotare. L’acqua è così cristallina che ti sembra quasi di fare skydiving. Ci metto qualche secondo a riprendermi ed a capire nuovamente la mia posizione nello spazio. Che sensazione strana! Davide, invece, si fionda sott’acqua diretto, lungo la parete, mantenendo un ritmo di nuotata ed una postura perfetti. Lo vedo allontanarsi per un bel periodo, forse perfino 30 secondi, prima che la sua silhouette si fonda con l’acqua più scura attorno a lui.

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Passa più o meno lo stesso tempo prima che riesca a riverderlo, stavolta mentre torna in su. Esce proprio di fianco a me e Carine, con un grosso sorriso sulla faccia. “Quanto sei andato giù?”, gli ho chiesto ansioso. “82 metri” risponde “e c’era ancora molta altra strada da fare prima d’intravedere il fondo”. Non male per la prima immersione, tenendo però presente che il suo record personale sia di 104 metri.
Ora è il nostro turno d’immergerci. Davide scruta dall’alto la nostra discesa lungo la parete multicolore, ricordandoci di mantenere una postura perfettamente dritta in modo che l’aria fluisca più facilmente nel corpo. Con la mano raddrizza dolcemente il collo di Carine, in modo che la testa sia perfettamente allineata con il resto del corpo mentre scende. Il perdersi nel guardare le bellissime formazioni coralline è un ottimo modo per non fissarsi sulla sempre più incessante richiesta d’ossigeno dal tuo corpo o da quanto siamo riusciti a scendere. Ci distraiamo con quelle visioni e ci godiamo l’esperienza ancora di più. Torniamo poi verso la cima piatta e bassa della barriera, in modo che Davide ci possa dare le sue impressioni sulle nostre immersioni.
Generalmente il potenziale massimo si raggiunge nel giro di 3/4 immersioni, una volta che i polmoni sono ben distesi ed abituati. Una volta tornati in superficie, ci guardiamo intorno godendoci la visuale mozzafiato. Siamo in mare aperto e tutto ciò che vediamo è blu a perdita d’occhio e le dune gialle che staccano drasticamente.
Torniamo sulle nostre tavole e ripartiamo sottovento per tornare in spiaggia, planando sospinti dal vento costante. Davide si sta divertendo moltissimo, non avendo possibilità di fare windsurf quanto vorrebbe. Carine ed io siamo abbastanza esausti dalle immersioni. Ciò nonostante, facciamo un po’ di bordi da e verso il reef, standogli appena sottovento e godendoci il piatto planando a tutta velocità e senza il minimo sforzo.  Continuiamo così a planare a tutta velocità, lascando, in mezzo metro d’acqua perfettamente cristallina. Era ormai da tempo che non provavo emozioni simili ad andare anche solo in acqua piatta. Siamo solo io, Carine e Davide in questo paesaggio idilliaco, riconnettendoci al piacere semplice che ci ha fatto innamorare del windsurf dall’inizio.
Una volta tornati al centro di windsurf, abbiamo scoperto che Lou si era creata la sua routine personale mentre noi non c’eravamo. Si è infatti fatta ben due lezioni di windusrf. Dice che i ragazzi del centro siano molto più bravi ad insegnare dei suoi genitori, sebbene parlino un inglese tutto sgangherato con un accento arabo. Appena vede Davide, lo prega di portarla a fare un’immersione. In men che non si dica gli si attacca alla schiena mentre scende, mollandosi sempre più tardi ogni volta che s’immergono, prendendosi un secondo per guardarsi attorno prima di tornare in superficie.

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La mattina successiva abbiamo iniziato la giornata presto con una session di Yoga. Ho ben 2 insegnanti personali dato che Carine aveva appena ottenuto il suo certificato prima di partire per l’Egitto. Anch’ io ho la mia personale routine di Yoga, dato che la faccio ormai da svariati anni, ma venire spinto ancora un po’ non fa mai male. Ci sono un’infinità di modi per fare Yoga. Ogni sessione, infatti, è diversa dalla precedente, anche facendo gli stessi identici esercizi, dato che il corpo reagisce sempre in maniera diversa. La posa “Shavasana” che termina ogni session di Yoga di permette di andare in stato meditativo, mentre sei sdraiato sulla schiena, con i palmi delle mani aperti rivolti verso il cielo. È l’impostazione perfetta per sperimentare e fare un po’ di apnea su terra ferma, o anche in acqua. Davide riesce a starsene per ben 7 minuti a galleggiare sulla superficie, con la faccia rivolta in giù.
“Non è una questione di quanto tempo riesci a stare senza respirare, bensì di quanto ti senta a tua agio quando lo fai.” Imparare a rilassare ogni singolo muscolo del corpo, infatti, incluso il cervello, bloccando la sensazione di soffocamento, permette di fondere il tuo corpo con l’acqua.

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Poco dopo abbiamo anche fatto degli esercizi specifici per la gestione dello stress e dell’ansia quando in mancanza di ossigeno. 2 di noi, prendevano l’altro e lo girano sottosopra, come le lancette di un orologio, permettendogli di respirare per una sola volta, per poi venire sballottato più volte sott’acqua come in una frullata.
Quello stesso pomeriggio ci siamo anche imbarcati su una barca da diving, che ci avrebbe portato in uno spot da qualche parte in mezzo al mare. Alcuni scuba-divers si erano uniti a noi, muniti di materiale speciale per riuscire a scendere a 40 metri di profondità.
Si preparano tutti, mentre Davide comincia a fare meditazione ed i suoi esercizi di respirazione. Gli scuba divers erano già andati da qualche minuto e Davide entra, mentre io e Carine cerchiamo di seguirlo al nostro passo.
Penso di non essere al di sotto dei 15 metri, quando scorgo gli scuba-divers almeno altri 15 metri più in profondità. Improvvisamente, poi, noto Davide che gli è appena sotto, però ovviamente senza bombole. Si prende perfino il tempo per far loro segno ed indicare la murena che non avevano visto! Sono rimasti tutti allibiti per un secondo, mentre poi è ripartito sempre più in profondità, come se niente fosse, sparendo negli abissi. Una volta tornati in barca, i divers parlavano esclusivamente dello spettacolo di Davide. Uno di loro ha perfino confessato che fosse convinto di avere le allucinazioni, in quanto non sapeva che ci fosse un freediver fra loro! Ci facciamo tutti una bella risata, finchè uno scuba diver russo dice, seriamente: “Perchè mai andare così in profondità senza bombole? Devi essere un vero imbecille per fare una cosa del genere…”

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Qualche decennio fa, prima che il windsurf ed il diving esplodessero nella zona, Hurghada, ora la terza città più grande dell’Egitto, non era che un paesino di pescatori.
Nel giro dei 20 anni successivi, questa zona del Mar Rosso ha visto un’eccezionale crescita turistica, purtroppo con devastanti conseguenze ambientali.
Il numero sempre crescente di barche da diving e la mancanza di attracchi, ha portato alla distruzione di enormi zone di corallo vivo. La mancanza totale di depuratori e controllo fognario ha messo in pericolo l’intero ecosistema marino. Con una popolazione locale e turistica in continuo aumento, la richiesta di pesce è aumentata ed ora c’è il rischio costante di pesca intensiva e di distruzione dell’ecosistema.
Questa prospettiva spaventosa è proprio all’origine della HEPCA.
Da visitatore, mi pongo sempre il problema di capire che tipo d’impatto e di impronta lasci e quali ripercussioni negative abbia l’industria del turismo, che io sto attualmente aiutando scrivendo questo articolo.
È anche questa una delle ragioni per cui io abbia deciso di venire in una delle zone NGO ora con base ad Hurghada.
La HEPCA è stata fondata nel 1992, con l’intento di specializzarsi nella conservazione di flora e fauna marina e terrestre, quando alcuni esponenti del movimento freediving hanno presentato la gravità della situazione. Mentre guidavamo attraverso Hurghada, a soli 30 minuti a nord dal nostro centro di windsurf, sono rimasto sorpreso da quanto HEPCA si stia dando da fare, raccogliendo un’infinità di spazzatura in giro per la città. Pensavo piuttosto che questo compito spettasse al governo locale…
Durante il nostro incontro al quartier generale della HEPCA, Lobna ci ha spiegato che in qualche modo la HEPCA è vittima del suo stesso successo ed efficienza. Il governo è più che contento di scaricargli delle responsabilità non loro. “Se non dovessimo occuparci noi della raccolta, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti, tutto finirebbe in acqua, che è l’ultima cosa che vogliamo”.
L’obiettivo iniziale di HEPCA di protezione e conservazione è ora diventato molto più ampio, comprendendo anche la gestione e monitoraggio delle risorse, istruzione dell’opinione pubblica, strategie per lo smaltimento dei rifiuti solidi, ricerca scientifica e sviluppo delle comunità.

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Fanno veramente un’enorme differenza nella vita di tutti i giorni ed hanno sostanzialmente vietato l’utilizzo di sacchetti di plastica nei supermercati. Hanno vietato la creazione di delfinari nel Mar Rosso, fermato la pesca illegale e perfino fermato le grosse multinazionali petrolifere che volevano trivellare nel Mar Rosso, proteggendo così l’ecosistema marino.
HEPCA è la prova vivente che la volontà della gente è fondamentale e può veramente fare la differenza anche per cause ambientaliste, indipendentemente dalla burocrazia e ca**ate governative.
Le piccole comunità si possono riunire, in tutto il mondo, in modo da proteggere le loro amate spiagge, foreste, fiumi e qualsiasi altra cosa cara. Così facendo, finiremo per migliorare l’ambiente in cui viviamo, anzichè distruggere tutto.
Questa eccezionale esperienza che Davide, Carine ed io abbiamo condiviso nel Mar Rosso non ci ha solo aiutato come atleti ma ha anche affinato la nostra consapevolezza dei problemi ambientali della zona. Noi 3 condividiamo un profondo amore per l’Oceano ma siamo altrettanto consapevoli di essere parte del problema, danneggiando l’ambiente che amiamo così tanto con materiale non eco-friendly. Questa nostra posizione contraddittoria è il ricordo permanente di quanto sia necessario acquisire maggiore consapevolezza come consumatori, in modo da rispettare maggiormente l’ambiente. Sono convinto che il windsurf ed il freediving mi possano aiutare a capirlo meglio.

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Guida di viaggio per Safaga Mar Rosso.

Come arrivarci:
Pegasus Airlines vola ad Hurghada a partire da150 Euro dalla maggior parte delle città europee tra cui: Amsterdam/Barcelona/Bruxel/Berlino/Londra/Madrid/Milano/Monaco/Parigi/Roma

www.flypgs.com

Dove alloggiare:
Fun & Fly : http://www.fun-and-fly.com
Agenzia di viaggio specializzata negli sport acquatici che ha il suo centro di windsurf a Safaga. Viaggio tutto incluso (volo, alloggio, pensione completa e materiale da windsurf a noleggia) all’albergo a 5 stelle Menaville, proprio in spiaggia, a 815 per 8 giorni/7 notti.
Gli esperti d’immersioni della Dune sono nello stesso edificio di Fun & Fly. Offrono viaggi giornalieri ai migliori spots di diving: http://www.dune-world.com

Quando andarci:
Da marzo a novembre c’è la maggiore probabilità di vento. Noi, comunque, abbiamo fatto l’ 80% dei giorni con vento sopra i 15 nodi, a gennaio. È eccezionale anche fare le immersioni, specialmente in autunno e primavera.

Condizioni Windsurfistiche:
Acqua piatta ideale per lo slalom, freestyle e speed, proprio davanti al centro di windsurf. Bump and Jump fuori.

 

TESTO Manu Bouvet FOTO Pierre Bouras FONTE 4Windsurf n° 166

Ciao a tutti, sono Fabio Calò (ITA-720), ho iniziato a fare windsurf all’età di 13 anni e da quel momento è diventata la mia più grande passione, poi la mia vita e il mio lavoro. Campione Italiano Wave nel 2013 e 2015. Vivo a Torbole sul Garda e respiro l’aria del windsurf 365 giorni all’anno.