Chiunque di noi identifica la Corsica come una splendida isola dove passare le vacanze estive: splendide spiagge, ristorantini dove passare le serate e un mare da favole; in realtà ci sono montagne incredibili, dove inverno, la neve cade abbondante e dove itinerari di sci alpinismo da favola sono lì solo per essere scoperti. Ecco qualche suggerimento per godersi una spettacolare esperienza di sci alpinismo in Corsica
Era forse su Transworld Snowboarding che avevo visto un servizio sulla Corsica, sarà stato verso la metà degli anni ’90. Sole, neve, delle belle cime. Insomma tutti gli ingredienti per sognare uno sci epico, ma anche alternativo. Sogni, appunto.
Qualcuno ci propone una mission sull’isola nel 2022, ma come si fa ad organizzare. C’è un traghetto da prenotare e condizioni non certo stabili, che non permettono mica di acquistare i biglietti con sufficiente preavviso. Così a fine marzo partiamo senza portare l’attrezzatura da sci, ma solo da trekking e trail running. E facciamo la cazzata del secolo, perché in due giorni, il tempo di arrivare, mette giù 1 m di polvere magica.
“Ok abbiamo sbagliato, l’anno prossimo ci proviamo.”
Una baita di Haut Asco, foto Roberto de Pellegrin
2023, pianifichiamo la mission
Così nel 2023 contattiamo una guida locale: Renè Aymerie, che ci comunica di prenotare da lì a 15/20 giorni. “Di neve ne ha fatta ma il meteo dà sole, conviene che attendiate che la neve si trasformi, così vi godrete una neve primaverile”.
Prenotiamo il traghetto, mettiamo insieme il gruppo e aspettiamo. Poi di nuovo, il giorno prima di partire inizia a nevicare. Che gran culo! Con massimo e Luca ci muoviamo verso sud, godendoci la vista delle Apuane imbiancate di fresco. “Wow, ma allora è proprio vero che sta nevicando”. All’imbarco di Livorno troviamo Roberto, il fotografo, che ci ha raggiunti da Belluno e pur avendo già lavorato per noi non conosciamo di persona. Droni, macchine fotografiche, sci, siamo carichi di materiale e alla vista della giallissima Corsica Ferries in banchina l’adrenalina sale alle stelle.
La notte nelle rispettive cabine passa tranquilla, certo ben diversa da quelle traversate passaggio ponte di quando avevo vent’anni. La mattina presto, prima di lasciare gli alloggi, ci vestiamo da sci. Incontreremo Renè al porto di Bastia e ci condurrà direttamente nella prima location. Percorriamo la medesima strada dell’anno precedente, quella che dalla cittadella sul mare attraversa l’isola da est a ovest scavallando le montagne fino a Porto o ad Ajaccio. A Ponte Leccia però, anziché prendere verso sud-ovest, prendiamo per nord-ovest, inerpicandoci ancor più per le montagne. La strada si arrampica per il canyon e ad ogni tornante il panorama si apre su nuovi scorci: torrente, cascate, cime rocciose, e la prima neve ad imbiancare i pendii. La strada termina ad Haut Asco, una stazione sciistica a 1.400 m.
Definire Haut Asco una stazione sciistica è un bel complimento ma se volete usarla come base per una sci alpinistica allora vi piacerà.
Beh, definirla stazione sciistica è un bel complimento, dato che ci sono uno skilift e una manovia, con un dislivello circa 100 m. Però c’è gente, c’è entusiasmo, ci sono un paio di baite dove mangiare piatti a base di polenta, formaggio e carne, e soprattutto nevica in modo brutale. Ecco dove era finita tutta la neve che aspettavamo sulle alpi, “Dio Santo, era parecchio che non vedevo nevicare in questo modo”.
Haut Asco, la prima pellata
Agganciamo le pelli sotto gli sci e iniziamo a pellare nel bosco, lasciando alle spalle le famiglie rumorose sui campetti scuola. La vegetazione è diversa dalla nostra e ci sono degli alberi (di cui non ricordo il nome), simili ai pini marittimi, ma di dimensioni colossali. Fanno un gigantesco ombrello a 10, 15 m da terra e sorreggono un carico di neve che se dovesse crollare, o meglio, quando crollerà, “Beh sarà meglio non essere lì sotto”. Pelliamo per un breve dislivello, circa 350 m, per uno sviluppo di poco più di 3 Km. Ci sono i resti di qualche impianto in disuso e dove terminiamo di salire il pendio si impenna. La Guida ci dice che potremmo raggiungere la sella a circa 1.850 ma i pendii sono troppo carichi e la visibilità e davvero bassa. L’eventualità di farsi soccorrere da un elicottero in Corsica pare sia piuttosto remota, meglio non sfidare la sorte. Togliamo le pelli e prepariamo il set-up da discesa: “ragazzi non facciamoci prendere dalla frenesia, la discesa non è molto lunga, cerchiamo di trovare le linee migliori!”
Troviamo un punto un po’ più pendente dove il fotografo ci ferma per fare qualche scatto. “Sai che ti dico?”, mi dice Massimo “Non abbiamo rotto tutto il pendio, torniamo su con le pelli e tracciamo qualche altra curva”. Breve ma intenso, ci godiamo la discesa fra gridolini e risate, fino ad arrivare alle baite dove ci aspetta birra e polenta. Wow, che giornata, non poteva accoglierci meglio questa magica Corsica.
“Hei Renè, ma adesso che facciamo? Sarà Haut Asco la nostra base anche per domani?”
“No ragazzi, domani danno bel tempo, quindi cambiamo versante e andiamo vicino al Monte Cinto. Lì saremo più alti, fuori dai boschi, ma con il sole potremo fare una cima e se saremo fortunati qualche linea da ricordare per gli anni a venire”.
Dove dormire, si parte per Casamaccioli
Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in macchina tornando da dove siamo venuti, e arrivati a Ponte Leccia svoltiamo verso sud ovest, in direzione di Porto. E’ la strada percorsa l’anno passato e arrivati al lago di Calacuccia svoltiamo per Casamaccioli, fermandoci a Casa Vanella, dove passeremo la notte. Non si tratta di 4 cime in croce, in Corsica ci sono diverse catene montuose e in una stagione sarebbe difficile sciare tutte le linee possibili. Montagne vere, meravigliose.
Ho addosso una stanchezza mortale, fra il viaggio e lo sci non vedo l’ora di buttarmi sul letto, ma mentre scendiamo dalle auto si aprono le nuvole e gli ultimi raggi di sole colpiscono le montagne a nord. “Ragazzi quello è il monte Cinto, è lì vicino che andremo domani”. E’ tutto bianco, un’enorme catena montuosa ci si para davanti quasi arrogante, quasi a dire “pensavate di avere l’esclusiva delle montagne voi frequentatori delle alpi?”. Prima di cena ci facciamo un giro nel villaggio, infilandoci nell’unico bar frequentato dai local.
Ci guardano con facce interrogative: “Da dove venite?”. Ah italiani, ma tu che fai esci per fumare? Torna dentro, fuma qui, non c’è problema”.
“Cazzo, siamo su un altro pianeta. Ma è divertente, beviamoci una birra e godiamoci il momento”.
Ho sempre mangiato bene in Corsica e la cena a Casa Vanella conferma la regola. Gli host sono molto simpatici e accoglienti e il padrone di casa è anche lui un amante delle montagne e dello sci. La mattina Renè viene a prenderci dopo colazione, la giornata si preannuncia splendida e dalle vetrate della sala da pranzo ci indica dove andremo a sciare.
Via per la seconda pellata, destinazione Cupu di Villa
Con le auto giriamo attorno al lago e saliamo in direzione di Lozi e Acquale, poi, poco dopo il Camping “U Monte Cintu”, la cui vista di per sé vale la gita, molliamo la nostra auto e saliamo a bordo del pickup della Guida. Qui la strada si fa bella tosta e fra sassi e neve conviene avere una vera Jeep, non un suv da milanesi.
Molliamo l’auto su una banchina a bordo strada a 1.300 m, mettiamo le pelli sotto agli sci e iniziamo a salire.
Oggi il dislivello è maggiore ma la vista spazia a 360° e fra una chiacchiera e l’altra arriviamo ad una sorta di altopiano. C’è una rada boscaglia, non sono conifere, ancora una volta è una vegetazione diversa dalla nostra. Alziamo il drone e facciamo qualche ripresa; ma dove siamo? Questo posto è un autentico paradiso per gli amanti del freetouring. Incrociamo una coppia di sci alpinisti con il cane ma non salgono esattamente per la nostra stessa linea, evidentemente mirano ad un’altra cima.
Vicino al Monte Cinto le linee sono più tecniche e le salite più impegnative, ma con tempo e capacità ci sarebbe da togliersi delle soddisfazioni.
Qui il pendio è più ripido e mano a mano si impenna sempre più, diventa più tecnico e ad un certo punto la Guida mi consiglia di togliere gli sci, se li infila nello zaino e mi fa proseguire a piedi fino a raggiungere la cima: Capu di Villa 2.184 m. E’ un autentico spettacolo, la vetta del Cinto, con i suoi 2.700 m domina il panorama, tutte le altre cime scintillano al sole e le catene montuosa brillano in tutte le direzioni, fino al mare ad ovest.
Scattiamo foto, facciamo una breve clip con il drone e vediamo quella coppia di sci alpinisti sulla cima accanto alla nostra. Renè studia il versante dove scendere, scegliendone uno diverso da quello da cui siamo saliti, esposto a nord. Massimo apre le danze nel canale e dopo gli scatti lo seguo veloce. La neve è polverosa, leggera, profonda e ad ogni curva ci vola attorno facendoci godere come pazzi.
E’ una discesa con un buon grado di pendenza, non troppo elevato ma almeno nel primo tratto un po’ più impegnativa. Ognuno ha la possibilità di esprimere il proprio stile: serpentine più strette o ampi curvoni, la neve perdona i nostri errori, consentendoci di divertirci come pazzi. Dopo una zona alberata ci portiamo sulla destra cambiando versante e riportandoci verso sud-est, circa dove siamo saliti. Qui la pendenza molla e ci concediamo dei drittoni a manetta, per poi scendere lungo i tornanti coperti di neve di quella che in estate è una sterrata.
“Hei ragazzi ma cos’è questo profumo nell’aria?”
Il sole ha scaldato la rada vegetazione che cresce ai bordi della strada e l’odore di macchia mediterranea colpisce i nostri sensi. Incredibile, siamo in montagna ma i profumi ci ricordano quelli del mare.
“Non è possibile, il mondo è al contrario!”
Qualche pratica dritta