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Giappone, la migliore meta per sciare freeride

di - 15/12/2017

Il tutto è regolamentato con la classica pignoleria giapponese. Se si vuole andare con le pelli, devi fare una sorta di checkin all’ufficio skipass e ripresentarti a fine giornata non oltre l’orario dichiarato per il check-out.

In attesa dell’arrivo della perturbazione ci addentriamo più volte nella zona backcountry. Non incontriamo nessuno. Una veloce risalita di 30 minuti, sperando sempre di non avere i rider che pesano la metà di te e che aprono sulla massima pendenza, e si è sugli spot. Nonostante la già abbondante neve presente, riusciamo a muoverci senza grandi problemi. Boschi aperti, pendenti il giusto, vergini. Strano come l’area, di facile accesso, non sia presa d’assalto dai turisti occidentali.

Arriva la perturbazione. E’ incredibile. Una massa di neve polverizzata che investe tutto. Non ci sono fiocchi grandi e abbondanti. Tutt’altro. Polvere. Una tempesta di polvere. Intensa, forte e asciutta. A differenza di come siamo abituati in Europa, in Giappone le nevicate migliori avvengono a parecchi gradi sotto zero. Il giorno successivo, data la copiosa nevicata, decidiamo di tornare in zona backcountry. Nella notte si sono posati al suolo dai 50 ai 60 cm di polvere.

Ci addentriamo nel bosco. Non velocissimi, ma comunque più di quanto si pensasse. La situazione è magica. Una realtà ovattata, una luce tenue buca i rami degli alberi. Il mezzo metro di neve posatasi nella notte ha coperto le tracce del giorno prima e ha reso tutto nuovamente vergine. Troviamo il pendio che ci piace. Luca e Richard salgono e scendono di continuo. Sembrano avere energia infinita. Ogni curva è uno sbuffo, una scia. Ogni cambio di direzione porta alla sparizione del rider. Richard a ogni curva sparisce dentro il manto nevoso, è molto difficile vederlo.

Abbiamo trovato la vera Japow. Come due sommergibili i ragazzi non mollano un istante. La nevicata è ripartita e una temperatura di -16°C ci rinfresca le idee. Saremmo andati avanti fino al tramonto se non avessimo iniziato ad avere problemi di attrezzatura. Le pelli dopo più risalite non rimanevano più incollate agli sci. E la mia camera e le mie lenti, comprese quelle di Zano, si sono letteralmente bloccate. Era il momento di rientrare.

Colmar