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Boston, sarà comunque un evento

di - 15/04/2017

Quando da noi si festeggerà ancora la Pasquetta, al di là dell’Atlantico si vivrà la 121esima edizione della Boston Marathon, la più antica prova del calendario mondiale, seconda tappa del World Marathon Majors. La gara americana arriva da un lato con il rammarico di aver perso per infortunio i suoi due alfieri principali, il primatista mondiale Dennis Kimetto e l’ex detentore sempre kenyano Patrick Makau, ma questo dall’altra parte rende ancora più incerto il pronostico. Molti sono propensi a puntare su altri due kenyani, Emmanuel Mutai che seguì Kimetto nella sua cavalcata da record a Berlino 2014 e Sammy Kitwara, per sei volte autore di mezze sotto l’ora e vincitore a dicembre a Taipei. Fortissima però la delegazione etiope, con il campione uscente Hayle Lemi Berhanu insieme al terzo, Yemane Tsegay, primo a dicembre a Fukuoka e a Dino Sefir, che nel 2016 ha trionfato a Ottawa e Barcelona, ma attenzione anche a Sisay Lemma, atleta abituato a vincere, sue le prove di Francoforte e Vienna nel 2015.

Il Kenya punta anche su Wesley Korir, primo nel 2012, su Wilson Chebet tre volte primo ad Amsterdam e due volte sul podio a Boston, su Geoffrey Kirui in cerca d’identità in maratona dopo il bronzo mondiale 2012 sui 10000 e su Daniel Salel, primo alla mezza di Boston dello scorso anno. I padroni di casa hanno dalla loro il bronzo olimpico Galen Rupp, che vuole confermare la sua nuova dimensione di maratoneta e il vincitore 2014 Meb Keflezighi che ha già annunciato il suo ritiro al termine della gara.

Molto affascinante anche la prova femminile, con la due volte iridata kenyana Edna Kiplagat che vuole allungare la sua serie di vittorie americane comprendente New York e Los Angeles. A sfidarla la connazionale Gladys Cherono, prima a Berlino 2015 e la vincitrice 2015 Caroline Rotich, anche se un occhio di riguardo per quanto fatto nel cammino di avvicinamento lo merita Brigid Kosgei, ma anche qui la minaccia etiope è tangibile, con Atsede Baysa campionessa uscente, Buzunesh Deba prima nel 2014 col record di 2h19’59”, Ruti Aga terza lo scorso anno a Berlino e seconda a Vienna. Proveranno a inserirsi nella lotta per il podio la lettone Jelena Prokopcuka, due volte seconda, la burundiana Diane Nukuri e Rose Chelimo del Bahrain, ottava a Rio, preceduta dalle americane Shalane Flanagan e Desirée Linden anche loro della partita.

Atsede Baysa vincitrice lo scorso anno (foto organizzatori)

A NAGANO SPICCA L’UGANDESE KIBET

Anticipo del programma dello Iaaf Road Label sarà a Pasqua con la 19esima Nagano Marathon, che come spesso succede per le prove giapponesi ha un ristretto ma qualificato pacchetto di atleti stranieri al via. Il più veloce come tempi è il kenyano Henry Sugut, in forza del 2h06’58” di Vienna 2012, ma pur con un record molto meno impressionante (2h13’55”) i pronostici accreditano maggiormente l’ugandese Moses Kibet, reduce dalla vittoria alla mezza di Madrid in 1h01’55”. Terzo incomodo è un ruolo conteso fra l’eritreo Okbay Tsegay, al suo debutto in maratona, il mongolo Ser-Od Bat-Ochir che vive e si allena in Giappone e con un personale di 2h08’50” e il kenyano, anche lui residente in Giappone, Cyrus Njui, secondo lo scorso anno a Sapporo. Fra i padroni di casa spicca Taigo Ito, terzo lo scorso anno e che quest’anno ha già corso in 2h10’52” a Beppu.

Due atlete su tutte nella starting list femminile: l’etiope Fantu Eticha, 2h26’14” due anni fa a Dubai e la kenyana Miriam Wangari, 2h27’53” lo stesso anno a Xiamen. Le due si sono già affrontate due volte, con bilancio in pareggio. Fra le locali la migliore appare Aki Otagiri, con un PB di 2h30’24” ottenuto nel 2015 a Nagoya.