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Basta impianti in Marmolada!

di - 11/11/2020

marmolada

Ieri il collettivo The Outdoor Manifesto insieme ad amici e altre associazioni ha manifestato in Marmolada contro la costruzione di nuovi impianti. Riportiamo il loro comunicato stampa.

Marmolada 2020: basta impianti per uno sviluppo sostenibile

Oggi, martedì 10 novembre 2020, abbiamo scelto la Marmolada per dire “basta impianti”

Consapevoli che la macchina dello sfruttamento della montagna con la costruzione di nuovi impianti non si fermerà di fronte alla pandemia e consci dell’emergenza sanitaria in corso, abbiamo deciso di manifestare staticamente comunque la nostra contrarietà, ritrovandoci sulla cima del Col de Bousc con un primo gruppo e in prossimità della ex cabinovia di Pian dei Fiacconi con un secondo gruppo, volutamente di esigue proporzioni.

Il messaggio di oggi è: “fermiamo lo sfruttamento indiscriminato delle montagne, non costruiamo nuovi impianti di risalita!”

Da sempre la Regina delle Dolomiti, è stata una montagna simbolo del nostro patrimonio naturalistico, amata e conosciuta in tutto il mondo, è stata montagna pioniera aprendo la strada al turismo di massa, al turismo degli impianti di risalita, terra di confine, di guerra e di divisione.

marmolada the outdoor manifesto

Dopo 70 anni la Marmolada Trentina si ritrova senza impianti di risalita e pensiamo sia arrivato il momento di cambiare direzione ed andare verso un modello turistico che esuli dalle logiche dei grandi numeri e del turismo di massa che sono alla base della redditività economica degli impianti di risalita.

Alla luce del cambiamento di tendenza delle richieste turistiche, il mercato sciistico ha evidenziato un lento ma continuo declino negli ultimi anni, l’aumento dei costi di manutenzione (innevamento, bacini artificiali) dovuto ai cambiamenti climatici sta portando ad una insostenibilità economica e all’intensificazione di campagne di marketing per la conquista di nuovi mercati. D’altro canto, sempre maggiore è il desiderio da parte dei turisti di stare a contatto con la natura e con la cultura del luogo in cui hanno deciso di trascorrere le loro vacanze.

L’emergenza sanitaria sta mettendo a nudo le criticità e i limiti dei grandi numeri nel turismo e la stagione appena trascorsa ha evidenziato la necessità di sviluppare un turismo montano diversificato per tipologia di offerta.

Il progetto del Carosello in Marmolada, con il collegamento di passo Fedaia a Sass Bianchet e un eventuale collegamento Trentino- Veneto, ci indigna particolarmente!

marmolada the outdoor manifesto

Impossibile non considerare, il notevole impatto paesaggistico delle nuove stazioni degli impianti, considerando che tale progetto prevede l’arroccamento in mezzo al ghiacciaio in una zona ancora libera da infrastrutture e molto pericolosa dal punto di vista geologico a causa dei numerosi crepacci.

Con la costruzione di nuovi piloni e una nuova stazione in mezzo al versante nord della Marmolada si andrebbe a sfregiare definitivamente la dignità della montagna già notevolmente compromessa dai precedenti interventi umani.

Gli impianti definiti come ”pesanti” sono caratterizzati da un enorme costo iniziale di costruzione e significativi oneri di manutenzione. Gli inevitabili costi derivanti dalla riconsiderazione di tutte le piste, la necessità di grandi aree di parcheggio, la costruzione di imponenti opere anti-valanghive fanno pensare ad una insostenibilità economica, anche ipotizzando un ottimistico raddoppiamento dei passaggi a seguito del progetto di sviluppo impiantistico.

Il forte vento e l’alto rischio valanghivo di tutto il versante nord e l’inevitabile posizione soggetta a rischio valanghe della stazione a valle è un altro elemento a nostro avviso non sufficientemente valutato.

Pensiamo invece sia indispensabile costruire un progetto turistico sostenibile per la salvaguardia e la valorizzazione della Marmolada.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale sono le linee guida per un progetto di riqualificazione turistica volta alla rivalorizzazione delle risorse ambientali, naturalistiche e storico-culturali, in una chiave di lettura esperienziale.

Un progetto che vuole rilanciare la Marmolada come esempio da seguire per un nuovo modello di sviluppo sostenibile, tramite la realizzazione d’interventi che rispondano positivamente anche in termini economici e che si differenzino dal modello di turismo di massa senza intaccare l’ecosistema.

Così come la Marmolada è stata 70 anni fa la pioniera del turismo di massa con gli impianti di risalita, ora può tornare ad essere capofila di un nuovo modello basata su una logica di sviluppo a lungo termine che tiene conto della valorizzazione del nostro patrimonio culturale, la conservazione e il rispetto dell’ambiente, mantenendo intatta l’attrattività dei luoghi di questo patrimonio mondiale dell’umanità.

Dallo studio del MUSE “Verso un turismo sostenibile per l’area della Marmolada” è emerso come il bacino di utenza turistica presenti già una dotazione di piste ed impianti completa, sia per tipologia che per posizione, e come le infrastrutture impiantistiche esistenti non vengano utilizzate al pieno delle proprie potenzialità.

Con la realizzazione di nuovi impianti e il collegamento tra i due versanti si rimarrebbe imprigionati in una visione obsoleta del turismo legata al passato!

Immaginiamo il progetto condiviso, grazie alla collaborazione attiva di protagonisti come la Sat, il Muse, gli operatori locali, le guide alpine, la comunità Fassana e le istituzioni, le associazioni ambientaliste, l’istituto ladino di Fassa, assieme a tutti coloro che vorranno portare la loro esperienza ad un progetto veramente innovativo.

marmolada the outdoor manifesto

Con questo progetto si svilupperebbe un’offerta completamente distinta rispetto alla tradizione Dolomitica ponendosi in un’ottima condizione di competitività rispetto ai prodotti turistici esistenti, non perseguendo solo lo sport e il divertimento ma anche la valorizzazione paesaggistica, antropologica, storica della montagna simbolo delle Dolomiti; la  Marmolada.

Ricordiamo infine che sia Punta Rocca che Punta Serauta sono attualmente già raggiungibili con la funivia che parte da Malga Ciapela!

Pensiamo che il futuro del turismo in montagna debba cambiare strada, rendendo efficienti gli impianti esistenti e diversificando l’offerta turistica.

marmolada

Segue un estratto di un bellissimo articolo di Dino Buzzati, apparso sul Corriere della sera nell’ormai lontano 8 febbraio 1935

“Supponiamo che una commissione di tecnici dotati di poteri soprannaturali, oltre che di buon gusto è di competenza sportiva, fosse stata incaricata di costruire una montagna perfetta dal punto di vista sciistico; non una pista, intendiamoci, ma proprio un colosso di grande statura, razionalmente artisticamente ideato per una ascensione tipo.

Non crediamo che i tecnici avrebbero stentato a mettersi d’accordo: una quota assoluta piuttosto alta perché non mancasse mai neve, ma non eccessivo il dislivello dalla base alla cima. Un pendio immenso e ondulato, con ghiacciaio, che dalla vetta scivolasse senza interruzione sino al piedistallo, è rivolto a nord, affinché il sole non lo rovinasse. Il versante sud invece l’avrebbero costruito a picco, con il doppio scopo di accrescere il decoro personale del gigante e di offrire materia prima agli arrampicatori nei mesi estivi. Attorno e in mezzo all’immenso campo di neve avrebbero innalzato mastodontiche rupi, che, senza intralciare le scorribande degli sciatori, offrissero loro motivo di estetico compiacimento. Un tecnico, inoltre, persona raffinata, avrebbe proposto di lasciare aperto nel ghiacciaio, durante l’inverno, qualche crepaccio dei più grandi; il che, senza costituire pericolo, avrebbe certo contribuito al fascino dell’ambiente.

Compiuto il grosso dell’opera i tecnici si sarebbero messi a litigare. Mettere o non mettere una teleferica o funicolare che portasse in cima? Stimiamo però che l’idea sarebbe stata bocciata. Trattandosi di una montagna sul serio, non si poteva farle di proposito un simile affronto; e poi la discesa è giusto e bello guadagnarsela con le proprie gambe ….

Una volta condotta a termine la ciclopica costruzione, i tecnici si sarebbero scrollata di dosso la neve è rimasta attaccata e loro abiti e, con un sorriso soddisfatto, avrebbero presentato al mondo il loro capolavoro. Ebbene, per quanto non ci sia consentito di entrare nei cervelli degli ipotetici progettisti, siamo sicuri che dalle loro fatiche sarebbe venuto fuori qualcosa di molto, ma molto simile alla Marmolada. “

Maggiori info su www.theoutdoormanifesto.org

 

Eva è nata e cresciuta a Roma, dove ha studiato giurisprudenza per capire che è una persona migliore quando non indossa un tailleur. Ha lasciato la grande città per lasciare che il vento le scompigliasse i capelli sulle montagne delle Alpi e presto ha scoperto che la sua passione per l’outdoor e scrivere di questa, poteva diventare un lavoro. Caporedattrice di 4outdoor, collabora con diverse realtà del settore outdoor. Quando ha finito di lavorare, apre la porta della baita in cui vive per sciare, correre, scalare o per andare a fare altre gratificanti attività come tirare il bastone al suo cane, andare a funghi o entrambe le cose insieme.