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CCC, Oliviero Alotto alla 100k dell’UTMB Mont-Blanc

di - 22/11/2025

Oliviero Alotto UTMB
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Partiamo dal nome: la CCC è la gara di cento km delle UTMB World Series Finals, che parte da Courmayeur, transita da Champex-Lac e arriva a Chamonix. Tre “C” come le iniziali dei tre paesi delle Alpi tra Italia, Svizzera e Francia che attraversa

Oliviero Alotto UTMB

Foto: Sportograf Digital Solutions GmbH – Tempo di lettura 6.30 minuti

Il giorno prima

La mattina della gara dormo a Morgex. Dopo una colazione a base di pane, burro di arachidi e marmellata, mi dirigo a Courmayeur. L’immancabile caffè prima della competizione e vado in zona di partenza. Il luogo da cui prende il via la CCC lo conosco molto bene: è lo stesso da cui tutti gli anni è impartito lo start del Tor des Géants, al fondo della via pedonale. Più mi avvicino all’arco, più il volume della musica aumenta. Al microfono Silvano Gadin, amico da anni e tra le voci più importanti della corsa in montagna e dell’ultra trail nelle Alpi. Tantissima gente: siamo in più di duemila alla partenza, più i tantissimi accorsi a vederci.

Puppi è il favorito!

Come sempre, vengono letti i nomi dei top runner. Quest’anno un italiano è il favorito: Francesco Puppi, reduce da una stagione di grandi successi, ha puntato tutto su questa gara, che ha poi vinto brillantemente. Mi posiziono nella mia griglia: sono nella prima wave, ovvero con i primi subito dopo gli atleti élite. Come sempre faccio, non ho studiato il percorso, anche se, questa volta, avendo corso diverse edizioni dell’UTMB – la gara regina da 170 km – posso dire di conoscere praticamente quasi tutto il tracciato a memoria. Quasi, appunto, perché i primi 15 km circa sono diversi: dalla partenza fino al Rifugio Bertone.

Francesco Puppi UTMB

Verso la Tête de la Tronche

La CCC infatti inizia con 2 km in paese, a Courmayeur, per poi salire fino alla Tête de la Tronche. Tutti mi consigliano di partire molto forte, decisamente davanti, per evitare l’effetto “tappo” della prima salita, che percorre un single track fino al Col Sapin. Io però amo procedere tranquillo in avvio, dunque non ascolto i – giustissimi – consigli, mantenendo come sempre il mio passo.

Oliviero Alotto UTMB

…l’imbottigliamento

Dopo i primi 5 km circa, mi trovo letteralmente immobile sulla salita: impossibile superare, e si procede davvero molto lentamente. Pazienza, penso, sarà lunga… ma almeno non faccio nessuna fatica.
La giornata è solare: temperatura perfetta per correre, caldo ma non troppo. Sole e cielo terso. Quando arrivo alla fine dell’ascesa, finalmente si inizia a correre. Raggiungo il primo ristoro al Rifugio Bertone, riempio le borracce di carbo liquidi, mangio un dattero e riparto.

Oliviero Alotto UTMB

La Balconata in Val Ferret

Inizio a correre lungo la balconata del Monte Bianco, il tratto forse più iconico di tutte le gare: la parte italiana regala una visuale sul versante italiano del Bianco di una bellezza infinita.
Esco in fretta dalla base vita, dopo aver bevuto e riempito ancora una volta le borracce, pronto ad affrontare la salita del Col Ferret. Porta a quota 2.500 metri, uno dei punti più alti di tutta la competizione.

Oliviero Alotto UTMB

La Sportiva Prodigio Pro, compagna perfetta!

La salita dura circa 5 km, è molto ripida ma mi piace: salgo bene, senza sforzare. Le sensazioni sono ottime: è qui che posso apprezzare al meglio la Prodigio Pro, scarpa de La Sportiva con cui sto correndo la gara. Una calzatura che definisco tutta da correre: un vero rocker pensato proprio per le parti più veloci e per esprimere il massimo delle sue potenzialità. Sono felice di essere in questo tratto, quello che va dal Rifugio Bertone a Champex Lac. È il segmento più veloce e corribile, a parte la salita al Col Ferret, naturalmente.

Prodigio Pro

La memoria di tante gare

La memoria, volente o nolente, va alle tante volte che mi sono trovato su quel tratto di percorso dopo aver già affrontato 100 km. Infatti, quando all’UTMB arrivi a Courmayeur, circa al novantesimo chilometro, ti aspetta poi la seconda parte di gara. Qui, invece, è tutto più facile: le gambe girano leggere, senza quella stanchezza tipica di prove molto più lunghe. Siamo all’inizio, è la parte veloce ed è giusto correrla bene.
Anche la discesa su Arnuva, base vita al fondo della Val Ferret, mi pare scorrevole e veloce.

La Fouly

Arrivato in cima, metto via i bastoni e parto per la discesa. So che mi attendono 10 km fino a La Fouly, comune svizzero dove, oltre al ristoro, iniziano altri 14 km ancora molto veloci. Corro sempre, riesco a non fermarmi mai, tranne che alle mie amate fontane lungo il percorso, dove bevo con grande piacere acqua fredda.

Champex Lac

Poi inizia la salita verso Champex Lac: pochi chilometri di pura ascesa, molto diretta anche se con una pendenza importante. Giunto al ristoro, aspetto Edoardo, che sta arrivando in bicicletta da Chamonix per darmi assistenza.

Oliviero Alotto UTMB

Edoardo

Riempiamo lo zaino di tutti i gel necessari per affrontare gli ultimi 40 km, cambio occhiali. Avevo deciso di partire con una lente scura, pensata per il sole forte, per poi passare a una fotocromatica in vista della seconda parte di gara e della notte.

Oliviero Alotto UTMB

Trient

Corro con facilità tutto il tratto del lago e fino all’inizio della salita per Trient. Anche qui il ricordo di quel colle è sempre molto vivo, forse perché è uno dei punti più faticosi e con qualche tratto tecnico. Inizia a piovere, indosso la giacca: la pioggia ci accompagnerà fino all’arrivo. Fino in cima al Colle di Trient riesco ancora a correre tutti i tratti in piano e in leggera salita, poi, appena dopo il ristoro di La Giète, la pioggia diventa incessante. Io non patisco particolarmente il correre sotto l’acqua e con il freddo, ma le rocce bagnate rendono le discese davvero scivolose: decido così di rallentare nettamente. Al ristoro di Trient c’è tantissima gente: esco quasi subito. Da qui inizia un tratto in pianura, per poi affrontare una delle salite più ripide che porta a Les Tseppes: circa 600 metri di dislivello in soli due chilometri. Salgo senza particolari difficoltà nonostante la pioggia, mentre la discesa è molto lenta.

Oliviero Alotto UTMB

La Sportiva Prodigio Pro, che suola!

Apprezzo tantissimo la suola della scarpa, che mi fa sentire sicuro anche su terreno scivoloso. E riconosco un altro grande pregio della Prodigio Pro: la tomaia che si bagna poco e non trattiene acqua.

Vallorcine, diluvia!

Arrivo a Vallorcine, ultimo ristoro sotto il diluvio. Ma quando si è qui si sa che mancano meno di 20 km a Chamonix, e questo pensiero è sempre bellissimo. C’è un tratto in pianura, poi l’ultima salita verso La Flégère.

La Flégère, ultima salita

La salita è scorrevole, anche se con una pendenza importante. Arriva anche un bel freddo: stiamo correndo da qualche ora con la frontale. Siamo in sei a salire insieme; il gruppo poi si disperderà negli ultimi due chilometri, lungo quella bella pista da sci…

Oliviero Alotto UTMB

Verso Chamonix

Inizio la discesa, un tratto che non amo per niente: tre chilometri di radici e sassi, che ho già affrontato più volte e che, ogni volta, mi sembra eterno.
Finito questo tratto per me a dir poco lento, inizia l’ultimo segmento tutto da correre: prima su una poderale, poi sugli ultimi chilometri di asfalto che portano all’arco d’arrivo. Sono le due di notte, ma c’è ancora qualcuno in giro: a Chamonix c’è sempre qualcuno che ti aspetta, anche nel pieno della notte, per incitarti e urlare il tuo nome.

Oliviero Alotto UTMB

Grazie Alberto!

Sotto l’arco mi aspetta Alberto, ancora sveglio: mi abbraccia. Anche questo viaggio è finito. Sono felice. Difficilmente mi capita di essere così soddisfatto di come ho condotto una gara. Ho corso sempre, cercando in ogni tratto di dare il massimo delle mie capacità senza mai spremermi oltre. Il limite, nelle ultra, tra la fatica e la capacità di arrivare in fondo, è sempre molto sottile. Bisogna cercare di restare in quella zona che non è del tutto comfort, ma che ti permette di concludere bene.

La mia conclusione

Ho mangiato tanto, sempre: solo gel e carbo liquidi. Non ho avuto momenti di fatica o stanchezza. Il sentiero del Monte Bianco è un percorso accessibile, che ogni anno migliaia di persone affrontano come trekking in più giorni. Ogni volta che trascorri del tempo su quei sentieri ti rendi conto che poter correre o camminare immerso in quella bellezza ti rigenera.

Il significato del viaggio

Un viaggio come questo mi ha permesso ancora una volta di mettermi in gioco a ogni passo, anche grazie a panorami incredibili. Il massiccio del Monte Bianco è immenso e mi ha fatto vivere l’essenza della montagna, fatta di silenzio interiore e senso del limite. Forse una delle ragioni che mi porta a vivere con entusiasmo ogni lunga distanza è proprio questa: la capacità che hanno di farti guardare dentro e di permetterti, ogni volta, di capirti un po’ di più.