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Il mondiale della Keitany: fu vera gloria?

di - 27/04/2017

L’eccezionale domenica internazionale, con ben sette appuntamenti Iaaf Road Label oltre a svariate altre maratone di livello assoluto, è passata alla storia nel segno dell’impresa alla London Marathon di Mary Keitany, capace di strappare alla britannica Paula Radcliffe il record mondiale per sole donne. 2h17’01” è il nuovo limite assoluto e subito si è sviluppato il dibattito sul valore effettivo della prestazione della kenyana, se il suo è davvero da considerare un record del mondo. Bisogna infatti rammentare che la Iaaf ha qualche tempo fa disposto la differenziazione per le donne dei tempi ottenuti in gara non mista oppure correndo in mezzo agli uomini: qui la britannica ha ancora il miglior tempo assoluto, il 2h15’25” stabilito a Londra nel 2003. Il progresso della Keitany è stato di 17” e nella sua realizzazione deve sicuramente dire grazie al grande lavoro che gli organizzatori hanno messo in piedi nel reperimento di lepri d’eccezione. A trainarla è stata soprattutto la compagna d’allenamento Caroline Kipkirui che ha fatto subito vedere le intenzioni della connazionale con un miglio al ritmo di 4’37”. Al passaggio ai 10 km il tempo di 31’17” portava a una fantascientifica proiezione di poco superiore alle 2h10’ e quel che davvero fa pensare è che le altre non erano poi così lontane con un passaggio in 31’31”, tutte abbondantemente sotto il passaggio record della Radcliffe.

Al quinto miglio, con un ritmo costantemente sotto i 5 minuti, la Keitany aveva ancora il gruppo inseguitore a vista e questo l’ha spinta a rallentare solo poco, arrivando a un passaggio alla mezza in 1h06’54” che è largamente il più veloce di sempre (la Radcliffe nel 2003 passò in 1h08’02” producendosi poi in un negative split), a quel punto il gruppo inseguitore con le campionesse della pista Tirunesh Dibaba (Eth) e Vivian Cheruiyot (Ken) insieme alla campionessa uscente Aselefech Mergia (Eth) e alla viceiridata Helah Kiprop (Ken) erano a 59”. La Dibaba ammetterà poi che si attendeva un crollo della Keitany che di fatto non è mai arrivato. Dietro intanto la selezione era netta facendo vittime importanti come le etiopi Tigist Tufa e l’iridata Mare Dibaba, passate a oltre 3 minuti. La Keitany ha iniziato a rallentare dopo il 14° miglio, ma è sempre rimasta su ritmi straordinari, tra i 5’15” e i 5’18”. Ai 30 km il passaggio di 1h36’05” le vale la miglior prestazione mondiale e era ancora in vantaggio di 31” sulla Radcliffe del 2003. A quel punto però il confronto a distanza nel tempo è diventato favorevole alla britannica, che aveva accelerato mentre l’africana ha dovuto calare ancora leggermente, mentre da dietro la Dibaba iniziava la sua straordinaria progressione che al 35° km la portava a meno di un minuto dalla rivale. Chissà cosa avrebbe potuto fare se al 23° miglio non fosse stata costretta a uno stop per problemi di stomaco, una sosta brevissima ma che ha interrotto la sua azione di recupero. La Keitany, che viaggiava su 5’27”, ha prodotto un fantastico ultimo miglio in 4’56” agguantando così il record per sole donne che è anche il secondo tempo mai corso al femminile. Un risultato che per molti versi vale anche più di quello del 2003 proprio perché ottenuto senza accompagnamenti, possibilità di mischiarsi in mezzo agli uomini e quindi godere di maggiore protezione dall’aria, anche se come detto prima l’aiuto delle lepri è stato importante soprattutto nella prima parte. Eccezionale anche la prova della Dibaba, quasi una debuttante, che con 2h17’56” diventa la terza di sempre e abbassa di oltre un minuto il primato nazionale: “Sono contentissima, ma ora torno alla mia amata pista per i 10000 dei Mondiali di Londra, città che evidentemente mi porta bene”. Dietro i distacchi sono stati altissimi pur con tempi di grande valore come per la terza, la Mergia che a dispetto di crampi alle gambe ha chiuso in 2h23’08”, quarta la Cheruiyot, lei sì debuttante a tutti gli effetti, in 2h23’50”.

La Keitany al suo più grande successo (foto organizzatori)

La gara maschile è uscita naturalmente ridimensionata rispetto a quella delle colleghe anche se ha offerto molti spunti a cominciare dalla vittoria del kenyano Daniel Wanjiru, debuttante sulle strade londinesi e che quest’anno vantava solo un 12° posto alla mezza di Ras Al Khaimah, ma che conscio del suo grande talento era sicuro di poter vincere. Wanjiru è rimasto coperto nel gruppo passato alla mezza in 1h01’43”, poco dopo il grande etiope Kenenisa Bekele ha iniziato a perdere terreno e molti hanno pensato fosse fuori dai giochi. Al 30° km Bekele aveva 18” di ritardo su un gruppo di 5 uomini incluso Wanjiru che nel 21° miglio ha piazzato un parziale di 4’52” per andare in fuga, ma da dietro Bekele ha iniziato la sua rimonta, superando al 35° km il due volte iridato kenyano Abel Kirui e poco dopo il debuttante Bedan Karoki, arrivando a 14” dal leader che però non si è perso d’animo neanche quando il gap è diventato di soli 5”. L’ultimo miglio coperto in 4’27” ha garantito a Wanjiru il successo in 2h05’48” con l’etiope a 9” e uno splendido Karoki terzo in 2h07’41” a dispetto di un’evidente crisi negli ultimi 6 km che lascia intravedere grandi margini di miglioramento. Quarto Kirui in 2h07’45”. Sotto le 2h10’ anche il tanzaniano Alphonce Simbu (2h09’10”) e l’eritreo Ghirmay Ghebreselassie in 2h09’57”.

QUAGLIA, NON ERA MEGLIO FERMARSI?

Il weekend vedeva impegnate anche due primedonne della maratona. A Vienna Emma Quaglia ha chiuso settima la Vienna City Marathon in 2h34’33”, tempo condizionato in buona parte da pioggia e freddo che non sono propriamente gradite dalla ligure, che cercava un tempo valido per la selezione azzurra per i Mondiali. Passata a metà gara in 1h15’25” ha deciso di proseguire, guadagnando anche un paio di posizioni. All’arrivo ha affermato di pensare a un nuovo tentativo a breve, il che fa ritenere la scelta di proseguire forse non ideale viste le condizioni climatiche anche perché maggio, soprattutto all’estero, offre ancora occasioni utili per tentare. La gara è andata alla kenyana Nancy Kiprop in un notevole 2h24’20” davanti alla connazionale Rebecca Chesir a soli 5”, terza l’etiope Roza Dereje a 57”. In campo maschile podio tutto kenyano con Albert Korir primo in 2h08’40” davanti a Ishmael Bushendich a 2” e Ezekiel Omullo a 30”. Altra italiana in gara Claudia Pinna, che  nell’Haspa Marathon di Amburgo ha chiuso 16esima in 2h44’14”: prima la portoghese campionessa europea di mezza maratona Jessica Augusto in 2h25’30” davanti all’etiope Megertu Ifa a 4’18” e alla kenyana Viola Kibiwot a 5’04”. Fra gli uomini continua la maledizione dell’ex olimpionico e iridato ugandese Stephen Kiprotich, incapace di vincere una classica internazionale, questa volta beffato per soli 5” dall’etiope Tsegaye Mekonnen primo in 2h07’26”, terzo il kenyano Jacob Kendagor, partito come pacer, a 1’24”.

Albert Korir primo a Vienna (foto organizzatori)

UNA DOMENICA DA NON DIMENTICARE

Andiamo a riassumere quanto avvenuto nelle altre prove dello Iaaf Road Label: alla 40esima Rock’n’Roll Madrid Marathon prima piazza per l’etiope Bonsa Dida in 2h10’16” con ben 2’48” sull’etiope Belete Mekonnen e 2’51” sul kenyano Ronal Korir, ma il Kenya si è rifatto fra le donne con Elizabeth Rumokol prima in 2h33’55” davanti a Joan Kigen a 46”, terza l’etiope Bedatu Hirpa a 52”. Ben due le maratone polacche in concomitanza: la Orlen Warsaw Marathon ha premiato il kenyano Felix Kimutai, primo in 2h10’34” davanti al connazionale Alex Saekwo in 2h12’01” e al campione uscente, il polacco Artur Kozlowski in 2h12’38” con l’americano Jeffrey Eggleston, sono nono dopo 30 km e quarto alla fine in 2h14’00”. Fra le donne vittoria bielorussa con Nastassia Ivanova, prima in 2h28’44”, alle sue spalle la polacca Izabela Trzaskalska in 2h29’56” e la kenyana Viola Yator in 2h30’03”. Nella Lodz Marathon prima piazza per il kenyano Samson Barmao in 2h14’19” sull’etiope Asmare Workneh (2h15’08”) e il kenyano Jafred Kipchumba (2h16’29”). Fra le donne l’ha spuntata la nazionale algerina Kenza Dahmani con il suo personale di 2h33’21” davanti alle etiopi Amelework Fikadu a 1’04” e Tigist Bilto a 1’16”.

Bonda Dida primo a Madrid (foto organizzatori)

ALTRO RECORD PER LA JEPKOSGEI

In Asia tempo di mezze maratone e alla Gifu Seiryu Half Marathon in Giappone è arrivata una vittoria per la rientrante primatista mondiale Joyciline Jepkosgei, che ha confermato il suo grande stato di forma stracciando il record della gara portato a 1h07’44”, con alle sue spalle l’etiope Belaynesh Olijra seconda in 1h08’19”, anche lei sotto il vecchio primato e la giapponese Yuka Ando, già selezionata per i Mondiali di maratona, terza in 1h12’12”. In campo maschile successo per il kenyano da tempo residente in Giappone Alexander Mutiso, primo in 1h00’57”, stesso tempo del connazionale Macharia Ndirangu, terzo posto per Paul Kuira a 22”. Nella Yangzhou Jianzhen International Half Marathon in Cina, vittoria etiope con Mosinet Geremew vincitore per il terzo anno consecutivo, in 1h00’56” al termine di una strenua volata con il kenyano Leonard Kipkoech Langat, Abraham Cheroben del Bahrain e il kenyano Norbert Kigen, giunti nell’ordine alle sue spalle. Successo etiope anche fra le donne con Sutume Aefa prima in 1h10’30” davanti alla connazionale Ababel Yeshaneh a 8” e alla kirghisa Daria Maslova a 36”.

Geremew,per tre volte vincitore in Cina (foto organizzatori)