Pubblicità

Brothers in Arms: via incredibile al Cerro Torre

di - 15/02/2022

Brothers-in-arms

Tra il 25 ed il 27 gennaio, i Ragni Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci, hanno aperto Brothers in arms. Quest’ultima è la nuova via che corre lungo gran parte della parete est, per poi terminare sulla nord, e raggiungere la vetta del Cerro Torre.

Sono stati tre i tentativi. Il primo nell’estate 2018/2019 che ha visto impegnati Matteo Della Bordella e Matteo Pasquetto sulla Diedro degli Inglesi. Il secondo durante la stagione 2019/2020 che ha visto riunita la cordata dei tre Matteo (Della Bordella, Bernasconi, Pasquetto) ma che, a causa delle condizioni, non ha portato a un vero tentativo sul Cerro Torre. Gli ultimi 400 metri finali erano ricoperti da uno spesso strato di ghiaccio, tentarlo sarebbe stato troppo pericoloso.

 

Oggi il loro sogno si è avverato. Matteo Della Bordella la definisce così: “Brothers in Arms è la via più bella, più importante e più difficile che abbia mai salito in vita mia. Una linea nuova ed evidente, in puro stile alpino, che si snoda per gran parte della parete est, per poi terminare sulla nord del Cerro Torre”. Non reisce ancora a rendersene conto. Si, il mondo è pieno di montagne, ma “il Torre è il Torre. Nessuna montagna potrà mai essere come il Cerro Torre e chiunque ci sia stato sotto o l’abbia visto anche solo da lontano capisce perfettamente cosa intendo dire”.

Brothers-in-arms

“Bernaaa! Pasquiii! Mi sentite?!? Siamo in cima al Torre!”

Brothers in Arms è il punto di arrivo di un cammino cominciato da Matteo Della Bordella e Matteo Bernasconi 11 anni fa, in Patagonia. Questa via avrebbe dovuto essere il coronamento dell’amicizia tra i due. Inoltre, Brothers in Arms, è stato il grande sogno anche di Matteo Pasquetto, con il quale Della Bordella ha condivio i primi veri tentativi sulla via. Tentativi ricchi di passione, speranze ed esperienze forti.

Ma Brothers in Arms non è solo un sogno. E’ un qualcosa in grado di dare un senso alla nostra esistenza, una ragione di vita. Non solo per Della Bordella, ma anche per i compagni, i quali si sono saputi fidare quando c’era da fidarsi, e che invece hanno saputo prendere il comando quanto è stato chiesto. Questa via ha portato i tre alpinisti al limite delle loro capacità, forse anche un po’ oltre. Ma grazie a conoscenza e preparazione, fiducia reciproca, coraggio e fortuna, i Ragni hanno potuto realizzare questa magnifica impresa.

 

 “Più volte, in quei giorni, ho rivisto Matteo Pasquetto scalare quei tiri come tre anni prima col suo inconfondibile sorriso sulle labbra e il suo entusiasmo. Quante volte mi sono immaginato Berna in sosta, infondermi la calma necessaria nei momenti più critici. Pensando ai due Mattei in cima mi veniva da piangere. Piangere dalla felicità per aver realizzato il nostro grande sogno, piangere perché avrei voluto fossero lì con me, David e Giga (De Zaiacomo) in quel momento”. Matteo ci fa venire i brividi. Che emozione.

E De Zaiacomo ha anche festeggiato il compleanno in parete. “Riuscire, alla mia prima esperienza patagonica, nella realizzazione di una salita di questa portata ha rappresentato la ciliegina sulla torta. Già solo salirvi in cima è un evento raro e le pochissime vie che la raggiungono dimostrano che di fatto rimane la montagna più difficile”, afferma.

 

Brothers-in-arms

 

Brothers in Arms

“Brothers in Arms” è in puro stile alpino, completamente nuovo per l’ambiente patagonico. Le vie aperte in precedenza, sulla parete est, aperte da miti come Ermanno Salvaterra o Silvo Karo, sono state sempre realizzate grazie all’uso delle corde fisse.

I primi ad immaginarsi la via e a provarla sono stati gli inglesi Burke e Proctor nel 1981. Essi sono riusciti a salire la parete est ed decina di tiri sulla nord con l’uso delle corde fisse, per 28 giorni. Tentativo impressionante, figlio di un’altra generazione.

La lunghezza totale della via è di 1200 metri, 30 tiri, difficoltà massima in libera di 7a, difficoltà massima di artificiale di A2 e difficoltà massima di ghiaccio di 90 gradi. Gli ultimi 300 metri di salita sono in comune con la via di Tomás Aguiló e Korra Pesce. “Di fatto abbiamo realizzato la prima ripetizione dell’ultima porzione della loro linea 5 minuti dopo la sua apertura”.

Camilla cresce a Torino dove si laurea in giurisprudenza, frequenta un master in Sport e Business management, ma capisce ben presto che la sua strada la porta in montagna. Dopo anni di Sci club, diventa maestra ed allenatrice di sci alpino e comincia a frequentare sempre di più le montagne che oggi sono casa. Sci alpinismo, alpinismo, trail running ed arrampicata sono le attività in cui spende ogni singola energia e, grazie alle quali, l’ha portata a scrivere ed a collaborare con le diverse aziende del settore outdoor.