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Una magnifica nuova impresa sul Cerro Torre

di - 01/02/2022

Eccoci con il diario di bordo della magnifica impresa al Cerro Torre di Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella e del tragico incidente a Korra Pesce.

Martedì 25 gennaio

Sono le 11.30 e Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella sono in procinto di attaccare la parete Est del Cerro Torre, in Patagonia. Vogliono salire per la via aperta da Maestri ed Egger nel 1959, fino al nevaio triangolare. Da questo punto, proseguiranno con altri 5 tiri di placca, parecchio ingaggiosi, fino a giungere al cosiddetto “box degli inglesi”.

Originariamente un bivacco, ormai, ciò che resta del box sono solamente un ammasso di lamiere che non offrono alcun tipo di riparo. Ma i ragazzi sono organizzati e, grazie alla loro portaledge passeranno la notte sotto le stelle. Mentre scalano, 150 m più in là, scorgono Thomas Aguilo “Tomy” e Corrado Pesce “Korra” fissare le corde sui primi tiri della loro linea per poi fare ritorno alla loro tenda.

Mercoledì 26 gennaio

Giornata lunga e stancante. Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella salgono lungo tutto il “diedro degli inglesi”, dove corre il tentativo di Burke e Proctor del 1981. I tiri sono estremamente faticosi e difficili e la parete è strapiombante, non riescono neanche ad appoggiare i piedi in sosta perché non ci sono cenge. Monteranno la loro portaledge nel vuoto, al culmine del diedro. Durante la giornata intravedono Tomy e Korra salire lungo la loro linea del Cerro Torre e bivaccare su una piccola cengia all’altezza del box e circa 50 metri più a destra.

 

Cerro Torre

Giovedì 27 gennaio

Oggi è un grande giorno. Dopo essere usciti dal grande diedro e dopo aver percorso un corto traverso, i ragazzi raggiungono la parete Nord del Torre. Qui trovano una splendida sorpresa: gli amici Tomy e Korra! Mancano ancora 300 mt

di via e le due cordate decidono di unire le forze per la parte finale. Il più fresco, Korra, si mette in testa alla cordata e apre la via. Tomy ed il resto della cordata lo segue fino al raggiungimento della cima. Sono le 17 e Tomy e Korra conquistano la vetta del Cerro Torre, aprendo una via su una delle montagne più belle al mondo. Dopo mezzora, Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella li raggiungono, consci di aver aperto una delle vie più belle ed importanti della loro vita. Poco dopo una serie di congratulazioni, le cordate si dividono. Tomy e Korra avevano pianificato la discesa notturna (per ridurre al minimo il pericolo di crolli e scariche) lungo la parete Nord. Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella invece decidono di rispettare il loro piano e bivaccare in cima, scendendo l’indomani lungo lo spigolo Sud Est, la cosiddetta “via del compressore”.

 

Venerdì 28 gennaio

Tomy e Korra scendono al buio lungo la parete Nord e quando raggiungono il luogo dove avevano lasciato sacchi a pelo e materiale da bivacco decidono di riposarsi un paio di ore, prima di continuare la lunga discesa. In quelle due ore, mentre stavano riposando vengono travolti da un’enorme scarica di ghiaccio e sassi che ferisce gravemente Tomy e ancor più gravemente Korra, il quale rimane completamente paralizzato, impossibile a muoversi, per i traumi riportati.
La montagna è immensa e Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella dalla cima del Torre, dove stanno passando la notte, non si accorgono di nulla. La mattina danno inizio alla lunga discesa a corde doppie per la via del compressore. Dopo circa 30 corde doppie, alle 17 raggiungono, stremati, il ghiacciaio alla base del Cerro Torre.

In quel preciso momento, capiscono che è successo qualcosa. Incontrano sul ghiacciaio un team di alpinisti che gli comunica che nella notte è avvenuto un incidente a Tomy e Korra. Dalle informazioni a loro disposizione gli viene comunicato che Tomy è riuscito a scendere fino a circa 300 metri da terra, mentre Korra è ferito in maniera grave, non ha dato nessun segnale e non si hanno notizie certe sulla posizione in cui si trova.

 

Cerro Torre

 

Grazie al drone dei ragazzi, si riesce ad individuare la posizione precisa di Tomy, ma purtroppo non quella di  Korra. Iniziano quindi le operazioni di soccorso a Tomy circa alle 18 di sera. Conoscendo bene quella parete e pur essendo estremamente provato dalla salita, Della Bordella si mette al comando della cordata di soccorso. Insieme all’alpinista svizzero Roger Schali, al tedesco Thomas Huber e all’argentino Roberto Treu.

In circa 3 ore ripercorrono i 7 tiri della via appena aperta fino a nevaio triangolare, quindi con una traversata di 60 metri raggiungono Tomy. Dopo averlo messo in sicurezza per farlo scendere, accompagnato da Thomas Huber e Roberto, è già passata la mezzanotte. Si è alzato un vento fortissimo, la temperatura è precipitata.

 

Della Bordella e Roger rimangono soli sulla montagna con una sola corda a disposizione, dove cercano di chiamare o avere notizie su Korra, ma senza ricevere risposta alcuna. Tomy aveva comunicato che si trovava 300 metri sopra di lui e in condizioni estremamente gravi, tuttavia né tramite droni, né tramite i binocoli, nessuno durante la giornata è stato in grado di localizzarlo.

Roger e Della Bordella, rimangono fino alle 3 di notte al freddo e al vento sul nevaio triangolare in attesa di qualche risvolto positivo, che tuttavia non arriva. Quando, Della Bordella, allo stremo delle forze inizia ad avere alcuni svarioni, a non sentire più i piedi dal freddo e sentire una musica nella mia testa, capisce che è il momento di scendere. La decisione è amara, ma purtroppo sono già ben oltre i loro limiti fisici e psicologici, e capiscono che Korra resterà per sempre su quella montagna.

A posteriori verrà loro comunicato dall’equipe medica del soccorso che nelle condizioni di Korra, ogni speranza di trovarlo vivo sarebbe stata vana.

“Un enorme ringraziamento va a tutti gli alpinisti coinvolti nel soccorso, in particolare a Thomas Huber, che con la sua visione lucida è stato in grado di coordinare le operazioni in parete. Ed anche a tutte le persone che hanno partecipato nel soccorso a Tomy, per trasportarlo dai piedi della parete fino all’accampamento Nipo Nino.

E’ stato un lavoro di squadra incredibile con più di 40 persone coinvolte, sia argentine che di altre nazionalità, che per tutta la notte e a discapito di rischi personali, si sono mobilitate dal paese di El Chalten, stando per 40 ore di fila senza dormire, per portare Tomy in salvo. Una ennesima grandissima dimostrazione di solidarietà nel mondo alpinistico.” Queste sono le profonde parole di ringraziamento Della Bordella.

 

La via appena salita da Bacci, De Zaiacomo e Della Bordella, verrà chiamata “Brothers in arms” in onore di Matteo Bernasconi, Matteo Pasquetto, Korra Pesce e tutti i fratelli che sono mancati sulle montagne che tanto amano.