Nella storia ancora molto giovane del triathlon, Jan Frodeno riveste un ruolo molto importante. Campione olimpico nel 2008, ha poi trovato la sua definitiva consacrazione nella formula Ironman stabilendo il record mondiale a luglio in 7h35’39” e confermandosi campione mondiale sabato scorso a Kona, nell’Ironman Hawaii considerato la più importante prova del settore, la Mecca per tutti i triathleti che possono parteciparvi solamente al termine di un duro cammino di qualificazione. Per confermarsi iridato Frodeno ha però dovuto vincere una dura concorrenza interna perché la gara hawaiana ha dimostrato come la Germania sia una spanna sopra tutte le altre nazioni, con ben 5 atleti fra i primi 7 e soprattutto il podio monopolizzato dai teutonici. Frodeno ha chiuso in 8h06’30” riuscendo ad avere la meglio solo nella parte finale della maratona su Sebastian Kienle, secondo a 3’32”, terzo Patrick Lange a 4’44”. Dietro da segnalare la splendida prestazione di Alessandro Degasperi, qualificatosi per la prima volta per la gara hawaiana e che grazie a un prodigioso recupero nella maratona ha conquistato la ventesima piazza in 8h36’58”. Purtroppo un altro atleta italiano è stato protagonista in negativo della trasferta, parliamo di Maurizio Carta che non ha potuto prendere il via a causa del rifiuto a sottoporsi ad un controllo antidoping a sorteggio. Carta era già stato squalificato per 2 anni dall’UCI per essere stato trovato positivo ad un controllo antidoping.
Conferma anche fra le donne dove il titolo è andato alla svizzera Daniela Ryf che in 8h46’46” ha stabilito il record della gara. Netta la sua superiorità scaturita già dalle prime frazioni di nuoto e ciclismo, tanto da chiudere con 23’44” sull’australiana Mirinda Carfrae e 24’46” sull’americana Heather Johnson. Prima italiana Federica De Nicola, 87esima in 10h37’56”