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Boston è tutta etiope

di - 19/04/2016

Per la prima volta in 120 anni di storia la Boston Marathon ha avuto due vincitori etiopi, due nomi che si iscrivono di diritto nel novero dei favoriti dei prossimi Giochi di Rio perché il loro successo in terra americana garantisce loro la presenza nel terzetto in gara alle Olimpiadi. Anche se i tempi finali della classicissima americana sono del tutto trascurabili, la loro autorità nel successo è l’elemento distintivo di quest’edizione anche perché Hayle Lemi Berhanu si pone come un atleta capace di centrare l’obiettivo. A soli 21 anni l’etiope ha già nel curriculum vittorie a Dubai nel 2015, Varsavia e Zurigo e quest’anno dopo essere stato secondo a Dubai in gennaio aggiunge questo successo ottenuto seguendo il deciso attacco del campione uscente, il connazionale Lelisa Desisa nella discesa verso Newton Lower Falls, per poi attaccarlo dopo il 40° km scavando un solco di 47”. 2h12’44” il tempo finale con Yemane Tsegay andato a comporre un podio tutto etiope chiudendo in 2h14’02” con 3” di margine sul kenyano Wesley Korir, primo nel 2012.

Prestazione leggermente superiore dal punto di vista tecnico fra le donne dove Atsede Baysa, già due volte vincitrice a Chicago aggiunge un’altra classica americana grazie al prodigioso recupero nella parte finale sulla connazionale Tirfi Tsegaye e sulla kenyana Joyce Chepkirui che sembravano avviate a giocarsi il successo. Il sorpasso è avvenuto a due miglia dalla fine con la Baysa andata a vincere in 2h29’19” con la Tsegaye seconda in 2h30’03” e la Chepkirui alle sue spalle in 2h30’50”. La gara ha sancito il tramonto delle aspirazioni olimpiche della vincitrice di Londra 2012, Tiki Gelana, solo 14esima in 2h42’38” e mai in gara per la vittoria.

Hayle e Baysa, prima volta della doppietta etiope a Boston (foto organizzatori) Hayle e Baysa, prima volta della doppietta etiope a Boston (foto organizzatori)

A NAGANO VINCE IL VENTO

Vento protagonista di molte prove del weekend a cominciare dalla 18esima Nagano Marathon, prova Bronze nella quale il kenyano Jairus Chanchima si è proiettato verso il successo grazie a una forte azione dopo 28 km lasciando i 5 compagni di fuga per non essere più ripreso, con un vantaggio che al 35° km aveva raggiunto il minuto e mezzo. A quel punto il mongolo Ser-Od Bat-Ochir ha provato a ridurre il gap, ma era ormai troppo tardi e ha chiuso a 25” dal vincitore che ha fatto fermare i cronometri sul tempo di 2h15’31”. Terzo posto sul podio per il giapponese Taiga Ito in 2h16’32”. Delusione per il tanzaniano Fabiano Joseph, ex campione del mondo di mezza maratona finito quinto in 2h17’35”. Fra le donne protagonista iniziale della gara è stata la peruviana Gladys Tejada, primatista continentale sui 21,097 km che al 30° km aveva un minuto di vantaggio sulle inseguitrici. Nella parte finale però è emersa prepotente la figura dell’etiope Shasho Insermu, che ha progressivamente ridotto il distacco operando il sorpasso a un km dalla conclusione per vincere in 2h34’19” con la Tejada a 35” e la giapponese Kaori Yoshida a 55”.

MAIYO, PREZIOSO BIS A BRIGHTON

La Brighton Marathon rimane kenyana grazie innanzitutto a Duncan Maiyo, più che un vincitore un vero eroe al traguardo della prova britannica valida per il circuito Bronze. Un successo colto in 2h09’56” che gli vale il primato personale a dispetto di un risentimento al tendine del ginocchio sinistro che, presente dal 30° km, l’ha costretto a rallentare nel finale, facendogli perdere l’opportunità di scendere sotto il primato della gara. Maiyo conserva comunque il titolo già vinto nel 2015, lasciandosi i connazionali Raymond Chemungor a 59” e Edwin Kiptoo a 1’33”. Un destino simile quello occorso fra le donne a Grace Momanyi, la medaglia d’oro degli ultimi Commonwealth Games sui 10000 metri che sulla maratona sembrava avviata a scendere sotto le 2h27’, ma dopo il sorpasso sull’etiope Asnakech Mengistu ha iniziato ad accusare la fatica giungendo al traguardo quasi sulle ginocchia in 2h34’16”. Per la Momanyi, che ricordiamo seconda a Firenze, è la prima vittoria sui 42,195 km. Sul podio anche la Mengistu in 2h35’42” e la campionessa uscente, la sua connazionale Peninah Wanjiru in 2h43’38”.

Grace Momanyi si consacra maratoneta a Brighton (foto organizzatori) Grace Momanyi si consacra maratoneta a Brighton (foto organizzatori)

NOMI NUOVI EMERGONO A LODZ

Vittorie africane anche alla DOZ Lodz Marathon, gara Silver che si è svolta nella città polacca in una cappa di umidità che ha reso difficile la corsa. La prima parte di gara era stata piuttosto veloce, con passaggio alla mezza in 1h05’15”. A fare selezione è stato il kenyano Mutai Kipkemei con due azioni al 27° e 35° km alle quali hanno risposto l’etiope Abraraw Misganaw e il connazionale Rogers Kipchirchir Melly, ma lo sforzo ha presentato il conto al 37° km quando Kipkemei è stato costretto a lasciar andare i rivali. Misganaw aveva più energie nel finale ed è entrato nell’Atlas Arena vincendo in 2h13’24” con 21” su Melly, felice per essersi comunque migliorato di circa 5 minuti. Terzo Kipkemei a 51” con il campione uscente, il kenyano Albert Matebor solo quinto in 2h15’30”. La gara femminile ha avuto un andamento più fluido con tre atlete già davanti dopo pochi km, le polacche Agnieszka Mierzejewska e Izabela Trzaskalska in lotta per il titolo nazionale e la kenyana Racheal Mutgaa, che al 16° km ha operato un primo allungo scavando un solco di 20 metri che la Mierzejewska ha chiuso a differenza della connazionale. Passaggio alla mezza in 1h13’43”, ma dopo due terzi di gara l’africana ha chiuso i conti andando a vincere in 2h31’41” con la Mierzejewska staccata di 23” ma soddisfatta del titolo e della probabile convocazione olimpica, terza la bielorussa Anastasiya Starovoytova a 3’06”. Ritirata la Trzaskalska,mentre la favorita della vigilia,l’etiope Askale Magarsa Tafa ha chiuso solo sesta in 2h46’04”.

Racheal Mutgaa prima a Lodz (foto organizzatori) Racheal Mutgaa prima a Lodz (foto organizzatori)

GRANDI TEMPI AD AMBURGO

Giornata di classiche anche extra Iaaf Road Label quella di domenica con l’Haspa Marathon di Amburgo anche questa caratterizzata dal vento,ma dove si sono avute le migliori prestazioni tecniche con l’etiope Meselech Melkamu tornata ai livelli dei suoi esordi per chiudere in un notevole 2h21’54” dopo una corsa solitaria per oltre metà gara con la seconda, la connazionale campionessa uscente Meseret Hailu staccata di 4’32”. La Melkamu abbassa così di oltre 2 minuti il record della corsa. Terza piazza e conquista del passaporto olimpico per la sorprendente tedesca Anja Scherl in 2h27’50”. Grande conferma del suo livello anche per l’etiope Tesfaye Abera, che a gennaio aveva sorpreso tutti vincendo in 2h04’03”,miglior prestazione dell’anno e che ad Amburgo ha colto il secondo successo stagionale in 2h06’58”, tempo che risente nella seconda parte del vento dopo un passaggio alla mezza in 1h02’49” con un gruppo ancora folto. Abera ha allungato dopo il 30° km insieme al kenyano Philemon Rono, staccato poi al 40° km. Rono ha chiuso in 2h07’20”, terzo l’altro kenyano Josphat Leting in 2h10’44”.

Meselech Melkamu, grande prestazione ad Amburgo (foto organizzatori) Meselech Melkamu, grande prestazione ad Amburgo (foto organizzatori)

Clamoroso l’esito della Enschede Marathon, la classica olandese che ha visto transitare sul traguardo davanti a tutti la kenyana Sarah Chebet, prima in 2h27’59”, davanti anche al primo uomo, il belga Kjell De Hondt in 2h28’13”. La Chebet ha preceduto le connazionali Priscah Jepleting Cherono (2h29’08”) e Rose Chepchumba (2h29’09”), mentre a completare il podio maschile sono stati l’altro belga David Stevens (2h31’34”) e il padrone di casa Christian De Lie (2h33’49”).