Pubblicità

Intervista a Wafaa Amer. L’arrampicata mi ha resa libera

di - 17/09/2024

Nata nel 1996 ad Aghur in Egitto si è trasferita a 9 anni in Italia, raggiungendo i suoi genitori. A 15 anni ha iniziato ad arrampicare dedicandosi alle competizioni indoor. A 18 anni ha lasciato casa trasferendosi a Finale dove ha iniziato a scalare su roccia. L’abbiamo incontrata a Rockspot, Milano.

L’intervista a Wafaa

Ciao Wafaa, hai iniziato ad arrampicare nelle palestre ma per una decina di anni hai vissuto a Finale Ligure scalando su roccia. Che ci fai qui a Rockspot?

Si per 8 anni ho vissuto a Finale Ligure e abitando lì, con la corda ho sempre arrampicato su roccia, mentre su plastica (indoor n.d.r.) facevo boulder. Ora che mi sono trasferita a Milano da un paio di mesi circa mi alleno sullo strapiombo di Rockspot, per migliorarmi ulteriormente.

Cosa fai nella vita?

Ora sto lavorando, perché vivere a Milano, dove sto ora, è parecchio costoso. Ho dovuto lasciare momentaneamente gli studi per mantenermi ma questo mi consente, grazie ad orari di lavoro definiti, di allenarmi con più costanza e disciplina rispetto all’ultimo anno circa.

Dalla falesia alla roccia, che effetto fa?

Beh fa una bella differenza, un tempo non mi piaceva arrampicare con la corda in artificiale ma ora lo apprezzo e trovo che sia molto allenante.

La tua storia, personale e di atleta, sembra aver viaggiato su binari paralleli, diretti entrambi verso la libertà.

La libertà di una donna che non accetta le regole imposte da una cultura e una religione e la libertà di un’atleta che vuole andare oltre i limiti delle competizioni indoor.

E’ una storia di emancipazione ed evoluzione, quanto in tuo carattere ha influito nell’arrampicata e quanto l’arrampicata ha plasmato il tuo carattere?

Voglio raccontarti questa cosa. Di recente ho letto uno studio sulle famiglie che le paragona ad una sorta di catena i cui anelli si ripetono gli uni uguali agli altri. Al tempo stesso nelle famiglie si possono replicare nel tempo: le passioni, le attitudini o i comportamenti dei padri rispetto ai figli. Questo fino a che, per qualsiasi motivo, la catena si interrompe e un figlio decide di prendere una strada diversa.

L’arrampicata è stato l’evento che ha fatto si che interrompessi la mia catena familiare, fermando il corso tipico di una famiglia araba musulmana, in cui i genitori crescono una figlia, la fanno sposare, ed essa genera a sua volta un figlio facendo ripartire il ciclo.

Io vengo da una famiglia egiziana musulmana e ho vissuto la mia infanzia in un villaggio vicino al Cairo. I miei genitori pur essendo entrami tradizionalisti hanno mentalità abbastanza differenti e mio padre è ancor meno permissivo di mia madre.

Iniziai a scalare con una mia amica di nascosto, perché mio padre non aveva dato il permesso affinché aderissi all’arrampicata come attività scolastica, sostitutiva alla ginnastica. Attraverso l’arrampicata cominciai quindi a vedere oltre quella mentalità tradizionalista che vede qualcosa di male in una donna che dopo gli allenamenti fa tardi mangiando una pizza con gli amici o che ha amicizie maschili. Nel mio villaggio mi era addirittura vietato parlare con i miei cugini maschi, per paura che ciò potesse avere degli sviluppi relazionali.

Ero ancora molto giovane all’epoca e l’arrampicata plasmò in me un modo nuovo di pensare e vedere le cose, qualcosa che mio padre, con una mentalità ormai consolidata, nonostante la giovane età (circa 40 anni n.d.r.), non poteva e non può capire.

Il mio carattere è sempre stato ribelle e per quanto sia consapevole di dovere la vita stessa ai miei genitori, reputo che non possano tenermi segregata come un animaletto e negarmi la libertà a cui ho diritto.

Wafaa Amer

Ci hai parlato dei limiti del modo di pensare dei tuoi familiari, dovuti ad una cultura tradizionalista. Cosa conservi di positivo dei valori di essa e come ti hanno aiutato (se ti hanno aiutato) ad essere ciò che sei oggi?

Sicuramente hanno spronato la mia vena grintosa ad affrontare le sfide e perseguire la mia libertà.

Nel finalese hai ripetuto famose vie di grado elevato: “Radical chic” (primo 8a a Montecucco), “Hyaena” (8b e seconda salita femminile).

Come scegli i tuoi obiettivi, una questione di grado, di estetica, di storia?

Mi sono sempre fatta questa domanda e penso che l’estetica abbia sempre avuto una grande influenza sulla scelta. Quando sono al cospetto di una via poi posso sentirne l’energia. E’ successo anche con “Radical Chic”, quando l’ho vista ho ben visto che era una parete liscia, e non avevo le capacità per scalarla, all’epoca facevo gare di boulder in artificiale. Però non mi sono persa d’animo e sono riuscita a fare tutti i movimenti tranne uno, che avrei perfezionato in seguito

Radical Chic” e Hyaena” sono due vie che fanno sognare, come potrebbe essere altrimenti?

Sei sponsorizzata La Sportiva e Petzl, questo vuol dire che sei un’atleta professionista e che vivi di arrampicata?

No, non gioco a calcio, non riesco a mantenermi con questo. Per quanto mi riguarda ho sempre dovuto lavorare, fin da quando mi sono trasferita a Finale, la mia famiglia non mi ha certo mantenuta. Ma per quanto sia stato e sia difficile conciliare le gare con il lavoro, quest’ultimo mi ha comunque insegnato ad essere autonoma e indipendente e a responsabilizzarmi.

Wafaa Amer

Ho letto che in Pakistan hai condotto un progetto sociale, mostrando alle tue coetanee il percorso che ti ha portata verso la libertà e l’autonomia, cosa senti di aver dato e di aver ricevuto da questa esperienza?

Si ho fatto parte di questo progetto. Un progetto sociale in cui mi ha coinvolto Tamara Lunger dopo aver sentito la mia storia. Quando ne avevamo parlato non credevo intendesse davvero realizzarlo con me, poi mi ha chiamata e siamo partite. E’ stata l’esperienza della mia vita, aiutare le donne e le bambine pakistane è stato un riscatto. Farle scalare, su plastica e su roccia, parlare con loro. Spero le abbia aiutate ad emanciparsi.

Edge o No-Edge? (riferito alle scarpette La Sportiva n.d.r.).

No edge

Calcare o granito?

Calcare

Spit o protezioni mobili?

Spit, ho provato le protezioni mobili in Valle dell’Orco ma mi hanno fatto abbastanza paura, almeno se tocca a me posizionarle. In caso contrario, mi fido di chi le ha messe.

Diplomato in Arti Grafiche, Laureato in Architettura con specializzazione in Design al Politecnico di Milano, un Master in Digital Marketing. Giornalista dal 2005 è direttore di 4Actionmedia dal 2015. Grande appassionato di sport e attività Outdoor, ha all'attivo alcune discese di sci ripido (50°) sul Monte Bianco e Monte Rosa, mezze maratone, alcune vie di alpinismo sulle alpi e surf in Indonesia.