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La distanza ideale per ogni trail runner

di - 28/07/2022

la distanza

Davide Grazielli, head coach di Destination Unknown e ultra runner, ci dà qualche utile consiglio per scegliere la distanza ideale da correre, in allenamento e in gara.

 

“Qual è la mia distanza?” 

In tanti anni di corsa e da allenatore, è stata una delle domande che mi sono sentito porre più volte! Come se esistesse una distanza cucita sulla persona. La verità è che potrei dire quale sia la distanza migliore per i miei atleti. Ma allo stesso modo, potrei poi contraddirmi. Vediamo allora qual è la strada migliore da percorrere. 

 

Sostenibilità dell’obiettivo

“Il primo ragionamento da fare è che bisogna essere onesti con se stessi e mettere chiaramente sul tavolo quali sono le nostre motivazioni e cosa ci piace fare davvero. Questo è il primo punto che ci deve guidare.”

 

Sky e Trail brevi

Mi emoziona la competizione, la performance pura? Sarà più facile trovarla in gare brevi di corsa in montagna, sky o trail brevi. L’adrenalina di partire sparati, di un passaggio tecnico o di giocarsi posizioni al traguardo, fa decisamente più parte di questo immaginario che del mondo ultra. Se, invece, la sfida è più con me stesso, se c’è più la curiosità di scoprire qualcosa, di imparare a gestire, allora è indubbio che le lunghe distanze offrono un terreno più consono.

 

La lunga distanza nell’immaginario collettivo

Negli ultimi anni si sono sviluppate due tendenze che vanno entrambe un po’ demistificate. Da una parte c’è l’immaginario delle ultra o delle gare endurance che si crea usando termini come “eroi”, “giganti”, “finisher” e ha spesso relegato le distanze più brevi un po’ nell’angolo. Che è paradossale, se si pensa che per essere finisher di un’ultra spesso basta essere dei buoni camminatori, mentre per mettersi davvero al limite su una gara di 20 km serve una preparazione molto più intensa e saper stare in una zona di sforzo decisamente meno confortevole. C’è stato un momento in cui tutte le gare si allungavano, i tempi si dilatavano, e fare una maratona in montagna era oramai il “corto”, una 100 km distanza fattibile anche tutti i mesi, e 100 miglia l’inizio del divertimento. 

 

Ogni distanza ha il suo fascino

Ma non è la direziona giusta: a volte fatico, ma ai miei atleti cerco di far passare il concetto che un trail di 20 km, un’ultra di 100 km o una gara di corsa in montagna storica da 12 km hanno tutti lo stesso valore se affrontati bene, con la voglia di mettersi in gioco. Anche un 10.000 su pista è emozionante, se vissuto in un certo modo. A volte più di una 100 km.

 

I passaggi per raggiungere la lunga distanza

L’altra tendenza, opposta se si vuole, è creare delle scale standard. Prima bisogna fare 20, poi 30, poi 40, poi 60, poi 80, poi solo dopo 100.  A volte c’è molto timore nell’approcciarsi alle lunghe distanze. Se da un lato apprezzo l’umiltà di non dover fare per forza subito certe esperienze, rimpiango un po’ i nostri vecchi tempi eroici in cui prendevamo tutto quello che veniva: si provava, e poi a posteriori si valutava se ci era piaciuto o meno. “Anche se avete poca esperienza di corsa, se una sfida vi attrae, vi dice qualcosa, non tiratevi indietro. La corsa è uno sport, si può riuscire, si può fallire, ma non cambierà la nostra vita.

 

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Soffrire o sorridere?

Anche qui bisogna smontare l’idea che si diventa grandi trailer solo soffrendo. A me piacerebbe vedere più gente che si avvicina al trail perché è divertente, non perché si soffre. È una narrativa stantia quella del dolore: ce lo scegliamo noi di andare a fare 100 km in montagna, e non dovremmo dimenticare mai che è un privilegio, non un supplizio.

 

Facciamo un po’ di chiarezza

Detto questo, ovvio che c’è qualche indicazione di massima che può valere. Al di là della vostra inclinazione personale, è assolutamente vero che ci sono persone portate all’endurance, e altre che magari sono capaci di stare a lungo nella zona di soglia. Alcune sono muscolari e gestiscono al meglio la salita, altre hanno sono capaci di reggere velocità sostenute in piano. Con un po’ di esperienza, non faticherete a vedere in quale gruppo state, ma tenete anche presente che si può lavorare su tutto, basta volerlo.

 

Gestione del tempo

Forse la vera discriminante sta spesso nel tempo che avete a disposizione. Si può ottimizzare tutto, ma è chiaro che per preparare gare da 20/30 ore occorre avere a disposizione tempo per andare ad adattarsi a certi processi. Se non ce l’avete, e non sopportate l’idea di partire sapendo di poter fare di più, allora vi consiglio di concentrarvi su prove più corte che possono essere preparate a modo anche con meno tempo, magari lavorando sulla qualità in maniera mirata e assidua.

 

Partiamo da qui

Come dicevo prima, non c’è una progressione ideale di distanze, ma è chiaro che, se parliamo di trail, 20 km con dislivello per la maggior parte della gente vuol già dire stare sulle gambe un bel po’. Come primo assaggio, potrebbe essere una distanza plausibile. Avvicinarsi ai 40/45 chilometri è sostanzialmente un buon modo per iniziare a capire se l’idea delle lunghe distanze vi piace, un buon secondo passo, se proprio volete allungare. 

 

Di corsa verso i fatidici 100K!

80/100 km sono ai miei occhi già una distanza in cui entrano in gioco meccanismi diversi. E’ un chilometraggio che non consiglio a nessuno come primo approccio (c’è chi l’ha fatto comunque, eh…). Qui la gestione alimentare e dell’idratazione, quella mentale dell’intensità di sforzo e quella fisica della fatica necessitano di esperienza. Però, nella mia testa, continuo a pensare che sia un chilometraggio che con pazienza tutti possono raggiungere. Potete provarlo e poi decidere se restare su quote più basse perché magari non vi diverte. Non fissatevi sul dover fare a tutti i costi una certa distanza per essere ultra: è ridicolo, e rischiate di trasformare una bellissima attività in un dovere. Fallimento totale. Oltre i 100, si va in un mondo diverso, perché l’approccio a gare in tripla cifra cambia radicalmente: ma prima di arrivarci avrete tempo per capire se vi intriga o meno.

 

Sappiate emozionarvi

Mi rendo conto di non avervi dato grandi strumenti per scegliere la distanza giusta, ma la verità è che quello che chiedo sempre ai miei atleti è che la loro scelta sia soprattutto emozionale. La gara che vogliono fare deve parlare loro, emozionarli, restare un pensiero fisso nel processo di avvicinamento, farli sognare. E non deve necessariamente essere una competizione famosa. A volte può pure non essere una gara, ma la voglia di concatenare le cime che vedi tutti i giorni dalla finestra della tua camera o di unire casa tua con quella del fidanzato/a. Ma deve scatenare qualcosa che ti accompagnerà durante tutto l’allenamento. Se sarà così, allora non sarà più un semplice training, bensì un processo che amerai al di là del risultato finale, che può venire o meno. E non potrai più fare a meno di quella sensazione, indipendentemente dalla distanza.

Di Davide Grazielli |  foto: courtesy SCARPA

Corro quanto basta, pedalo a giorni alterni, parlo troppo. Nelle pause mangio. Instancabile sostenitrice di quanto lo sport ti salvi. Sempre. Le mie giornate iniziano sempre così: un caffè al volo e il suono del GPS che segna l'inizio di un allenamento. Che corra, pedali o alzi della ghisa poco importa: l'importante è ritagliarmi un momento per me che mi faccia affrontare la giornata nel modo migliore.