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Fun152 – Monster Pischina

di - 01/04/2013

Fun152_Monster_Pischina

TESTO E FOTO DI XRay team

Per questo numero lasciamo il consueto spazio di queste pagine normalmente dedicate allo spot guide by Funboard, al racconto di una giornata epica della scorsa estate in uno spot a cui noi siamo molto affezionati, Cala Pischina.

“Monster Pischina!”. Sono queste le prime parole uscite fuori dalla telefonata con Raimondo appena si è affrontato il discorso di un report di una giornata epica. Siamo a fine agosto, con l’estate che si avvicina ai suoi ultimi giorni e i costumi sono pronti a lasciar spazio a pantaloni lunghi e camicie. Raimondo Gasperini è in Sardegna per il suo consueto tour spot by spot, passando dalle uscite freestyle di Porto Pollo e Murta Maria, fino alla ricerca delle tanto amate onde. Ed ecco le onde. Grandi, potenti. Accompagnate da oltre trenta nodi di vento che hanno fatto desistere in molti, convinti si trattasse di una di quelle giornate dove il rischio è forse superiore alla voglia di entrare. Cala Pischina come quasi mai si era vista prima, con la misura che superava l’albero.
Nessuno in acqua ma l’adrenalina tra alcuni presenti inizia a salire. Tra questi, appunto, Raimondo Gasperini che convince ad entrare anche il forte freestyler Jacopo Testa. I due decidono di togliere gli indugi, in fretta armano le rispettive attrezzature e si precipitano in acqua. D’altronde per chi vive di adrenalina come due rider professionisti di quel livello, restare a guardare è una sconfitta.
E loro hanno deciso di affrontare la forza della natura, con coraggio e tanta voglia di divertirsi. “È stata una sfida”, dice Ray al telefono. “E noi l’abbiamo vinta. Un’uscita proibitiva, quasi impossibile. Quando le onde rompevano la mole di schiuma era impressionante, ti ci potevi perdere dentro solo a guardarla”. Con loro anche un amico storico di Raimondo, il romano Licinio Angelini, waver esperto del litorale laziale che ha seguito il suo “guru” in una di quelle giornate che non dimenticherà mai.
La direzione del vento non era pulitissima, un po’ troppo side on, il che rendeva la condizione ancora più estrema. “Ogni bottom veniva vissuto in apnea, non erano ammessi errori”, ha spiegato ancora il Ray nazionale, “in queste occasioni serve concentrazione massima, esperienza e un pizzico di follia. Solo con quella riesci a fare realmente la differenza”.
“Ho usato lo Starboard Quad 76 e la Severne Blade 4.7 cazzatissima – racconta Ray – forse sarebbe stato meglio usare la 4.2 ma per affrontare quei mostri è meglio essere un po’ soprainvelato, ti può salvare la vita!”.
“Sono queste le uscite che migliorano la tua autostima, che ti fanno crescere ed affrontare le tue prossime avventure con maggiore determinazione e sicurezza, pur sempre rispettando la forza della natura, del mare che ci ha regalato emozioni che rimarranno per sempre impresse nelle nostre menti”.
In questi casi solo le parole dei protagonisti riescono a trasmettere le sensazioni che una extreme session trasmette. Ma a volte anche queste non bastano. E oggi a parlare sono le immagini e a loro lasciamo il resto del nostro racconto.

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