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Stop alla plastica in montagna

di - 03/03/2020

Pejo3000, in Val di Sole è diventata la prima ski area plastic free al mondo.

Quando si dice iniziare la stagione con il piede giusto: Il comprensorio sciistico della Val di Pejo ha messo al bando i prodotti in plastica. Per raggiungere questo obiettivo è previsto un percorso in più tappe, inserito in un progetto di sostenibilità ambientale che riguarda l’intera valle. La stagione invernale parte con l’addio nei rifugi a tutta la plastica monouso.

L’obiettivo è ambizioso, tanto che nessuno mai, né in Europa, né a livello mondiale, ci aveva ancora provato: liberare un intero comprensorio sciistico dalla plastica, fonte di inquinamento che danneggia gravemente sia l’ecosistema montano sia gli animali che ne fanno parte.

La prima ski area a portare seriamente avanti questo progetto è Pejo 3000, un gioiellino della Val di Sole, incastonato all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio.

É proprio grazie alle analisi scientifiche su uno dei ghiacciai del Parco che è arrivata l’idea e la spinta ad agire: ad aprile, una ricerca dell’università Statale di Milano e di Milano Bicocca, aveva scoperto che il Ghiacciaio dei Forni contiene tra i 131 e i 162 milioni di particelle di componenti plastici, un tasso equiparabile a quello dei mari europei. Poliestere, poliammide, polietilene. Una conseguenza sconcertante della presenza umana che ovviamente incide sui gioielli naturali di cui dispone l’arco alpino.

Se le plastiche raggiungono le alte quote, vi rimangono per molto tempo, anche decenni e poi vengono restituite all’uomo sotto forma di danni ambientali e sanitari, entrando nella nostra catena alimentare” spiega Christian Casarotto, glaciologo del Museo delle Scienze MUSE di Trento. “Le iniziative per contenere la diffusione delle plastiche sono quanto mai urgenti. Tutto l’arco alpino dovrebbe adottarle”.

I vertici dell’Azienda per il Turismo della Val di Sole hanno quindi deciso di passare all’azione e di spingere sull’acceleratore per concretizzare un’idea che coltivavano da tempo e che la nuova direttiva europea sulle plastiche approvata a giugno non ha fatto che confermare nella sua importanza: hanno così proposto agli operatori di Pejo3000 di fare della propria ski area – che si sviluppa tra i 1400 e i 3000 metri di altitudine – la prima al mondo che metta al bando i materiali plastici.

Azioni concrete, non il solito greenwashing

Ci siamo subito resi conto che il lavoro da fare era imponente – rivela Luciano Rizzi, presidente dell’APT Val di Sole, Pejo e Rabbi – ma d’altro canto non volevamo più aspettare. L’economia locale si fonda sul turismo ma questo impone un’attenzione in più affinché le nostre risorse naturali non vengano depauperate. Sono loro il nostro tesoro e lo dobbiamo preservare per i nostri figli e nipoti. Siamo quindi orgogliosi di essere i primi al mondo a fare questo passo, sicuri che ben presto altri seguiranno”.

Impresa tanto più essenziale per una ski area che ha, fra i propri punti di forza, il fatto di essere tra le più adatte alle settimane bianche delle famiglie e di chi ha figli che stanno imparando a sciare. La vacanza sulla neve può infatti diventare un ottimo viatico di buone pratiche da diffondere una volta ritornati a casa.

Ma come costruire un progetto che producesse davvero effetti concreti e non fosse l’ennesimo caso di greenwashing valido solo come fattore di marketing? “Per prima cosa – spiega Fabio Sacco, direttore

generale dell’APT – abbiamo chiesto a una società specializzata di realizzare un’indagine che potesse rappresentare lo strumento programmatico sia per la ski-area, sia per l’intera Val di Sole. In questo modo, abbiamo definito i contorni della strategia, gli obiettivi e le azioni da adottare per fare della sostenibilità la mission di sviluppo del nostro territorio”.

Dopo una fase di ascolto degli operatori della ski area è stata firmata con loro una lettera d’intenti, che indichi precisamente le azioni da effettuare e le diverse tappe. “La stagione sciistica 2019-2020 sarà la prima in cui si applicheranno le novità. Non tutte, perché le cose da fare sono molte e alcune richiedono più tempo. Ma, fin da subito, il cambio sarà tangibile per tutti gli sciatori” aggiunge Simone Pegolotti, direttore Pejo Funivie.

Quando riapriranno le piste da sci, ad esempio, nei rifugi del comprensorio i clienti non troveranno più acqua e bibite confezionate in plastica, né stoviglie monouso né cannucce. Persino le bustine di ketchup e maionese spariranno (particolare da non sottovalutare: se ne consumano a migliaia, insieme ad hamburger, würstel e patatine fritte e spesso vengono disperse nell’ambiente). Accanto ai primi interventi, si stanno già pianificando altre iniziative, più complesse, che verranno man mano introdotte, per intervenire sulle tante potenziali fonti di provenienza delle microplastiche.

Allo stesso tempo nella ski area, nelle prossime settimane, saranno introdotti dei pannelli informativi che descriveranno il progetto Pejo Plastic Free e sensibilizzeranno gli sciatori per limitare l’uso di plastica a partire dai packaging e bottiglie di plastica e per invitare a riportare a valle i rifiuti, invece di disperderli in quota.

Una valle sostenibile

Il percorso per la ski area plastic free è comunque solo la punta dell’iceberg di uno sforzo per la sostenibilità che è decisamente più ampio e che già vedeva la Val di Pejo all’avanguardia: sul fronte dell’approvvigionamento energetico, da tempo viene utilizzata solo energia rinnovabile grazie a tre piccoli impianti idroelettrici. Inoltre, la produzione è superiore ai consumi di residenti e utenze commerciali, quindi viene immessa in rete energia verde, contribuendo così all’aumento della quota nazionale prodotta con le rinnovabili.

Per riscaldare le abitazioni, gli alberghi, gli edifici pubblici e le Terme di Pejo si utilizza poi un moderno impianto di teleriscaldamento a cippato, alimentato con gli scarti delle lavorazioni boschive. E per innevare artificialmente le piste si sfrutta solo acqua di recupero. Per il futuro, è già in programma di sostituire con nuovi mezzi ibridi, i gatti delle nevi che ogni sera battono le piste da sci, per evitare enormi quantità di carburante fossile.

Infine, il discorso certificazioni: il Parco Nazionale dello Stelvio ha finalmente ottenuto la certificazione della Carta europea del turismo sostenibile, che permette una migliore gestione delle aree protette e coinvolge sia i gestori del parco, sia i tour operator, sia le strutture ricettive. I tre rifugi dell’area sciistica, da parte loro, hanno invece avviato l’iter per ottenere la certificazione di Ecoristorazione Trentina, un marchio assegnato ai ristoranti che dimostrano di attuare azioni per la riduzione del proprio impatto sull’ambiente.

Mettiamoci del nostro

Spesso si pensa che tutte queste decisioni arrivino dall’alto e che noi con le nostre azioni non possiamo cambiare lo stato delle cose: niente di più sbagliato. Per prima cosa possiamo scegliere come destinazione delle nostre vacanze sulla neve dei resort che stanno adottando politiche di sostenibilità ambientali oppure possiamo portare noi stessi le ski area più “all’antica” a ragionare sul cambiamento. Per esempio se nei rifugi c’è ancora plastica possiamo chiedere che ci vengano servite le bevande senza cannuccia o possiamo portarci noi la nostra borraccia con l’acqua per non trovarci assetati a comprare una bottiglietta in plastica.

Il cambiamento viene dal basso.

Eva è nata e cresciuta a Roma, dove ha studiato giurisprudenza per capire che è una persona migliore quando non indossa un tailleur. Ha lasciato la grande città per lasciare che il vento le scompigliasse i capelli sulle montagne delle Alpi e presto ha scoperto che la sua passione per l’outdoor e scrivere di questa, poteva diventare un lavoro. Caporedattrice di 4outdoor, collabora con diverse realtà del settore outdoor. Quando ha finito di lavorare, apre la porta della baita in cui vive per sciare, correre, scalare o per andare a fare altre gratificanti attività come tirare il bastone al suo cane, andare a funghi o entrambe le cose insieme.