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Marathon du Mont Blanc, the story

di - 31/07/2025

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Marathon du Mont Blanc, un progetto ambizioso per Paolo Dellavesa e New Balance, un altro piccolo tassello portato a casa, che va ad arricchire il già nutrito palmarès del runner piemontese. Permettendoci anche in questa occasione di vivere una gara da protagonisti, respirando ogni centimetro di percorso con un pettorale attaccato alla maglietta.

Testo: Paolo Dellavesa | foto: organizzazione e Alice

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Paolo al traguardo della Marathon du Mont-Blanc, un altro tassello di ricordi nel suo palmarès.

“Allora… com’è andata?”

È proprio vero che realizzi la grandezza delle cose proprio quando sono finite. Una semplice domanda, ripetuta da praticamente chiunque abbia incontrato i giorni seguenti, che ha illuminato di luce vera il mito che si nasconde dietro alla Marathon du Mont-Blanc. Non che lo ignorassi, al contrario, ma non mi era mai capitato di percepire così tanto interesse. Morboso, non lo so, ma sicuramente molto bello e coinvolgente.

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Paolo in gara, concentrazione, focus mentale e tanti mesi di allenamenti che trovano il giusto coronamento.

Un progetto che mi inorgoglisce

Tutti vogliono sapere, facendomi inorgoglire per aver preso parte a una gara così importante, ma anche un po’ vergognare per aver saltato la severissima lotteria. Sedicimila richieste per poco più di duemila posti. Odio sentirmi privilegiato, ma l’opportunità che mi ha riservato New Balance quest’anno è stata incredibile, unica! Cerco di nascondere questo dettaglio e, con gli occhi scintillanti rispondo: “Andateci ragazzi, è una gara da fare una, macché, tutte le volte che potete nella vita”. Difficile trovare di meglio in giro per le Alpi, forse proprio perché, sotto sotto, le Alpi non sono l’unico motivo del successo di questo evento… ma ci arriveremo dopo.

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Paolo pochi minuti prima della partenza

Una gara che parte da lontano

La Marathon du Mont-Blanc, come avete forse già letto nello scorso numero, è una gara epica, nata a Chamonix nel 1979. In questi quasi cinquant’anni è stata teatro di alcuni dei momenti più alti della corsa in montagna di livello mondiale. La maratona esiste ormai dal 2003 ed è l’evento clou. Quella che vi sto per raccontare non è una noiosa analisi dei numeri di gara, di tempi e distacchi, perché per quelli vi rimando a vedere i passaggi pazzeschi, da vero extraterrestre, di Davide Magnini, vincitore della distanza di Maratona… roba hollywoodiana! Molto più semplicemente, le mie vogliono essere una manciata di righe, proprio quelle che state leggendo, che parlano di un ragazzo comune che corre nel gruppo. Magari nella parte un po’ più alta, ma pur sempre nel peloton, insieme a tanti altri runner che sono lì per coronare qualcosa di unico.

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Paolo a Chamonix nell’ultima sgambata pre-gara

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…

Quando cammini per le vie di Chamonix e hai la montagna nel cuore, il minimo che possa capitare è di sentirti come un bambino a Gardaland. Qui è tutto diverso, amplificato. Succede di andare dal fruttivendolo e quello davanti a te ha gli sci in spalla. Neanche il tempo di guardare le cime frastagliate e il tizio davanti a te, magari con ancora addosso l’imbrago, attende il suo turno per comprare quattro mele. Vi guardate e sorridete. È un parco giochi e siamo qua, tutti uniti dalla stessa passione che si realizza in modo personale. Come un modenese quando andava in pista a veder trionfare la Ferrari. Qui la montagna, più che in ogni altro posto che conosca, unisce e fa divertire tutti. Parapendio, alpinismo, sci, trekking, running, MTB, golf, aperitivi… non posso completare l’elenco, ma sappiate che è molto più lungo.

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“L’aria di Chamonix è solo a Chamonix”, come dargli torto?

Marathon du Mont Blanc, Il giorno prima

Il giorno pre-gara è per me sempre molto importante: gli ultimi ritocchi, la corsetta per far girare le gambe, tutto è finalizzato per poter arrivare fresco ai blocchi di partenza. Alimentazione, idratazione, gambe in alto. So esattamente cosa fare, ma so anche che non lo farò. Sbaglio, e sbaglio proprio come quel bambino capriccioso che non vuole obbedire e fa sempre di testa sua. Prendo la prima funivia libera che trovo e salgo in quota per fare il tifo ai passaggi della 23K, buttandomi al seguito dei runner che vedo transitare. La giornata è clamorosa e già caldissima, ma a me interessa solo fare il tifo. Cosa che di solito faccio unicamente quando passa il Giro d’Italia sotto casa. Comincio a prendere coscienza del perché questa gara sia speciale, la gente è in visibilio. E io con lei. Non mangio abbastanza, non bevo e sto in giro per le montagne tutto il giorno. Eppure, in hotel ci sarebbe la piscina ad attendermi, ma cosa mi sto perdendo? Niente, la forza che mi tiene lontano è troppa, gli atleti in gara hanno anche bisogno di me e io sono qui, puntuale, gridando alé alé e sbracciandomi in modalità tifo da stadio.

Il ritiro del pettorale

Dopo qualche ora, mi ritrovo con tanti altri runner a ritirare il pettorale e lì qualcosa cambia, capisco una volta per tutte che domani mattina sarà gara vera anche per me. Il ritiro del pettorale fa scattare in me quel senso di responsabilità che sembrava essere rimasto dall’altra parte del traforo del Monte Bianco, oltrepassato poche ore prima in macchina. Il controllo del materiale obbligatorio va a buon fine. Basta scherzare, l’ansia arriva insieme al tramonto, meraviglioso, direttamente sul Monte Bianco.

L’ultima notte

Prima di coricarmi, metto in ordine per l’ultima volta abbigliamento, scarpe e riserve alimentari. Tutto sembra essere ok. Se per i lunghi ho usato con grande soddisfazione la Hierro V9, mia fedele compagna per parecchie uscite degli ultimi due mesi, per la gara ho preparato le Supercomp Trail, più veloci e, secondo me, più adatte per una prova tutta tirata come la 42K.

Sto bene!

La sveglia suona prestissimo, mi alzo scalpitante, come se avessi dormito nove ore. In realtà sono poco più di cinque. La testa è carica, forse ancor più delle gambe, fuori c’è già luce e questo mi gasa. Chamonix è invasa di corridori, sono più di duemila, 2.300 per essere precisi. Nemmeno il tempo di pensarci troppo e siamo già partiti. Entro nella bolla e, senza accorgermi, la corrente del fiume umano mi trasporta fino ai piedi della prima salita; ci arriviamo a tutta (troppa) velocità dopo 13 km con poco più di 300 m di dislivello.

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…
L’attacco di una delle discese, momento sempre molto difficile per ogni atleta

Il tifo di Chamonix

Improvvisamente mi sento come un campione, non tanto per il passo, decisamente trascurabile rispetto a quelli forti che ho davanti, ma per ciò che sto vivendo. Le due ali di folla che urlano il mio nome stampato sul pettorale stanno per farmi vivere, a mia insaputa, una delle emozioni più forti mai provate finora nella mia vita sportiva. Gente che mi corre a fianco con la campana, chi mi passa l’acqua, chi mi incita con il megafono. Tutto questo per me, ma sarà così anche per quello dopo e per l’ultimo, forse ancora di più. A Chamonix il tifo non fa distinzioni, che tu sia primo o ultimo, la folla sarà sempre lì anche per te. Ognuno di loro, indistintamente, mi ha regalato un ricordo indelebile e sul momento anche mille metri di dislivello positivo “gratis”, grazie all’adrenalina che mi hanno fatto salire in modo quasi anestetizzato. Non c’è gel o integratore alimentare che possa essere paragonato al tifo della folla. Supero anche parecchia gente. Io, uomo di pianura. Bah, starò esagerando ma “#chissenefrega”, finché va, va! Voglio cavalcare le emozioni senza domande. Proprio come l’Io disobbediente di ieri, che mi ha fatto stare in giro per tutto il giorno a fare il tifo agli altri.

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…
In piena azione, in una giornata che si è rivelata molto calda

Discesa!

Inizia la discesa e le pietre mi fanno tornare sulla terra. Litigo con la mia tecnica che vorrei fosse migliore, con i bastoncini che non entrano nella faretra e anche con una volontaria che si rifiuta di riempirmi due flask. Capisco che mi dice “solo una” in francese. Le rispondo quasi in lingua madre con un altro genere di francesismi e torno a pensare solo alla corsa.

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…

Arriva il caldo

Sto abbastanza bene ma lungo la salita a La Flégère rivivo l’incubo del caldo, che già l’anno scorso a fine agosto aveva messo a dura prova la mia OCC, la 50k dell’UTMB. Provo a resistere quando vedo altri ragazzi immergersi sotto alle cascate che di tanto in tanto interrompono il sentiero. Mi illudo che io possa resistere di più. Non è così. Mi sciolgo poco dopo e le forze evaporano più velocemente del sudore. Spingo più con le braccia che con le gambe. Quando, quasi come la sveglia di qualche ora prima, una tifosa italiana mi versa un secchiello d’acqua gelida sulla testa. Saranno stati 10 litri! “Se non svengo mi ripiglio”, penso tra me e me. Mentre lei mi dice, con un tono che suona quasi come una minaccia: “Sei italiano! Porta in alto l’onore, che sei uno dei primi!!” (italiani eh, di francesi là davanti ce ne sono decine, ma questo non me lo dice…). Da lì allo scollinamento il mio unico pensiero è rinfrescarmi ogni qual volta è possibile, una sorta di palliativo. Ormai sono bollito.

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…
Il caldo di Chamonix, come detto, non si è fatto attendere e la corretta idratazione ha fatto la differenza.

La discesa verso Chamonix

La discesa finale mi prende a sberle a ogni tornante. Cado quasi senza forze in un punto in cui la pineta mi sembra morbida come un materasso. Mi trascino letteralmente fino in paese. Tocco l’asfalto e finalmente gli appoggi a terra non sono più un problema. La gente mi spinge, mi dà il cinque, mi acclama. Taglio il traguardo e mi sdraio, questa volta sì, posso rimanerci qualche minuto. Felice. Con le gambe che bruciano come se volessero esplodere. Potevo, volevo metterci meno. Ma in fondo è davvero così importante? Assolutamente no.

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…
Paolo verso il traguardo, zero calcoli, solo cuore e voglia di sentire le grida della folla di “Cham”.

Ho corso per loro!

Questa gara ha suscitato in me, mai così intensamente, una sensazione di felicità e gioia che ha messo in secondo piano l’agonismo. Non ho corso per me. Ho corso per loro. È forse proprio questo che è successo. A mente fredda realizzo. Ho dato tutto per quel bambino che mi ha sorriso dandomi il cinque, per quei tifosi che, anche solo per un secondo nella loro vita, mi hanno acclamato facendomi sentire forte. Importante. Facendomi sentire quel sottile, mai così reale, senso di responsabilità per tutti coloro che hanno creduto in me. Per Alice che mi aspettava con la campana comprata da un “Brocante” poco prima. A lei, come a tutti gli altri, lo dovevo, e non potevo mollare neanche un secondo. Se questo è solo il primo anno di New Balance qui alla Marathon du Mont-Blanc, credetemi, mettete il vostro nome nella prossima lotteria. Sarà indimenticabile.

L’aria di Chamonix è solo a Chamonix…
Traguardo, soddisfazione estrema in una giornata calda. Che gara, ragazzi!

La Gallery, tributo obbligato a Chamonix

Di seguito la gallery completa. Un posto come Chamonix merita davvero tutto questo. Paolo nel frattempo ha già recuperato tutte le energie ed è tornato a correre sui sentieri italiani. ci vediamo alla prossima Race experience!

Daniele Milano: spirito di montagna, anima sportiva. Nato in Valle d’Aosta circa cinquant’anni fa, Daniele cresce immerso nella natura e nello sport. Prima lo sci alpino, poi l’atletica leggera: il movimento è da sempre il suo linguaggio. Negli anni ’90, la svolta. Lo snowboard lo conquista completamente — non solo come rider, ma come narratore del mondo snow. Coordina Snowboarder Magazine, collabora con testate specializzate e guida la direzione di Onboard Magazine. Dal 2003 è anche una presenza fissa nell’evoluzione dell’Indianprk snowpark di Breuil-Cervinia. Tra penna, neve e sentieri. Maestro di snowboard e telemark, dal 2015 è il cuore editoriale di 4running magazine, dove racconta il trail, l’anima del running, il gesto sportivo come espressione di equilibrio. Correre è il suo modo di essere. Dai campi di atletica vicino casa ai boschi della Valle, per poi trasferirsi a Milano. Oggi vive tra città e montagna, ma è sempre fedele al suo credo: “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri.”