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Brooks Caldera 6: IL TEST

di - 03/08/2022

Brooks Caldera 6

Brooks Caldera 6, pr testare la nuova “ultra distance di casa Brooks, sono andato a Cortina d’Ampezzo, in occasione della Lavaredo Ultra Trail, ecco com’è andata!

Brooks Caldera 6, proviamole a Cortina d’Ampezzo!

Quando la grande kermesse ampezzana chiama, ovvero la Lavaredo Ultra Trail 2022, non si può proprio rimanere con le chiappe sulla sedia davanti al computer.

Bisogna farsene una ragione, mollare tutto e rimettere le stesse chiappe di cui sopra sul sedile della propria auto. Puntando ovviamente il GPS sulle coordinate 46°32′00″N 12°08′00″E, quelle di Cortina appunto!

Brooks trail team

Brooks da quest’anno annovera un trail running team di atleti che stanno dando enormi soddisfazioni. Dall’inizio della stagione, i “Brooks Athlets” hanno conquistato numero podi importanti, a conferma che, dopo i successi nel mondo road, Brooks ha deciso di fare sul serio anche tra sentieri, strade bianche e pendii scoscesi. Alcuni di loro si confondono tra noi giornalisti e, proprio durante un pranzetto mordi e fuggi scambiamo le prime opinioni sulle calzature che andremo a testare da lì a breve.

Brooks Caldera 6

Brooks Caldera 6, si corre subito!

Il tempo di arrivare in albergo, che è già ora di presentazione ufficiale con Tobias Gramajo che ci racconta vita morte e miracoli di questa nuova Brooks Caldera 6, scarpa specifica da trail running, votata alle lunghe, anzi lunghissime distanze, dotata della nuova intersuola con nitroinfusione DNA Loft V3, ovvero il materiale più ammortizzante del brand, che assicura “max cushioning”, senza nulla togliere ad una buona reattività garantita dalla Nitroinfusione.

Brooks Caldera 6

Brooks Caldera 6… ma sarà tutto vero?

L’unboxing è davvero impegnativo! Ovviamente scherzo, ma abituato ai volumi della Catamount o della Caldera, già testate in passato, mi aspettavo una calzatura dai volumi più contenuti.

Brooks Caldera 6

E invece mi salta fuori dalla scatola una calzatura nella mia misura US10 voluminosa sì, ma incredibilmente leggera! con un’intersuola davvero “importante”. Appena messa ai piedi percepisco la netta sensazione che non mi trovo con i piedi dentro ad un gommone da mare, tutto molle e solo “cushioning” esasperato, ma qualcosa di molto diverso.

Brooks Caldera 6

DNA Loft V3

E’ infatti questo il primo impatto con il DNA Loft V3, non aspettatevi un materasso ad acqua mezzo sgonfio, ma un buon appoggio sotto tutta la pianta del piede, che dà subito la sensazione di stabilità estrema e ampia superficie di appoggio.

Brooks Caldera 6

La suola infatti, anch’essa sovradimensionata di parecchio, ha una notevole scampanatura laterale e il piede è molto ben raccolto all’interno della tomaia. Personalmente avrei preferito una tomaia un po’ più avvolgente e leggermente più stretta alla base, ma l’abbondanza della larghezza di suola e intersuola prevede una costruzione ed una calzata così.

Brooks Caldera 6

Intersuola, la vera “chicca” della Caldera 6

Accantonata la sensazione sui volumi complessivi della scarpa, che richiama subito alla mente l’utilizzo su trail lunghi e su grandi percorrenze in allenamento a ritmi contenuti, i primi passi mi fanno capire di avere ai piedi sì una max cushioning, ma anche una calzatura che assicura una reattività più che discreta per i volumi che ha. Facendo una comparazione con il DNA Flash già apprezzato sulla Catamount che garantiva più reattività e minor cushioning, indipendentemente dal volume complessivo dell’intersuola, si percepisce nettamente il grande grado di ammortizzazione. L’uscita di corsa mi ha confermato la sensazione iniziale, soprattutto in discesa, dove la Brooks Caldera 6 ha abbondantemente assorbito ogni appoggio, garantendo comunque una buona risposta complessiva, un buon “rebound” che inizialmente non mi aspettavo.

Brooks Caldera 6

La Brooks Caldera 6 ha dei difetti!!!…LEGGETE BENE!

Nei traversi, o anche semplicemente sulle parti di sentiero inclinato, la Caldera non mi ha fatto troppo impazzire, perché la larghezza della suola le fa perdere agilità e ne limita la stabilità.

Bisogna però abituarsi a questa sensazione perché una suola così larga, prevede ovviamente una scampanatura altrettanto importante verso l’esterno e quindi una base di appoggio molto più abbondante della reale larghezza dei nostri piedi!

Non è un difetto!

Quindi, e me lo concedano i puristi sempre pronti a sparare a zero contro difetti e limiti di una calzatura, secondo il mio puro e semplice punto di vista questo non deve essere visto come un difetto della calzatura, ma come un limite determinato dai volumi stessi della scarpa, che si rivelano invece molto efficaci in altre situazioni. L’esempio l’ho riscontrato in diretta nella parte di corsa in discesa, in cui ho decisamente apprezzato la larghezza dell’appoggio complessivo, che mi ha dato grande sicurezza.

Cosa dice BROOKS?

“Vuoi una scarpa da trail in grado di sopportare chilometri e chilometri di sentieri? Allora scegli Brooks Caldera 6. È dotata della nostra nuova ammortizzazione DNA LOFT v3 a infusione di azoto, per la massima morbidezza su ogni terreno. Provala e scopri come ci si sente ad andare più lontano. La nuovissima e straordinaria Caldera 6 è per i trail runner che vogliono correre lontano, sostenuti da un’ammortizzazione estremamente morbida, per una sensazione di sicurezza e comfort senza pari.”

DESIGN

Decisamente over size, il design conferma la sua assoluta vocazione per le lunghissime distanze offroad, grazie all’intersuola decisamente sovradimensionata. Nella colorazione testata, Black/Fiery Red/Blazing Yellow, il giallo acceso dell’intersuola rende la calzatura molto visibile e ne accentua ulteriormente la dimensione. La tomaia è stata sviluppata pensando alle intemperie, ai sassi, alle radici, non presentando cuciture, ma esclusivamente particolari di rinforzo termosaldati che ne accentuano il carattere di calzatura da trail running “all weather conditions”.

FINITURE

Accurate, come sempre in casa Brooks.

CHIUSURA

Asole piatte, lacci piatti che avvolgono complessivamente bene il piede. Linguetta molto sottile ma molto comoda, soprattutto dopo tante ore con le scarpe ai piedi.

Brooks Caldera 6

Brooks Caldera 6, il mio impatto iniziale

La calzata si presenta piuttosto abbondante ed è opportuno lavorare bene con la chiusura dei lacci. Il contrafforte tallonare ospita in modo egregio il piede, lo contiene evitando fastidiosi movimenti laterali. L’effetto sulla pianta del piede dell’intersuola DNA Loft di terza generazione può far sembrarre la scarpa pi dura rispetto ad altri competitor, ma è semplicemente una questione di gusto e felling personale, rispetto a modelli oggettivamente più morbidi. Qui si tratta di mettere di assicurarsi il comfort su lunghe percorrenze, con una buona abitabilità complessiva del piede anche se non la trovo la scelta idelae per piedi troppo sottili e fini. Ovviamente nella versione femminile, molto apprezzata dal pubblico femminile durante il nostro test in occasione della Lavaredo Ultra Trail, le dimensioni sono assolutamente adattate al piede femminile.

COMFORT, must della Brooks Caldera 6

Molto confortevole, ma non eccessivamente morbida rispetto ad altre competitor. Sicuramente sul mercato troverà molti estimatori assolutamente soddisfatti della nuova miscela con Azoto liquido dell’intersuola DNA Loft v3, che ottimizza la risposta a parità di volume e rende la calzatura complessivamente molto leggera.

TRASPIRABILITA’

La tomaia, pur essendo piuttosto protettiva e arricchita da particolari di rinforzo termosaldati, assicura una buona traspirabilità complessiva in linea con modelli di altri brand.

Ricordiamoci sempre che nel trail, una calzatura troppo traspirante, limita molto la protezione da radici e sassi. Con la Caldera si è voluto privilegiare l’aspetto protettivo, senza per questo trascurare troppo la traspirabilità.

GRIP

Brooks ha fatto un buon lavoro su geometria e durezza dei tasselli che si sono comportati particolarmente bene su terreno asciutto, roccette o sterrato piuttsoto mosso assicurando un buon grip.

Brooks Caldera 6

STABILITA’

Molto stabile! La sua principale caratteristica su terreno facile, un po’ meno su terreni inclinati, i cosidetti “traversi”, dove patisce un po’ lateralmente, a causa dell’abbondanza della suola, La trovo invece decisamente valida per lunghe distanze affrontate ad un ritmo di cammino o corsa leggera. MI è piaciuta in discesa, dove ho apprezzato la grande caratteristica del DNA Loft v3 e della capaictà di rispondere bene ad ogni sollecitazione, senza far rimbalzare in modo eccessivo i piedi.

Brooks Caldera 6

PROTEZIONE

Molto protettiva nel comparto suola e intersuola, assolutamente valida anche la tomaia, che ci “salva” da urti accidentali con rocce, radici o arbusti.

Brooks Caldera 6

CAPACITA’ DI AMMORTIZZARE

Sicuramente le caratteristiche dell’Azoto liquido da cui trae letteralmente forma l’intersuola DNA Loft v3, sono apprezzabili. Non vi inganni la sensazione di consistenza nel momento in cui la calzate per la prima volta. Ritengo che affidarsi a intersuole di nuova concezione come quella della Caldera 6, oppure rimanere su intersuole tradizionali più morbide, sia una questione di gusto personale.

Brooks Caldera 6

Brooks Caldera 6 è consigliata per…

Perfetta per chi odia calzature con intersuola sovradimensionate eccessivamente morbide. Il DNA Loft v3 è il cavallo di battaglia della nuova Caldera che, malgrado le sue dimensioni, riesce ad essere piuttosto reattivo, assicurando una buona risposta in fase di atterraggio. Non la trovo la scelta perfetta per chi ha piedi molto fini e magri, mentre la ritengo scelta ideale per chi ha piante del piede un po’ più larghe e ricerca la massima comodità della calzata, pur non volendo rinunciare ad un buon contenimento complessivo del piede. Ovviamente la consiglio per i taril runner che vogliono stare in giro per tante ore, su gare long distance e anche per camminatori incalliti che superano abbondantemente le 10 ore di percorrenza quotidiana. E comunque ribadisco il concetto di comodità, quindi adatta assolutamente a chi ricerca una scarpa comoda, ma non molle!

Se vuoi saperne di più su Brooks, VAI QUI!

 

 

 

 

 

 

 

 

Daniele Milano nasce una buona cinquantina di anni fa in Valle d’Aosta. Cresciuto con la montagna dentro, ha sempre vissuto la propria regione da sportivo. Lo sci alpino è stato lo sport giovanile a cui ha affiancato da adolescente l’atletica leggera. Nei primi anni 90 la passione per lo snowboard lo ha letteralmente travolto, sia come praticante che come giornalista. Coordinatore editoriale della rivista Snowboarder magazine e collaboratore per diverse testate sportive di settore ha poi seguito la direzione editoriale della testata Onboard magazine, affiancando sin dal lontano 2003 la gestione dell’Indianprk snowpark di Breuil- Cervinia. Oggi Daniele è maestro di snowboard e di telemark e dal 2015 segue 4running magazine, di cui è l’attuale direttore editoriale e responsabile per il canale web running. Corre da sempre, prima sul campo di atletica leggera vicino casa e poi tra prati e boschi della Valle d’Aosta. Dal 2005 vive un po’ a Milano con la propria famiglia, mentre in inverno si divide tra la piccola metropoli lombarda e Cervinia. “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri”