Eccezionale edizione della Dubai Marathon quella disputata quando da noi era ancora notte, con gli atleti etiopi che hanno mandato un chiaro messaggio di battaglia in vista delle classiche primaverili e ancor più per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Per pochissimo non sono caduti i record della corsa, addirittura un solo secondo ha impedito al 23enne Tesfaye Abera di completare una magica giornata, prima della quale era solo uno dei tanti, il 17° fra i partecipanti in base al primato personale.
Per la prima parte di gara il ritmo tenuto dalla lepre kenyana Amos Kipruto è stato sostenutissimo, con un gruppo di 25 atleti con lui,passaggi ai 10 km in 29’14” e ai 15 in 43’50”, una ventina di secondi di vantaggio sulla tabella tenuta da Dennis Kimetto in occasione del primato a Berlino nel 2014. Alla mezza, passata in un eccezionale 1h01’36”, ancora 16 atleti in testa di cui ben 15 etiopi. La fatica inizia a farsi sentire, al 25° km (1h12’49”) il gruppo è ridotto a 11 atleti. Sisay Lemma, atleta conosciuto dalle nostre parti per la sua vittoria a Roma, dà un primo strattone, riducendo a 6 il gruppo di testa ai 30 km (1h27’20”), con Abera leggermente staccato. A quel punto il mondiale è ancora nel mirino, ma il ritmo inizia a calare. Davanti rimangono Lemma, Abera che si è ripreso, il campione uscente Lemi Berhanu e il suo predecessore Tsegaye Mekonnen. 1h42’27” il tempo al 35° km, dopo il quale Abera gioca le sue carte,ma il trio di rivali non cede ed è con lui al 40° km in 1h58’08”; allo scoccare delle due ore Berhanu attacca, solo Abera tiene, a 600 metri dal traguardo c’è ancora qualche metro a separarli, ma Abera lancia la volata lunga, passa Berhanu e va a vincere in 2h04’24”, frantumando il suo personale di quasi 5 minuti e mezzo e la miglior prestazione mondiale dell’anno. Berhanu chiude a 9” felice di aver comunque abbassato il suo personale, terzo è Mekonnen che torna ai livelli del primato mondiale junior in suo possesso finendo in 2h04’46” a 14” dal tempo di due anni fa. Bene anche Lemma, quarto con PB di 2h05’16” e Mule Wasihun, anche per lui PB al 5° posto in 2h05’44”. A interrompere la fila di etiopi (lo scorso anno erano stati 12 davanti a tutti) è il kenyano Samuel Kosgei Kiplimo, autore di una grande rimonta nel finale per chiudere settimo in 2h06’53”.
La gara femminile tecnicamente non è da meno, visti i tempi,ma qui gioca un ruolo fondamentale l’esperienza di Tirfi Tsegaye, già prima nel 2013 e vincitrice a Tokyo e Berlino nel 2014, che tiene fede al suo ruolo di favorita della vigilia scendendo sotto le 2h20’. La prova come quella maschile è subito molto veloce con 18 atlete insieme ai 10 km in 33’25”, ridotte a 12 ai 15 km (50’05”). Passaggio a metà gara in 1h10’17”, subito dopo la vittoria è affare etiope con sette atlete davanti, fra cui due debuttanti, Amane Beriso (vincitrice lo scorso anno della RomaOstia) e Sutume Asefa. Al 35° km la Beriso è l’unica a tenere la scia della Tsegaye, ma al 40° km questa è sola e va a vincere con un gran finale in 2h19’41”, abbassando il suo personale di 37” e finendo a 10” dal record della gara. La Beriso chiude seconda in 2h20’48”, quinto tempo di sempre per una debuttante, terza e Meselech Melkamu in 2h22’29” davanti all’altra debuttante Asefa (2h24’00”) e a Mulu Seboka, prima nel 2014, in 2h24’24”. Sesta la prima non etiope, ma solo per passaporto: Shitaye Eshete del Bahrain in 2h25’36”.
Gabriele Gentili