Correre in montagna si può e noi ripartiamo dal trail running, disciplina outdoor ricca di istinto e semplicità. Chi di noi ha la fortuna di vivere nelle zone collinari e montane, correre tra prati, boschi e sentieri in salita è un’abitudine, per molti altri qualcosa di ancora sconosciuto.
Ho pensato di commentare personalmente alcuni scatti di Andrea Pozzobon dello studio Poci’s, durante il CMP Trail, cercando di offrire uno spaccato di ciò che rappresenta per me essere là fuori, per ciò che rappresenta per me correre in montagna…
Poche volte con il pettorale indossato, amo correre, a seconda di come gira il tempo, lontano da programmi o tabelle, amp stare là fuori in un tempo scandito più dalla fatica e dal male alle gambe, che da dislivello e cronometro: questo è il mio diario di un’emozione, attraverso le immagini del CMP Trail
Le immagini di Andrea Pozzobon
Guardando le immagini di Andrea ho annusato la stessa terra, ho ripercorso i suoi spazi con gli occhi dei protagonisti. Andrea mi ha trasmesso alla perfezione l’essere lì insieme a lui. E per questo lo ringrazio.
FATICA
Dall’alto mi giro e vedo la linea di partenza lontanissima, abbiamo da poco passato il primo controllo orario e il prato in salita sembra non finire mai. Ho ancora almeno 5 ore di gara, se ci penso è un’eternità, e quasi quasi mi sento già stanco. Una FATICA strana che quasi mi piace, un fiato corto che mi blocca il respiro, ma mi riempie il cuore. La testa è bassa, mi guardo i piedi come a contare ogni passo. La schiena si ingobbisce un po’, forse non sono bello da vedere, ma anche questo mi aiuta. Poi più nulla, con la mano mi frego il naso e tolgo un po’ di sudore, il battito si regolarizza e il respiro che si fa meno affannoso indica la fine del pendio… FATICA!
CONDIVISIONE
Le gare, soprattutto quelle più lunghe, sono spesso piene di insidie. Nel trail i continui cambi di ritmo, l’alternarsi improvviso di ripide salite e discese vertiginose, nascondono trabocchetti, quasi come in un gioco medievale. Ogni atleta è messo a dura prova e spesso la muscolatura delle gambe patisce a tal punto da non farcela più. Ecco i crampi, dolorosissimi, di colpo non riesci più a camminare, ti muovi come un soldatino di legno, ti guardi attorno e pensi: “La mia gara finisce qui!”. Poi un altro concorrente che ti segue si ferma, ti guarda sorridente, ti aiuta e ti presta i primi soccorsi, i dolori piano piano passano, ti rialzi e ripartite insieme verso il traguardo… CONDIVISIONE!
SFIDA
Attorno a me il nulla e il tutto. Il percorso segnato mi dà una strada, ma non è quella che cerco. Il cardiofrequenzimetro scandisce i battiti, ma non sono quelli che voglio. Davanti a me un gruppo di concorrenti più veloci, alcuni mi hanno superato da poco, hanno un ritmo superiore e non posso permettermi stupidate. Devo tenere il mio passo, altrimenti “salto” come un grillo arrostito. Poi è più forte di me, oltre i miei passi rivedo il gruppo. Aumento, aumento, voglio raggiungerli, e se poi salto chi se ne frega… SFIDA!
SOLITUDINE
È la vera amante di molti di noi. Che ti dà tutto, che si lascia trasportare e ti segue silenziosa. Non ha pretese, rimane lì accanto, ti tiene compagnia. A volte ti fa paura, nei tratti di notte ti fa fare mille pensieri, sembra che voglia scappare, poi ritorna e ti parla. Ti dice chi sei, che cosa fai, ma sa anche ascoltare e consigliare. A volte arriva all’improvviso, quasi ti spaventa poi, ridendo, si allontana, mentre raggiungi un gruppo di atleti, per ritornare in seguito e correre, sola, insieme a te… SOLITUDINE!
La TENACIA di correre in montagna, unica!
MOLA PAS ti urlano i tifosi, MOLA PAS grida il tuo cuore, MOLA PAS sussurra la tua passione. Mollare mai, la giusta traduzione di ciò che ti fa andare avanti anche quando non ne hai più, quando senti che sei alla canna del gas e che molleresti tutto lì. Perché poi? Perché faccio tutto questo? Perché non mi fermo? Chi mi obbliga a soffrire così? Domande che volano nel vento e che il respiro soffia via, lontane, presto dimenticate. Stringi i denti con forza e non molli nemmeno un metro, non regali nemmeno un passo, fino al traguardo… TENACIA!
SCONFITTA… RIVALSA, anche questo è correre in montagna
Il prato mi accoglie, naturale platea di un traguardo che non mi soddisfa. Esausto osservo il vuoto, mentre le gambe mi dicono grazie. La circolazione ritorna regolare e penso già al domani. Avrei potuto fare meglio, ma non posso lamentarmi. Certo, in fondo in fondo, sento quel “qualcosa che non va”. Un piccolo groppo in gola che non mi dà la giusta soddisfazione. Mentalmente penso al calendario, alle gare che avrò ancora davanti, ai prossimi allenamenti, a come migliorare e ritrovare un sorriso… RIVALSA!
SUCCESSO
Non importa se sono primo, secondo o anche ultimo, con le mani stringo la mia bandiera e guardo in alto a occhi chiusi. Lo spettro visivo sono le mie stesse palpebre da cui cola il sudore. Ho raggiunto il mio traguardo, ho avuto il mio successo. Per un istante mi sembra di volare, ho fermato il cronometro poco prima, ma conta poco. Non è il suo tempo che importa, ma quello che ho dentro e che la gioia di tagliare il traguardo mi ha regalato… SUCCESSO!