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A Kampala una pioggia di emozioni

di - 27/03/2017

“La potenza è nulla senza controllo” recitava uno slogan pubblicitario di qualche anno fa e la gara principe dei Mondiali di cross a Kampala in Uganda, vera e propria rassegna dei talenti africani con il resto del mondo a fare da comparsa, lo ha dimostrato. Il protagonista della corsa è stato l’ugandese Joshua Cheptegei, atleta che si allena in Toscana e che nelle categorie giovanili ha inanellato titoli mondiali in serie. Annunciato come la grande carta dei padroni di casa per sovvertire il pronostico, Cheptegei ha giocato la carta della temerarietà andando a guadagnare un cospicuo vantaggio su tutti fino a un km dall’arrivo, quando le forze sono venute meno ed è stato superato da ben 29 corridori. Il controllo inteso come maestria nella gestione del proprio fisico è stato quello del kenyano Geoffrey Kamworor, che dopo un periodo di appannamento soprattutto mentale seguente alla delusione dell’11° posto nei 10000 olimpici ha messo le cose in chiaro nel finale andando a fare il bis del titolo iridato 2015 con 12” sul connazionale Leonard Barsoton, che lo aveva battuto ai campionati nazionali. Bronzo a 19” all’etiope Abadi Hadis, punta di una squadra individualmente molto inferiore al Kenya ma che proprio grazie al suo spirito di gruppo, per il quale hanno sacrificato le ambizioni personali anche campioni come Edris (6°) e Jeilan (9°), ha strappato per un punto il titolo a squadre al Kenya, una sconfitta che di fatto, agli occhi dei kenyani, è uno smacco pesantissimo (bronzo all’Uganda). La top 10 è tutta africana, ma meritano una citazione l’americano Samuel Kiprono Chelanga, buon 11° a 48” e che ha fatto le veci di Leonard Korir deludente all’appuntamento più atteso, e l’australiano Patrick Tiernan, 13° a 53”. Il primo europeo è Sergio Sanchez, 50° a 2’36”: ogni commento è superfluo…

Kamworor con la bandiera nazionale dopo l'arrivo (foto organizzatori)

Il Kenya precedentemente aveva dominato la gara femminile piazzando le sue 6 atlete davanti a tutte, ma già alla vigilia si vedeva che quello messo alla partenza era un vero e proprio Dream Team. Tra tante campionesse alla fine l’ha spuntata chi con il cross ha maggiore dimestichezza, quella Irene Cheptai che quest’anno aveva vinto molte classiche stagionali conquistando anche la Coppa Europa per Club militando per il Fenerbahce turco. Nell’ultimo km la sua maggior freschezza le ha permesso di mettere in fila la campionessa africana dei 10000 Alice Aprot, a 4”, Lilian Kasait Rengeruk (la meno accreditata del sestetto) a 14”, la vicecampionessa olimpica dei 3000 siepi Hyvin Kiyeng a 35”, la campionessa uscente Agnes Jebet Tirop a 35” e l’olimpionica dei 1500 Faith Kipyegon, favorita della vigilia, che a 52” ha beffato allo sprint un’altra olimpionica, quella dei 3000 siepi Ruth Jebet in gara per il Bahrain portato al bronzo a squadre. Etiopia spazzata via, miglior non africana ancora una naturalizzata per gli Usa, Aliphine Tuliamuk 15esima a 1’46”.

La Cheptai al suo primo titolo iridato (foto organizzatori)

Capitolo Italia: la spedizione azzurra era ridotta nelle dimensioni, con la presenza delle sole squadre junior femminile e di staffetta, ma il bilancio è fortemente negativo. Non c’erano grandi aspettative, ma quando la formazione femminile giunge mestamente ultima con la sola Nadia Battocletti, ancora allieva, che ottiene un piazzamento discreto, 34esima a quasi tre minuti dalla vincitrice etiope Letensebet Gidey, oppure quando la staffetta dei mezzofondisti Soufyane El Kabbouri e Joao Bussotti e delle loro colleghe Margherita Magnani e Giulia Aprile è 11esima davanti solo a Sudan e Sud Sudan con gli omini che vanno addirittura più piano delle migliori atlete, qualche domanda è lecito porsela. La staffetta la vince il Kenya, stupendamente lanciato dall’iridato dei 1500 Asbel Kiprop, nonostante la mostruosa frazione finale della pluriprimatista mondiale indoor etiope Genzebe Dibaba che recupera ben 31” alla kenyana Beatrice Chepkoech. Bronzo meritato per la Turchia, che inserisce le sue stelle Ali Kaya e Yasemin Can puntando tutto, con successo, sulla prova di gruppo.

Nelle prove junior come detto prima fra le donne la Gidey, già vincitrice due anni prima, con 23” sulla connazionale Hawi Feyisa e 38” sulla kenyana Chepteek Chespol. Titolo a squadre all’Etiopia su Kenya e Uganda. I padroni di casa la grande gioia la vivono fra gli uomini, con Jacob Kiplimo (anche lui frutto del Tuscany Camp e tesserato per l’Atl.Prato) che con un’azione di forza stacca tutti a 3 km dalla conclusione e contiene il ritorno dell’etiope Amderwork Walelegn, conservando appena 3” di vantaggio, bronzo al kenyano Richard Kimunyuan a 12”. Altro titolo a squadre all’Etiopia su Kenya e Eritrea.